Il nuovo piano del governo: 3 aliquote Irpef, soglia POS più alta e taglio multe con il Fisco

Per quanto la Legge di bilancio sia stata grosso modo definita, sono ancora diverse le misure che potrebbero subire delle modifiche. Il piano del governo

Come potrebbe cambiare la Manovra 2023? Per quanto la Legge di bilancio sia stata grosso modo definita, sono ancora diverse le misure che potrebbe subire delle modifiche, anche importanti. Il ministero dell’Economia ha confermato i contenuti già approvati nel Cdm, ma nel frattempo hanno iniziato a circolare nuovi rumors che parlano di alcuni rilevanti stravolgimenti all’impianto originale inviato al Parlamento e all’Unione europea.

In un’intervista al Messaggero il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha annunciato che ci sarà una riforma molto più ampia, a partire dalla delega presentata dal governo Draghi, che però “necessita di diversi miglioramenti”.

L’obiettivo generale del governo è intervenire con aiuti “mirati e temporanei”, come ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (cosa ha detto Giorgetti e cosa significa lo abbiamo spiegato qui).

Come cambia l’Irpef: verso sistema a 3 aliquote

Uno dei primi punti su cui vuole intervenire il governo Meloni è l’Irpef. Con la riforma fiscale l’obiettivo è rivedere l’Irpef e i sistemi sanzionatori ponendo le basi per una semplificazione del rapporto fisco/contribuenti, “con questi ultimi costretti a fare i conti con 70 pagine di crediti d’imposta da gestire. Se semplifichiamo e come cinghia di trasmissione mettiamo i commercialisti, otterremo un grande risultato” ha sottolineato.

Leo ha spiegato che bisognerà andare verso un sistema a 3 aliquote. “Nel corso della legislatura vorremmo addolcire le aliquote, per poi andare a un meccanismo flat, che però rispetti la progressività con meccanismi di detrazioni e deduzioni, senza metterci in contrasto con la Carta Costituzionale”, spiega il viceministro.

Quali potrebbero essere queste 3 aliquote però ancora non si sa, Leo preferisce non sbilanciarsi. Alla domanda se saranno 23, 27 e 43, ha risposto che la situazione è in divenire. Se ne parlerà da febbraio, forse, ma intanto la linea progettuale sembra definirsi.

Come cambia l’Assegno unico

Intanto, nel 2023 cambierà l’Assegno unico. A partire dal nuovo anno per il primo figlio sotto 1 anno di età è previsto un contributo aggiuntivo del 50% rispetto all’Assegno unico universale.

Lo stesso incremento vale anche per i nuclei con almeno 3 figli ma entro i 3 anni d’età.

Come cambia l’ISEE e cos’è il Quoziente familiare

Non ci sarà più così il raddoppio da 100 a 200 euro mensile del contributo per le famiglie numerose. La vera novità riguarda l’inserimento di un tetto ISEE tra i requisiti, fino a 40mila euro per l’incremento del 50% dell’Assegno unico per le famiglie con 3 o più figli.

Inoltre, il governo sta studiando l’ipotesi di un Quoziente familiare che dia meno peso all’ISEE (di come cambierà l’Assegno unico e di come funziona il Quoziente familiare abbiamo parlato qui).

Secondo Leo l’ISEE “ha molti limiti”, proprio per questo dovrebbe essere sostituito dal “Quoziente familiare, che tiene conto del reddito del nucleo come sommatoria di tutti i redditi, applicando poi al denominatore dei coefficienti in base alla numerosità della famiglia.

Il Quoziente familiare è un sistema per tassare i cittadini tenendo conto del carico familiare e quindi dei figli. Però si tratta di un sistema piuttosto favorevole per i redditi alti, che oltretutto disincentiva il lavoro delle donne. “È un tema sul quale si potrà lavorare nella delega” dice il viceministro- La nuova delega fiscale potrebbe approdare in Parlamento verso metà febbraio, secondo quanto anticipato dallo stesso viceministro.

Come cambia l’obbligo di POS per i pagamenti

L’altra novità che potrebbe trovare spazio nella versione definitiva della Manovra riguarda i pagamenti con il POS. Per carte di credito e bancomat il governo vuole alzare ulteriormente il limite, raddoppiandolo e portandolo dagli attuali 30 euro fissati in bozza a ben 60 (qui come funzionerebbe con la prima ipotesi a 30 euro).

In pratica, commercianti, esercenti e ambulanti non sarebbero più obbligati ad accettare il POS e i pagamenti elettronici sotto i 60 euro.

Pace fiscale e detassazione per i lavoratori

Parla anche di pace fiscale Leo, chiarendo che, riguardo ai motivi che hanno portato il governo a decidere in questo senso, ci sono in primis le difficoltà in cui cittadini e imprese si trovano in questo momento, l’inflazione e tutto il resto.

A chi gli dice che l’Esecutivo sembra intenzionato ad avvantaggiare le partite Iva rispetto ai lavoratori dipendenti, con evidenti risparmi per le aziende, risponde che no, “non è vero che si vuole privilegiare il lavoro autonomo rispetto ai dipendenti”.

Sulla riduzione del carico fiscale la Manovra interviene su due comparti: per gli autonomi con l’innalzamento a 85mila euro del tetto della flat tax, nel rispetto delle direttive comunitarie; per i lavoratori dipendenti ci sono diverse misure: è stato elevato il tetto da 600 euro a 3mila euro della detassazione dei fringe benefit, è stata ridotta la tassazione dal 10 al 5% sui premi di produttività ed è stato rafforzato il taglio del cuneo contributivo sui redditi più bassi.

Quando l’opposizione interviene dicendo che in questa maniera sarebbero aiutate le fasce più alte della popolazione, il viceministro sottolinea che quando si parla di ricchi si allude a chi possiede dividendi e capital gain, cioè plusvalenze, “su cui pagano il 26%, immobili abitativi affittati su cui si versa il 21% della cedolare secca”.

Qui tutte le misure approvate nella Manovra da 35 mld.

Come cambiano le sanzioni con il Fisco

C’è infine, ha spiegato Leo, “il meccanismo sanzionatorio tributario”, che è “fuori linea rispetto ai nostri partner europei e agli altri Paesi.

Se un soggetto non ha dichiarato tutta l’imposta, paga una doppia sanzione, omesso versamento e dichiarazione infedele. Si arriva a cifre elevatissime che poi rendono difficile sanare i conti con il Fisco. Negli altri Paesi le sanzioni si attestano in media al 60% dell’imposta, noi arriviamo al 120% e in alcuni casi anche al 240%“.