Inflazione, a rischio la frutta al supermercato: aumenti record per le banane

Il carrello della spesa è sempre più caro per gli italiani. Gli aumenti colpiscono anche uno dei frutti più apprezzati: ne consumiamo circa 600mila tonnellate l'anno

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Che l’inflazione e l’aumento dei prezzi avessero raggiunto livelli record (ne abbiamo parlato qui), ormai insostenibili per molte famiglie, era chiaro da tempo. Il carrello della spesa diventa sempre più caro, soprattutto per quanto riguarda i beni alimentari, in particolare quelli freschi. Il pane ne è un esempio lampante, schizzato al prezzo record di 5 euro al chilo, ma anche la frutta diventa sempre più costosa. I rincari colpiscono in particolare uno dei frutti più acquistati e consumati dagli italiani: le banane.

Le banane costa di più: di quanto e perché

Secondo i dati diffusi da Fruitimprese, prezzo al dettaglio delle banane è aumentato in media del 20-30%. Una differenza che può sembrare minima per il piccolo consumatore, ma che rischia di mettere in ginocchio le aziende che in tutta Europa si occupano della coltivazione e della raccolta, per non parlare del trasporto (prezzi benzina e diesel di nuovo giù: dove conviene fare il pieno).

L’impennata delle spese per i produttori si inscrive nel generale aumento dei prezzi delle materie prime, aggravato dalla guerra in Ucraina. A pesare sono però anche i costi di imballaggio e soprattutto energetici. La banana è infatti uno dei frutti più “energivori”: per divenire commerciabili non necessitano solo di tempo e modalità di trasporto adeguati, ma anche di tanta energia, visto che la maturazione e la conservazione avvengono in celle refrigerate.

Richieste e soluzioni

Diverse associazioni del comparto agroalimentare hanno chiesto interventi da parte delle istituzioni per aiutare gli imprenditori a sostenere i costi di produzione. Un’idea iniziale per limitare i costi, secondo Fruitimprese, potrebbe essere quella di razionalizzare gli imballaggi, e cioè di ricorrere meno al preconfezionato.

Per Fruitimprese il settore necessita di una più stretta collaborazione tra gli operatori della filiera, per una corretta remunerazione di tutti i suoi partecipanti, dalla produzione alla distribuzione. Alle istituzioni gli operatori chiedono in particolare, oltre a una riduzione del prezzo dell’energia, un incentivo alla transizione ecologica verso sistemi di conservazione meno energivori, “con una conferma degli aiuti per gli investimenti di Industria 4.0 e l’apertura, anche per le imprese del commercio ortofrutticolo, della possibilità di attingere ai fondi del parco agrisolare“.

Le banane e gli italiani

Oltre che per il gusto, le banane sono tra i frutti più consumati dagli italiani anche per via della loro praticità e la loro “sbucciabilità”. Nel nostro Paese se ne consumano oltre 600mila tonnellate all’anno, con un quantitativo pro-capite di più di 10 chili. Parliamo di circa 60 frutti a testa nel giro di 12 mesi.

Gli altri aumenti

Stando ai dati di Coldiretti, le difficoltà delle aziende agricole sono marcate e profonde. Più di un terzo, il 34%, si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo a causa del caro bollette. Le statistiche sono impietose: un’azienda agricola su dieci ha dovuto chiudere i battenti. Tutto ciò ha prodotto effetti negativi anche sui consumatori, alle prese con aumenti generali nel banco dell’ortofrutta di circa il 62% rispetto al 2021, che diventano del 78% se si considerano le attività di orticoltura e florivivaismo.

Si parte dal grano, il più colpito dalla stangata con aumenti che si aggirano intorno all’80% rispetto all’anno precedente. Anche il latte non è da meno, con incrementi in media del 60% sempre su base annua. Seguono olio e olive (+54% sul 2021, con un litro di olio che arriva a costare anche 10 euro) e vino (+41%).