Qui gli uffici chiuderanno e le luci si spegneranno prima

Si va verso l'austerity, in Italia e in Europa i governi stanno cercando di correre ai ripari per frenare le conseguenze negative della crisi energetica

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Si va verso l’austerity, in Italia e in Europa i governi stanno cercando di correre ai ripari per frenare le conseguenze negative della crisi energetica: dallo smart working esteso per ridurre i costi di gestione degli uffici pubblici alle luci spente prima per consumare meno in città. Ma quali sono i piani del nostro Paese al riguardo? E cosa stanno facendo invece gli altri governi europei?

Austerity in Europa, i Paesi nella morsa della crisi

Secondo un recente studio pubblicato da Eurodad – european network on debt and development – ben 143 paesi, inclusi 94 paesi in via di sviluppo, stanno attuando politiche che minano la capacità dei governi di fornire istruzione, assistenza sanitaria, protezione sociale e altri servizi pubblici. Questo perché, come sostenuto nel report “End Austerity: A Global Report on Budget Cuts and Harmful Social Reforms in 2022-25”, l’85 per cento della popolazione mondiale vivrà nella morsa delle misure di austerità entro il 2023, ed è probabile che questa tendenza continui almeno fino al 2025, quando il 75 per cento della popolazione mondiale (129 paesi) potrebbe ancora vivere in queste condizioni. condizioni.

Per far fronte alla crisi energetica e alla carenza di risorse – che potrebbero generare shock anche nel settore sanitario, ambientale e finanziario – è probabile che i governi in Europa quindi decidano di attingere dai fondi pubblici, a discapito però di progetti e interventi che andrebbero ad aiutare l’istruzione, la ricerca, la cultura e anche diversi servizi pubblici (dalla sanità ai trasporti, ma non solo). Le misure di austerità infatti potrebbero includere il ridimensionamento dei programmi di protezione sociale per donne, bambini, anziani e altre persone vulnerabili, lasciando solo una piccola rete di sicurezza per una frazione di poveri e soggetti fragili.

È un pericolo, questo, che bisogna scongiurare, perché andrebbe a ripercuotersi con un effetto domino su altri settori. A confermarlo sono le ricerche: uno studio accademico pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, per esempio, ha rilevato che ci sono stati 334.327 decessi in più (rispetto al numero previsto) in Inghilterra, Galles e Scozia, che possono essere attribuiti ai tagli alla spesa destinata ai servizi pubblici, effettuati dal governo impegnato a perseguire politiche di austerità già prima della pandemia. Gli autori dello studio hanno infatti suggerito che i decessi in quantità maggiore, tra il 2012 e il 2019 – pre emergenza Covid – riflettono un aumento delle persone morte prematuramente dopo aver visto le proprie condizioni di vita peggiorare per il reddito ridotto, salute trascurata, cattiva alimentazione, alloggi dissestati e isolamento sociale.

Nel documento, a cui ha lavorato l’Università di Glasgow e il Glasgow Centre for Population Health, si sosteneva – già prima della crisi energetica – una “necessità chiara e urgente” di invertire tali politiche e implementare nuove strategie per proteggere i più vulnerabili nella società. La guerra in Ucraina e la conseguente inflazione, nonché il relativo aumento dei prezzi, hanno però cambiato le carte in tavola. Così in Europa, come in Italia, risparmiare è diventato l’obiettivo principale dei paesi.

Smart working nelle PA e luci spente prima: il piano dell’Italia contro la crisi energetica

Non solo a Milano (dove si parte con il piano razionamento annunciato dal sindaco), ma anche in diversi altri Comuni e regioni italiane le amministrazioni hanno annunciato interventi di austerity. Nello specifico, si parte dalla Pubblica Amministrazione.

Nel capoluogo, i dipendenti comunali lavoreranno da casa un giorno a settimana: così, con gli uffici chiusi 4 giorni in più al mese, si punta a ridurre i consumi. La regione Lazio, invece, sarà ridotta l’illuminazione negli edifici pubblici e le strutture non destinate all’accoglienza del pubblico chiuderanno prima (così dove non è necessario essere presenti per assicurare i cd. servizi essenziali la ci sarà meno spreco di luce e, quindi, di energia).

Palermo, invece, ha istituto una squadra di esperti per capire come muoversi, anche se è probabile che seguirà la linea di estendere lo smart working ai dipendenti pubblici e di spegnere prima le luci in tutti quei posti gestiti dal Comune dove è possibile farlo. Al lavoro su un piano di risparmio anche a Trento e Napoli. In Campania, nello specifico, si sta pensando di ridurre l’illuminazione negli edifici comunali e di riorganizzarli.

Non solo in Italia: come l’Europa sta rispondendo alla crisi energetica

L’Italia, in Europa, non è un caso isolato. Sono diversi, infatti, gli stati e i singoli Paesi che stanno mettendo in atto politiche volte a contrastare la crisi energetica. A Parigi la Torre Eiffel le luci si spegneranno in anticipo mentre circa 12.000 città in tutta la Francia hanno completamente o parzialmente spento l’illuminazione pubblica di notte. In Inghilterra, a Watford, le decorazioni di Natale rimarranno accese solo per un orario limitato (e minore rispetto agli altri anni). In Germania le città spegneranno le luci in strada prima (a Berlino, 200 monumenti, tra cui la Colonna della Vittoria e la Cattedrale di Berlino, rimarranno spenti quando il sole tramonta), mentre in Spagna le insegne dei negozi e i monumenti spegneranno o abbasseranno le luci già alle 22.

I paesi di tutta Europa si stanno quindi preparando per un inverno che sarà buio, in senso figurato e letterale. Secondo l’International Dark-Sky Association, un’organizzazione no-profit con sede negli Stati Uniti, circa un terzo di tutta l’illuminazione esterna accesa di notte non è in grado di apportare alcun beneficio e spegnere le luci pubbliche non necessarie farebbe risparmiare 3 miliardi di dollari (2,9 miliardi di euro) all’anno e contribuirebbe anche a ridurre l’inquinamento atmosferico e le emissioni nocive che contribuiscono al cambiamento climatico.

Quanto risparmiato, tramite il razionamento dell’illuminazione pubblica, si andrebbe ad aggiungere ai consumi ridotti tramite lo smart working. Solo in Italia gli uffici della Pubblica Amministrazione costano allo stato più di 100 miliardi l’anno. Anche solo un piccolo taglio di questa fetta, in un periodo di austerità come quello a cui andiamo incontro, è chiaro che potrebbe fare davvero la differenza.

La palla, comunque, passa ora al nuovo governo Meloni, che dovrà sicuramente trovare una quadra tra quanto promesso in campagna elettorale e le sfide che dovrà affrontare nei prossimi mesi per scongiurare ogni rischio di recessione.