Def 2024 approvato in Cdm: il Pil all’1% è sotto le attese e Giorgetti annuncia tagli

Il Def approvato dal Consiglio dei Ministri è meno ottimistico della Nadef dello scorso autunno: il Pil era stimato al +1,2% e il Debito era previsto in discesa

Pubblicato: 9 Aprile 2024 13:51

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il Def, Documento di economia e finanza. Il Pil del 2024 viene fissato al +1%. Ma contestualmente cresce anche il rapporto fra Debito e Pil, che viene stabilito al 137,8% per quest’anno per poi salire al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026.

Cos’è il Def

Il Def riporta le strategie di lungo periodo individuate dall’esecutivo in materia economica e finanziaria. Il Def delinea le previsioni economiche e di finanza pubblica per il triennio a venire. Si tratta, in sintesi, di una cornice che successivamente il governo in carica utilizzerà, attorno alla fine dell’anno in corso, per delineare con maggiore precisione le misure contenute nella Legge di Bilancio.

Pil in crescita (ma sotto le attese)

Il governo Meloni stima un Pil al +1% per l’anno in corso. Poi si prevede un +1,2% per il 2025 e in seguito una lieve flessione che porterà al +1,1% nel 2026 e al +0,9% nel 2027.

Vengono di fatto deluse le stime della Nadef che per il 2024 parlavano di un Pil al +1,2%.

Debito in salita, smentita la Nadef

Se lo scorso autunno la Nadef (la Nota di Aggiornamento del Documento di economia e finanza) indicava un Debito in fase discendente, il Def approvato il 9 aprile racconta il contrario. La Nadef mostrava un quadro programmatico in cui il Debito veniva stimato al 140,1% nel 2024, al 139,9% nel 2025 e al 139,6% nel 2026. Simile il punto di approdo del Debito, con uno scarto dello 0,2% fra le prime e le ultime stime per il 2026.

Indebitamento netto

L’indebitamento netto viene stimato al 4,3% del Pil quest’anno, e si ridurrà al 3,7% nel 2025, al 3% nel 2026 e al 2,2% nel 2027. Il dato del 2024 coincide con la stima programmatica della Nadef, ma si discosta lievemente dai numeri indicati per gli anni successivi: per il 2025 la Nadef parlava di un deficit al 3,6%, dato che nel 2026 calava ala 2,9%.

Giorgetti annuncia altri tagli

Commentando l’approvazione del Def, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato altri tagli: “Ovviamente al ministero stiamo pensando come si possa ulteriormente andare in direzione dei tagli di spesa. Non auspicavamo il disastro del Superbonus anche se credo di averlo evocato in questa sede diverse volte. Questo complica il quadro, onestamente”.

Attesa per il Piano fiscale strutturale di medio termine

Fonti di governo citate dall’Ansa spiegano che “sarà nel Piano fiscale-strutturale che il governo fornirà tutti gli elementi utili alla costruzione della nuova Manovra”. Il Piano fiscale strutturale di medio termine (previsto dalle nuove regole europee) “a regime dovrà essere presentato alle autorità europee entro il 30 aprile con una cadenza allineata alla durata della legislatura nazionale, che nel nostro ordinamento è fissata in 5 anni. Per l’anno in corso sarà applicato un regime transitorio, che prevede la presentazione del Piano alla Commissione europea entro il 20 settembre”.

“Nella fase attuale – prosegue la fonte – in cui mancano ancora le indicazioni operative su come dovrà essere impostato il Piano, è stata concordata a livello europeo la possibilità di sospendere le vecchie procedure per evitare di svuotare l’atto politico di contenuto”. Il processo si concluderà in tempo per la messa a punto della Legge di Bilancio per il 2025, viene assicurato.

Viene aggiunto che per quanto riguarda le previsioni sulla crescita economica nel Def, il governo Meloni intende fornire numeri “il più possibile realistici, non gonfiati né troppo impostati alla prudenza”, tenendo conto della situazione internazionale “volatile a causa dei conflitti in atto”. Dal documento emergerà anche “il pesante impatto del Superbonus” sui conti pubblici.