Inflazione, a rischio la frutta al supermercato: aumenti record per le banane

Il carrello della spesa è sempre più caro per gli italiani. Gli aumenti colpiscono anche uno dei frutti più apprezzati: ne consumiamo circa 600mila tonnellate l'anno

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Che l’inflazione e l’aumento dei prezzi avessero raggiunto livelli record, ormai insostenibili per molte famiglie, era chiaro da tempo. Il carrello della spesa diventa sempre più caro, soprattutto per quanto riguarda i beni alimentari, in particolare quelli freschi. Il pane ne è un esempio lampante, schizzato al prezzo record di 5 euro al chilo, ma anche la frutta diventa sempre più costosa. I rincari colpiscono in particolare uno dei frutti più acquistati e consumati dagli italiani: le banane.

Le banane costa di più: di quanto e perché

Secondo i dati diffusi da Fruitimprese, prezzo al dettaglio delle banane è aumentato in media del 20-30%. Una differenza che può sembrare minima per il piccolo consumatore, ma che rischia di mettere in ginocchio le aziende che in tutta Europa si occupano della coltivazione e della raccolta, per non parlare del trasporto, con prezzi di benzina e diesel sempre più cari.

L’impennata delle spese per i produttori si inscrive nel generale aumento dei prezzi delle materie prime, aggravato dalla guerra in Ucraina. A pesare sono però anche i costi di imballaggio e soprattutto energetici. La banana è infatti uno dei frutti più “energivori”: per divenire commerciabili non necessitano solo di tempo e modalità di trasporto adeguati, ma anche di tanta energia, visto che la maturazione e la conservazione avvengono in celle refrigerate.

Richieste e soluzioni

Diverse associazioni del comparto agroalimentare hanno chiesto al governo Draghi interventi da parte delle istituzioni per aiutare gli imprenditori a sostenere i costi di produzione. Un’idea iniziale per limitare i costi, secondo Fruitimprese, potrebbe essere quella di razionalizzare gli imballaggi, e cioè di ricorrere meno al preconfezionato.

Per Fruitimprese il settore necessita di una più stretta collaborazione tra gli operatori della filiera, per una corretta remunerazione di tutti i suoi partecipanti, dalla produzione alla distribuzione. Alle istituzioni gli operatori chiedono in particolare, oltre a una riduzione del prezzo dell’energia, un incentivo alla transizione ecologica verso sistemi di conservazione meno energivori, “con una conferma degli aiuti per gli investimenti di Industria 4.0 e l’apertura, anche per le imprese del commercio ortofrutticolo, della possibilità di attingere ai fondi del parco agrisolare“.

Le banane e gli italiani

Oltre che per il gusto, le banane sono tra i frutti più consumati dagli italiani anche per via della loro praticità e la loro “sbucciabilità”. Nel nostro Paese se ne consumano oltre 600mila tonnellate all’anno, con un quantitativo pro-capite di più di 10 chili. Parliamo di circa 60 frutti a testa nel giro di 12 mesi.

Gli altri aumenti

Stando ai dati di Coldiretti, le difficoltà delle aziende agricole sono marcate e profonde. Più di un terzo, il 34%, si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo a causa del caro bollette.

Le statistiche sono impietose: un’azienda agricola su dieci ha dovuto chiudere i battenti. Tutto ciò ha prodotto effetti negativi anche sui consumatori, alle prese con aumenti generali nel banco dell’ortofrutta di circa il 62% rispetto al 2021, che diventano del 78% se si considerano le attività di orticoltura e florivivaismo.

Si parte dal grano, il più colpito dalla stangata con aumenti che si aggirano intorno all’80% rispetto all’anno precedente. Anche il latte non è da meno, con incrementi in media del 60% sempre su base annua. Seguono olio e olive (+54% sul 2021, con un litro di olio che arriva a costare anche 10 euro) e vino (+41%).