Giorgetti frena sulla flat tax: dove sono i soldi?

Il ministro dell’Economia è impegnato nella ricerca delle risorse per la legge di Bilancio: prima della tassa piatta c’è da contrastare il caro bollette

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Dopo le settimane di tensione che si sono registrate nella maggioranza a seguito del voto del 25 settembre, ora il governo guidato da Giorgia Meloni pare essere entrato in una fase di assestamento. Le difficili trattative per la spartizione dei ministeri sono alle spalle, questa settimana il nuovo esecutivo ha ricevuto la fiducia sia alla Camera che al Senato e la prima riunione della premier con i titolari dei dicasteri si è svolta in un clima tutto sommato sereno e conciliante.

La prima donna a ricoprire l’incarico di presidente del Consiglio nella storia della Repubblica italiana sa bene che ora non c’è più un minuto da perdere. Da giorni sta lavorando con tutte le sue forze per affrontare le sfide più urgenti che la situazione economica italiana le pone davanti. Non a caso la figura che più di tutte è in contatto con lei in queste ore è Giancarlo Giorgetti. L’esponente leghista è stato scelto per il ministero dell’Economia non solo per le competenze che gli vengono riconosciute, ma anche per le rassicurazioni che il suo profilo può garantire nei confronti delle istituzioni europee e degli investitori internazionali.

Giancarlo Giorgetti, il ministro scelto da Giorgia Meloni dopo il rifiuto di Fabio Panetta

L’ultima esperienza allo Sviluppo economico nel governo presieduto da Mario Draghi ha aumentato la credibilità e l’appeal del numero due del Carroccio. Nonostante questo, la sua nomina per lo scranno più alto di via XX Settembre è arrivata solo a seguito del rifiuto opposto da personalità di ben più alta caratura. Una fra tutte quella di Fabio Panetta, ex direttore della Banca d’Italia e attuale membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea. Dopo mesi di serrato corteggiamento, la leader di Fratelli d’Italia si è rassegnata a non averlo in squadra, arrivando alla conclusione che fosse meglio così, visto che la Bce non avrebbe concesso all’Italia un altro rappresentante.

Una volta capito l’andazzo, in via Bellerio (sede nazionale della Lega a Milano) hanno compreso fin da subito che quel posto sarebbe toccato a Giorgetti, che ha accettato ma sempre senza entusiasmo. L’ex numero uno del Mise sa bene che la prossima legge di Bilancio – che dev’essere approvata in entrambi i rami del Parlamento entro il 31 dicembre – imporrà al nuovo governo un ritmo serrato per reperire i fondi necessari a contrastare il caro bollette. Per questo l’esordio dell’esecutivo non potrà che prevedere un aumento del deficit, che nel 2023 passerà dal 3,9% del PIL (come ipotizzato dal suo predecessore Daniele Franco) al 4,5%.

Tra il caro energia e la legge di Bilancio, Giorgetti troverà i soldi per la flat tax?

Per Giorgia Meloni c’è un’urgente necessità di trovare nuove coperture per aiutare milioni di famiglie e migliaia di imprese a superare l’emergenza energetica. Questo comporterà, per forza di cose, un’inevitabile slittamento in avanti delle misure bandiera che la premier ha elencato durante la scorsa campagna elettorale. Uno dei temi su cui pare esserci unità d’intenti tra i partiti della maggioranza è l’allargamento della platea della flat tax, che oggi è già in vigore per i redditi sotto i 65 mila euro e che verrebbe estesa per tutti coloro che in un anno dichiarano fino a 100 mila euro.

Giorgetti sa bene che in questo momento non ci sono i soldi sufficienti. Tutto verrà posticipato alla prossima primavera, quando si avrà un quadro più chiaro anche sulle ricadute delle politiche europee in tema economico. Proprio in questi giorni infatti l’attuale presidentessa della Bce, Christine Lagarde, ha annunciato che non verranno più rinnovati gli acquisti dei titoli di Stato dei Paesi membri, quando arriveranno alla scadenza quelli già in bilancio. Per l’Italia si tratterà di un passaggio molto delicato. Di certo il supporto dell’Unione europea nei nostri confronti è destinato a calare: per l’estensione della flat tax si profilano tempi di attesa molto lunghi.