Pubblicato dal Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare il report aggiornato sulle giacenze olio d’oliva detenuto in Italia. I dati indicano che solo il 75,7% di olio extravergine è di origine italiana, con alcune regioni – come la Puglia – che detengono la maggior parte delle giacenze.
Nel dettaglio, vediamo cosa è emerso.
Indice
Solo il 75,7% di olio extravergine è di origine italiana: i dati del Report Frantoio Italia
Il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha pubblicato il report n. 1/2024 “Frantoio Italia”, contenente i dati – aggiornati al 31 dicembre 2023 e pubblicati a gennaio 2024 – relativi all’olio di oliva detenuto in Italia da soggetti obbligati alla tenuta del Registro telematico Oli.
Il documento è redatto sulla base dei dati contenuti nei registri telematici dell’olio (RTO) – che al 31 dicembre 2023 risultano pari a 22.648 – e fornisce un quadro chiaro e interessante sulla produzione e la giacenza degli oli in Italia. Nello specifico, da quello che è emerso, circa 236.602 tonnellate di olio risultano in giacenza, in aumento del 32,2% rispetto al 30 novembre scorso (178.960 t) ma inferiori (-23,9%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Lo stock di olio detenuto in Italia ammonta – al 31 dicembre 2023 – a 236.602 tonnellate, di cui il 74,4% è rappresentato da Olio Extra Vergine di Oliva (EVO). Tuttavia, nell’ambito dell’olio EVO, risulta che solo il 75,7% è di origine italiana (133.229 t), mentre il prodotto di origine EU rappresenta il 17,9%. Infine, solo l’1,1% delle giacenze è rappresentato dall’olio vergine di oliva.
Le regioni con più giacenze di olio
Dal report reso noto dal ministero risulta che il 56,9% della giacenza nazionale di olio di oliva è presente nelle regioni del Sud Italia, con il significativo contributo delle regioni Puglia e Calabria (40,6% e 10,3%, rispettivamente).
A livello provinciale, il 20,3% delle giacenze si trova nella provincia di Bari e il 10,4% nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
Su scala nazionale, le giacenze di olio sono inoltre distribuite secondo le seguenti percentuali:
- 57% al Sud;
- 26% nel Centro;
- 9% nelle Isole;
- 8% al Nord.
Come precisato, l’allocazione delle Regioni nelle aree geografiche segue lo schema ISTAT:
- l’area Nord comprende Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli – Venezia Giulia, Emilia – Romagna;
- l’area Centro comprende Toscana, Umbria, Marche, Lazio;
- l’area Sud comprende Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria;
- le Isole sono Sicilia e Sardegna.
Il report mostra inoltre le percentuali differenziate per regione, dai quali si evince che la distribuzione della giacenza di olio è la seguente:
- 40,6% in Puglia;
- 15,1% in Toscana;
- 10,3% in Calabria;
- 8,9% in Umbria;
- 8,2% in Sicilia;
- 4,6% in Liguria;
- 2,5% in Abruzzo;
- 2,3% in Campania;
- 7,4% altre regioni.
A livello regionale, le prime 4 Regioni (Puglia, Toscana, Calabria e Umbria) hanno quindi in giacenza il 75,0% dell’intera giacenza nazionale.
Le regioni con più giacenze di extravergine
Concentrandosi sulle regioni con più giacenze di olio extravergine di oliva, tuttavia, la classifica cambia – così come ovviamente le percentuali e le tonnellate di prodotto – vedendo primeggiare però ancora una volta la Puglia, seguita da Calabria, Toscana e Sicilia.
Nello specifico, dalla tabella che riporta i dati sulla distribuzione della giacenza olio per Regione e tipologia, quello che emerge è che:
- in Puglia risultano 1.636 tonnellate di olio extravergine su 96.165 tonnellate in totale di olio in giacenza;
- in Calabria risultano 514 tonnellate di olio extravergine su 24.402 tonnellate in totale di olio in giacenza;
- in Toscana risultano 169 tonnellate di olio extravergine su 35.839 tonnellate in totale di olio in giacenza;
- in Sicilia risultano 120 tonnellate di olio extravergine su 19.400 tonnellate in totale di olio in giacenza.
