Nuovo codice appalti: cosa prevede e perché non piace

Pioggia di critiche da Antimafia e Anticorruzione per il nuovo codice appalti approvato in Cdm e che dovrà passare dalle mani del Parlamento

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

L’iniziativa più importante da 55 giorni a questa parte, ovvero da quando il Governo guidato da Giorgia Meloni ha giurato. È stato considerato così dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini il nuovo codice degli appalti, la misura che punta a velocizzare le procedure d’appalto. Ma nonostante la soddisfazione dell’esecutivo per l’approvazione in Consiglio dei ministri del provvedimento, che ora dovrà passare nelle mani del Parlamento, c’è chi non si accoda all’entusiasmo puntando anzi il dito contro la decisione presa dalle forze politiche.

Tra le novità più contestate del testo da sindacati e opposizioni, c’è quella dei cosiddetti “subappalti a cascata” previsti attraverso la previsione di criteri di valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante, da esercitarsi caso per caso.

Le critiche dell’Antimafia

Tra i primi a sollevare le sopracciglia per il codice appalti ci sono le associazioni antimafia che, secondo quanto riferito dalla Fillea Cgil è considerata quasi una “nefandezza con la quale assisteremo ad una frammentazione dei cicli produttivi, al massimo incentivo possibile al nanismo aziendale, alla nascita di imprese senza dipendenti”. Secondo l’associazione, infatti, aumenteranno zone grigie, infortuni, sfruttamento e rischi di infiltrazione criminale.

A fargli eco anche Libera, che tramite La Stampa ha sottolineato che nella voglia di fare presto i ministro hanno sentito una “cattiva consigliera” che rischierebbe di “alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori”. Nello specifico, secondo l’associazione, si allargherebbero le maglie e si allenterebbe i controlli, anche depotenziando le funzioni dell’Autorità Anticorruzione, col provvedimento considerato “una beffa di Natale”.

Dito puntato dall’Anticorruzione

A puntare il dito c’è anche l’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha pesantemente criticato la misura. Infatti, secondo quanto emerge, il testo metterebbe da parte la figura dell’Autorità sia nel penso che nel controllo sui conflitti di interesse. L’esempio fatto è quello del Rup, il responsabile unico del procedimento, ma anche per quanto riguarda le verifiche alle Soa, gli organismi che attestano il possesso, da parte delle imprese, dei requisiti economici e organizzativi per partecipare alle gare.

Un’altra misura criticata è quella della soppressione dell’elenco delle società in house gestite dall’Anac, che rende molto complicato capire se i servizi offerti da queste società potrebbero essere erogati in maniera più efficiente con gare aperte sul mercato.

Insomma una serie di punti che non sono graditi molto come il superbonus e i bonus edilizi.

Le novità del nuovo codice appalti

Tra i principi cardine alla base del nuovo codice degli appalti il Governo elenca in sintesi quello del “risultato: massima tempestività e miglior rapporto tra qualità e prezzo”, legalità, concorrenza e trasparenza, oltre al “principio della fiducia” nella pubblica amministrazione e negli operatori economici.

Il vero motore di riforma del sistema degli appalti è la digitalizzazione attraverso il ricorso a strumenti quali una banca dati nazionale dei contratti pubblici, un fascicolo virtuale dell’operatore economico, piattaforme di approvvigionamento digitale, procedure automatizzate del ciclo di vita dei contratti pubblici e digitalizzazione integrale per l’accesso civico.