Il futuro dell’agricoltura è il sole. Detta così sembra una gran banalità, è vero, ma non si parla di “semplice” fotosintesi clorofilliana. Coltivare la terra comporta un grande dispendio di energia che, se si vuole centrare l’obiettivo di decarbonizzazione e neutralità climatica che l’Ue ci chiede, dovrà provenire da fonti rinnovabili.
In quest’ottica l’utilizzo del fotovoltaico per sfruttare l’energia solare per le coltivazioni si è rivelata una soluzione ottimale, con grandi e promettenti prospettive di efficacia e crescita (in Italia sono un milione gli occupati in agricoltura).
Agrofotovoltaico, cos’è e quanto migliora le coltivazioni
Il settore dell’agrofotovoltaico appare in continua espansione. Si tratta in sostanza di un sistema ibrido, che produce energia rinnovabile con i pannelli solari senza sottrarre terreni produttivi all’agricoltura e all’allevamento. Le due attività vengono così integrate, senza confliggere, incrementando al contempo l’efficienza d’utilizzo del suolo.
Accanto alla tecnologia standard – che prevede siti in cui sistemi fotovoltaici di ampia scala convivono con colture o attività agropastorali che non limitano l’impianto – si affianca anche una versione “aggiornata” dell’agrofotovoltaico. Si tratta di un modello molto meno diffuso, ma che promette una maggiore sostenibilità e che consiste nell’installazione di pannelli alti dai 3 ai 5 metri da terra.
In questo modo, affermano gli esperti, si otterrebbe un aumento fino al 60% della resa agricola e del peso medio dei frutti di alcune specie, oltre a un incremento del numero di frutti maturi fino al 30% rispetto alle aree di controllo senza impianti. Come osservato nella sperimentazione del grande progetto dimostrativo “Sustainable Solar Park”, in Grecia e Spagna, nelle aree agricole interessate si è anche creato un microclima che ha ridotto i consumi di acqua fino al 15-20%.
L’aspetto economico: costi e risorse
C’è ovviamente anche la questione dei costi economici. Questo tipo di impianti richiede un investimento di circa 800mila euro per megawatt installato. Considerando un tassello d’impianto di almeno 5 megawatt, si tratterebbe di una spesa fino al 50% superiore rispetto alle tecnologie più diffuse (Bonus fotovoltaico 2023: a chi spetta e come fare domanda).
A sostenere il fotovoltaico agricolo ci penserà però (anche) il PNRR, che per il settore ha stanziato risorse pari a complessivi 2,6 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi destinati a “parchi agrisolari”, la maggior parte di questi (1,1 miliardi) propriamente ad agrivoltaico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza parla espressamente di “implementazione di sistemi ibridi agricoltura – produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte”.
I progetti in Italia
La nuova “onda” dell’agrofotovoltaico ha già registrato alcuni accordi nel nostro Paese e il 2023 promette di diventare l’anno della grande “svolta”. A fine 2022 il Ministero dell’Ambiente ha dato parere positivo a un impianto agrivoltaico da 37,6 megawatt che Marco Polo Solar intende costruire nella provincia di Foggia. Come riporta Il Sole 24 Ore, entro marzo dovrebbe entrare invece in funzione il parco agrivoltaico da 9,7 megawatt di Renantis a Scicli (Ragusa). Gli esempi proseguono con i due impianti della Remtec nel Piacentino, oltre a quelli predisposti in Cina, Francia, Giappone e, nel corso di quest’anno, anche in Emilia-Romagna (su vigneto) e in Lombardia (su cereali e foraggi).
Sono poi oltre 70 progetti gli impianti agrivoltaici messi in cantiere da Enel Green Power in Italia, ai quali sarà affiancato entro giugno 2023 un progetto dedicato alla sperimentazione con colture che arricchiscono i territori e con insetti impollinatori.