Più soldi dall’Italia per il gas russo: l’aumento prima della guerra

Un incremento del 520 per cento di acquisti alla Russia a febbraio, un assegno più ricco per gas, petrolio e carbone

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nonostante la corsa ai ripari con gli accordi energetici siglati dal governo Draghi in questi giorni, la dipendenza dell’Europa e dell’Italia dal gas russo rimane decisiva per le sorti della guerra. E proprio agli albori dell’aggressione all’Ucraina il nostro Paese incrementava i versamenti a Mosca per l’acquisto di gas, petrolio e carbone. Lo rivelano i dati Istat appena aggiornati sui flussi di import ed export italiani, secondo i quali per le forniture di queste materie prime sono stati pagati alla Russia oltre tre miliardi e mezzo di euro nei primi due mesi dell’anno, due soltanto a febbraio.

Più soldi dall’Italia per il gas russo: i dati Istat

Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’Italia ha comprato dalla Russia materie prime energetiche per il 256% in più contro nemmeno un miliardo speso nel primo bimestre del 2021, e il +520% se si considera solo febbraio a fronte di 339 milioni nell’anno prima.

Dalle tabelle Istat non è ancora possibile dedurre quanta parte di questo incremento sia dipeso dalla variazione del prezzo e quanto da un effettivo aumento delle forniture.

Ma si può osservare come effettivamente a livello mondiale i costi medi unitari per l’energia siano cresciuti del 152% annuo, mentre i volumi solo del 20%.

In generale, da Mosca il nostro Paese ha importato lo scorso febbraio beni per 2,8 miliardi, tre quarti dei quali sotto la categoria “Prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere”, per una crescita del 252% rispetto allo stesso mese del 2021, la più alta tra tutti i partner commerciali dell’Italia.

Del resto il nostro Paese, come più volte ammesso dagli stessi capi di Stato, non è l’unico in Europa a trovarsi in un delicato equilibrio tra il sostegno alle sanzioni contro la Russia e la dipendenza dalle sue fonti energetiche.

Il quadro tracciato dai dati Eurostat riporta nel primo bimestre dell’anno un import europeo da Mosca raddoppiato rispetto al 2021, per circa 40 miliardi di euro, che alla fine dell’anno, secondo alcune stime, dovrebbero portare nelle casse del Cremlino quasi 296 miliardi di euro, oltre un terzo in più rispetto ai ricavi dell’anno scorso.

Più soldi dall’Italia per il gas russo: le alternative

Un flusso di denaro destinato a finanziare la guerra fino a quando i Paesi esportatori non decideranno di tagliare definitivamente il cordone energetico con Mosca. In questa direzione vanno gli accordi energetici che l’Italia sta sottoscrivendo con diversi Paesi africani.

Dopo il contratto con l’Algeria annunciato dal premier Draghi di 9 miliardi di metri cubi di gas in arrivo nel medio periodo, fino alle forniture a pieno regime nel 2023-24, il governo ha siglato intese con Congo e Angola.

I ministri Di Maio e Cingolani, accompagnati dall’Ad di Eni, Claudio Descalzi, hanno avuto oggi un colloquio con il Ministro congolese degli Affari Esteri, Jean-Claude Gakosso, sottoscrivendo una dichiarazione d’intenti insieme al Ministro congolese per gli idrocarburi Bruno Jean Richard Itoua.

Come reso noto dall’Eni l’accordo prevede “l’accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (Gnl) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno). L’export di Gnl permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese”.

Contestualmente è stata stretta un’intesa anche con l’Angola: “Abbiamo raggiunto un altro importante accordo con l’Angola per l’aumento delle forniture di gas. Si conferma l’impegno dell’Italia a differenziare le fonti di approvvigionamento: un’azione costante a difesa delle famiglie e delle imprese italiane”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.