L’Italia ha dovuto affrontare un’altra difficile stagione apistica nel 2022, con una produzione di miele nazionale di soli 23 milioni di chili, rispetto ai 30 milioni raggiunti nel 2010. La raccolta di miele è stata influenzata negativamente da una combinazione di fattori, su tutti la siccità e gli eventi meteorologici estremi, che l’anno scorso hanno causato oltre 6 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana. Questi terrificanti dati arrivano dall’analisi della Coldiretti presentata all’Apimell, la più importante mostra mercato internazionale del settore. Le previsioni per il 2023 sono allarmanti.
Quanto vale il settore del miele in Italia
In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea di 600 grammi e un terzo rispetto alla Germania. Tuttavia il nostro Paese vanta un’ampia biodiversità di miele, con più di 60 varietà, tra cui alcuni prodotti di origine protetta come il Miele della Lunigiana, il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.
Il settore apistico in Italia è composto da circa 50 mila operatori, che gestiscono circa 2,5 milioni di alveari e producono oltre il 20% di tutto il miele europeo. Il settore si trova oggi ad affrontare numerose sfide dovute alla riduzione della biodiversità e l’aumento dei costi di produzione, causati principalmente da fattori climatici e politici internazionali.
Perché siccità e guerra lo mettono a rischio
Sebbene la carenza di piogge abbia consentito una raccolta regolare da parte delle api, le alte temperature, la mancanza di acqua e le fioriture anticipate hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane, e a portare razioni di soccorso negli alveari già dai primi giorni di agosto.
I raccolti della prima parte della primavera e dell’estate hanno sofferto in particolare per le ondate di calore. Il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato, come spiegato qua, con la temperatura media superiore di quasi un grado, ovvero +0,98° C, e una flessione del 30% nelle precipitazioni rispetto alla media storica del periodo compreso tra il 1991 e il 2020.
I “pastori delle api” hanno poi dovuto fare fronte all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina, che hanno fatto aumentare il prezzo dei vari materiali necessari per la produzione di miele, dalle etichette ai cartoni, dal gasolio ai vasetti di vetro.
Come riconoscere il miele italiano ed europeo
Coldiretti ha anche lanciato ancora una volta l’allarme per l’arrivo sul mercato di mieli provenienti da altri Paesi. Le importazioni dall’estero sono cresciute del 18% nei primi undici mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. Percentuale che equivale a ben 24 milioni di chilogrammi.
Il consiglio per sostenere gli apicoltori italiani è quello di verificare attentamente l’origine del miele in etichetta o di rivolgersi direttamente ai produttori delle aziende agricole locali, agli agriturismi o ai mercati per evitare di portare in tavola prodotti che possono essere di bassa qualità.
Nelle etichette è obbligatoria la dicitura “miele italiano“, nel caso di un prodotto raccolto interamente sul territorio nazionale o “miscela di mieli originari della Ue” se proveniente da altri Paesi. In questo caso sulla confezione devono essere presenti anche i nomi degli stati di provenienza. Lo stesso avviene anche quando la dicitura è “miscela di mieli non originari della Ue”, in caso di prodotti extracomunitari e “miscela di mieli originari e non originari della UE”, in caso di mix.
Già lo scorso anno vi avevamo parlato, qua, dell’allarme per la mancanza di miele e la morte delle api in Italia. Per fare fronte all’emergenza stanno nascendo esperimenti di apicoltura urbana in tutta Italia, come vi abbiamo anticipato qua.