Di seguito la tabella con i dati di tutte le regioni:
Olio DOP e IGP
Nonostante il gran numero di Indicazioni Geografiche registrate (50), su un totale di 24,3 milioni di litri di olio IG in giacenza, in diminuzione rispetto al 31 dicembre 2022 (25,5 milioni di litri), le DOP Terra di Bari e Val di Mazara e le IGP Sicilia e Toscano rappresentano il 75,1% e le prime 20 denominazioni il 97,1% del totale delle IG in giacenza.
Nel complesso, l’olio a DOP/IGP in giacenza è pari al 9,4% del totale presente in Italia e costituisce il 12,7% dell’olio EVO stoccato.
Di seguito la tabella con i dati completi:
La giacenza totale di “olio extra vergine di oliva” e di “olio vergine di oliva” da agricoltura biologica risulta invece pari a 34.197 tonnellate (-17,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), di cui il 99,6% EVO, pari al 19,4% dell’EVO complessivamente detenuto in Italia. L’olio BIO è detenuto prevalentemente in Puglia, Sicilia, Calabria e Toscana.
In calo gli oli di origine italiana
Un dato interessante che emerge dal report Frantoio Italia è che le giacenze di olio al 31 dicembre 2023 risultano del 23,9% inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò è dovuto alla riduzione delle giacenze di tutte le categorie di olio e, in modo particolare, di olio EVO (-25,0%) e olio di sansa di oliva (-36,7%).
Nell’ambito dell’EVO, inoltre, è da segnalare il dato della quantità di prodotto di origine italiana che con 133.229 t risulta inferiore del 8,9% rispetto al 31 dicembre 2022, mentre una forte riduzione si osserva anche per le giacenze degli oli EVO di origine EU (-57,6%).
Emergenza clima e allarme prezzi
Avere un’analisi dettagliata di quello che è il mercato di produzione di olio in Italia, a partire anche dalle giacenze regionali, ci permette di avere prima di tutto un quadro chiaro e in ampia scala di quelli che sono i territori che si distinguono, ma – cosa più importante – ci consente di monitorare quelli che sono gli andamenti di un settore importantissimo per l’economia del nostro Paese, già messo a dura prova dall’emergenza climatica e dal fenomeno caro prezzi.
Secondo le ultime analisi di Coldiretti, per esempio, a causa della siccità e dei cambiamenti climatici l’Italia ha perso il 37% della produzione di olio d’oliva nel 2023, con un impatto pesante sulla disponibilità di prodotto e sui bilanci delle aziende, colpite dagli aumenti record dei costi di produzione.
Ad allarmare sono stati soprattutto gli effetti dei cambiamenti climatici, con la mancanza di pioggia e il freddo primaverile che hanno danneggiato la fioritura e l’allegagione (la trasformazione del fiore in frutto) con fenomeni di cascola. “Una situazione proseguita – spiega Coldiretti – anche nei mesi successivi dove la carenza idrica e le alte temperature estive hanno stressato le piante mentre in molti territori non si riusciva neppure a ricorrere alle irrigazioni di soccorso a causa della mancanza di invasi e dell’esaurimento dei pozzi. Senza dimenticare il fenomeno della xylella che purtroppo continua ad avanzare e che ha già ucciso più di 21 milioni di piante di ulivo”.
Con il crollo della produzione a livello internazionale, inoltre, si sono impennati a fine anno (con rincari di circa il 42%) i prezzi dell’olio extravergine di oliva che è il prodotto che ha fatto registrare il maggior incremento dei costi nel carrello della spesa delle famiglie e a tavola.
Questo, evidenzia Coldiretti, “espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzioni estere e alle speculazioni dei mercati internazionali. Quest’anno, infatti, la Spagna dovrebbe attestarsi a circa 765 mila tonnellate, del 34% inferiore alla media degli ultimi quattro anni”.
Per questa situazione internazionale, con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva, arrivato a livelli record, sembra destinato a salire ancora.