Inflazione, la mappa delle città più colpite dal caro-vita

Un'analisi della Cgia di Mestre traccia la classifica dei centri e delle zone d'Italia dove il caro-prezzi si fa sentire di più

La morsa dell’inflazione è presente in tutta Italia, ma in alcune città il caro-vita si fa sentire di più nelle tasche dei cittadini. Secondo l’elaborazione dati dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) l’aumento costante dei prezzi si è tradotto in una stangata di almeno 92 miliardi di euro andati in fumo finora. In generale però a pagare il conto più salato sono i residenti nelle metropoli e nei centri più grandi.

Inflazione, le città più colpite dal caro-vita: la classifica

Secondo la mappa tracciata dalla Cgia di Mestre le province soggette in modo maggiore agli effetti del caro-prezzi sono quelle più popolate e con i livelli di ricchezza più elevati. 

A Roma, ad esempio, l’inflazione avrebbe “mangiato” 7,42 miliardi di euro in risparmi familiari, e a seguire la Capitale in graduatoria si piazza subito dietro Milano con 7,39 miliardi polverizzati, Torino 3,85, Napoli 3,33, Brescia 2,24 e Bologna 1,97 (qui abbiamo elencato le città dove la vita costa di più).

In fondo alla classifica delle province più colpite ci sono Enna, con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123 (qui avevamo parlato della classifica delle città dove conviene vivere sulla base dei livelli di inflazione).

Inflazione, le città più colpite dal caro-vita: l’analisi della Cgia di Mestre

Dallo studio emerge inoltre come anche l’amministrazione pubblica ha subito una crescita delle uscite, compensato per dall’incremento del prelievo fiscale: nei primi otto mesi del 2022 le entrate tributarie erariali sono aumentate di 40,69 miliardi, per effetto del “decreto Rilancio” e del “decreto Agosto”, e in particolar modo agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva.

Come avvalorato dall’allarme lanciato da Confidustria sulle previsioni dell’economia italiana, di cui abbiamo parlato qui, l’analisi della Cgia rileva un Pil diretto nel 2023 verso una fase di stagnazione e inoltre evidenzia come l’aumento dei tassi di interesse, operazione che consentirebbe di diminuire la massa monetaria in circolazione, potrebbe mettere a repentaglio lanostra stabilità finanziaria del Paese, avendo l’Italia un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo.

Per contrastare questo fenomeno, nella loro analisi gli esperti economici  suggeriscono tre versanti di intervento: “La drastica riduzione della spesa corrente e il taglio della pressione fiscale – si sottolinea -, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi.”

“Operazioni non facili da applicare almeno fino a quando non verrà rivisto il Patto di Stabilità a livello europeo. Infine dovremo assolutamente sterilizzare i rincari delle bollette di energia elettrica e gas – conclude l’associazione – che sono la causa di questo forte aumento dell’inflazione registrato in quest’ultimo anno”.