L’inflazione sale ancora e raggiunge livelli mai visti: le città più care

I dati dell'Istat non sono positivi per le tasche delle famiglie italiane. Un rincaro così consistente non si veniva registrato da oltre 30 anni. Con marcate differenze regionali

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il caro vita non dà tregua agli italiani e raggiunge livelli che non si registravano da tempo. A maggio 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua. Il mese precedente l’incremento era stato del 6,0%.

Un’autentica stangata per le famiglie, che ora avranno ancora più difficoltà ad arrivare a fine mese. Secondo l’Istat, l’inflazione sale a un livello che non si registrava da novembre 1990. Una situazione senza dubbio aggravata dalla guerra russo-ucraina e dal conseguente aumento dei costi delle materie prime e dei costi di produzione, che fanno sentire i loro effetti sulla fase finale della commercializzazione.

Crescono i prezzi: quali beni aumentano

La forte crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa registra un preoccupante +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (quando la percentuale fu del +7,2%). Ad aumentare sono, ancora una volta, soprattutto i beni alimentari, per la cura della casa e della persona: si passa dal +5,7% di aprile al +6,7% del mese successivo.

Sempre più cari anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,8% a +6,7%) e il gruppo degli alimentari lavorati (+6,6% annuo). Per non parlare dei beni energetici, la cui crescita passa da +39,5% di aprile a +42,6%. In rialzo anche i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4% a +4,4%) e i servizi relativi ai trasporti (da +5,1% a +6,0%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera così da +2,4% a +3,2% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,9% a +3,6%.

Secondo Assoutenti, alcuni prezzi al dettaglio segnano incrementi annui compresi addirittura tra il +70% e il +100%. E a volte anche oltre, come nel caso dei biglietti aerei internazionali, aumentati del 103,3% su base annua. L’energia elettrica è salita invece del 73,5%.

La classifica delle città più care d’Italia

A stilare la classifica delle città più care d’Italia è l’Unione nazionale consumatori. La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 5,8% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1062 euro. La più colpita dall’inflazione è invece Bolzano, con un +9,1% che si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua (2.419 euro). Ecco come si posizionano le altre città, incasellate per variazione percentuale e incremento di spesa per una famiglia media:

  1. Bolzano
  2. Trento: +9% e +2.355 euro
  3. Bologna: +7,9% e +1.971 euro
  4. Brescia: +7,3% e +1.925 euro
  5. Verona: +8,1% e +1.885 euro
  6. Milano: +6,8% e +1.846 euro
  7. Palermo: +8,8% e +1.747 euro
  8. Catania: +8,8% e +1.747 euro

In fondo alla classifica troviamo invece:

  • Catanzaro: +6,2% e +1.158 euro
  • Ancona: +5,6% e +1.113 euro
  • Campobasso

Le differenze a livello regionale

Su base territoriale, la Regione che segna l’aumento di inflazione maggiore (+9%) è il Trentino, per un aggravio medio pari a 2.339 euro per famiglia su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 6,6% corrisponde a una netta impennata del costo della vita pari a 1.715 euro. Sul gradino più basso di questo amaro podio c’è l’Emilia-Romagna (+7%) con un rincaro annuo di 1.665 euro.

A trionfare nel novero delle Regioni più virtuose è invece il Molise (+5,8% e +1.062 euro), seguita al secondo posto dalla Puglia (+7,2% e +1.166 euro) e al terzo dal Marche (+6% e +1.170 euro).