Non si tratta di un allarme infondato o di un annuncio dai toni esagerati: purtroppo due eccellenze del Made in Italy, ovvero la mozzarella italiana e le burrate prodotte nel nostro Paese, rischiano davvero di sparire. A farsi portavoce di questa emergenza l’associazione Coldiretti, in rappresentanza dei produttori e dei caseifici, che ha esposto nero su bianco i dati che la confermano.
Perché la mozzarella italiana rischia di sparire
Il problema non è la qualità, né tanto meno la mancanza di materia prima. A mettere a rischio la produzione di mozzarelle e burrate in Italia (e in generale dei formaggi) è il caro energia. Secondo i dati riportati da Coldiretti, una stalla su dieci è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi (qui le previsioni per questo autunno). L’associazione parla addirittura di “crack degli allevamenti italiani”, a causa appunto dell’emergenza economica che sta mettendo a dura prova la stabilità della rete zootecnica nel Paese, importante non solo per l’economia nazionale ma anche da un punto di vista sociale e occupazionale in quanto migliaia di posti di lavoro sono a rischio.
“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – spiega infatti Coldiretti – spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.
Migliaia i posti di lavoro a rischio
Non solo rischia di sparire un prodotto che ha fatto da sempre da traino al Made in Italy che sta crescendo anche nel settore tecnologico ma – concentrandoci sul piano nazionale – il vero problema è che migliaia di persone resterebbero senza posto di lavoro, qualora più aziende dichiarassero fallimento per insostenibilità dei costi.
Da difendere, secondo la Coldiretti, c’è un sistema composto da 24 mila stalle da latte italiane che garantiscono una produzione di 12,7 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una catena produttiva lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 200.000 persone fra dipendenti diretti e a indotto, con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale.
“In pericolo c’è in Italia un patrimonio di formaggi unico al mondo che – si legge nell’appello lanciato dall’associazione – offre 55 prodotti a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea ma anche ben 524 specialità tradizionali censite dalle regioni diffuse lungo tutta la Penisola salvati dagli allevatori che ora rischiano di chiudere, dagli alpeggi alle pianure”. A queste problematiche, poi, si deve aggiungere che l’industria del finto Made in Italy sta prosperando grazie alle severe sanzioni imposte alla Russia dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti.
Inoltre, come spiegato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “La chiusura di un’azienda zootecnica significa anche che non riaprirà mai più, con la perdita degli animali e del loro patrimonio genetico custodito e valorizzato da generazioni di allevatori. Per questo è necessario intervenire subito per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. Pertanto, ha concluso lo stesso “occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.”