Crollano le Borse, in arrivo un’altra recessione?

Stiamo andando davvero incontro a una strada senza uscita? E quali sono i rischi per l'Europa e l'Italia di fronte a una possibile e imminente recessione?

Foto di Federica Petrucci

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Instabilità dei mercati finanziari, inflazione e il rischio concreto di recessione sono trai problemi più urgenti che attendono chiunque vinca le elezioni di domenica 25 settembre. A causa del caro prezzi e degli aumenti sempre più insostenibili delle bollette, molte imprese in Italia sono vicine al fallimento, altre hanno già chiuso e diverse hanno annunciato di aver in programma tagli del personale. Una crisi che si traduce quindi anche in perdita di posti di lavoro, rendendo sempre più precario il Paese.

Inflazione alle stelle: la situazione in Italia

Anche le aziende più longeve e di successo stanno risentendo di questa crisi in Italia. Basti pensare che, solo il settore siderurgico, per esempio, ha visto i suoi costi aumentare di dieci volte rispetto a un anno fa, secondo i dati della lobby dei produttori di acciaio Federacciai.

Tuttavia, come in gran parte dell’Europa, non sono solo i prezzi dell’energia a danneggiare le imprese e le famiglie in Italia. Il tasso di inflazione complessivo, esacerbato dalla guerra in Ucraina, ha raggiunto il 9,1% ad agosto, registrando il livello più alto da quando l’indice armonizzato con l’UE è stato lanciato nel 1997. Ma le nuove crisi energetiche e inflazionistiche si aggiungono di fatto a problemi già più che radicati in Italia, come la crescita debole, una produttività stagnante, l’enorme debito pubblico, la disoccupazione e un sistema che non sempre tutela giovani, donne e ceto medio.

Se i sondaggi d’opinione sono corretti (qui le ultime rivelazioni di voto prima della chiusura della campagna elettorale), toccherà a Giorgia Meloni sciogliere questi nodi. La leader di Fratelli d’Italia, che sembra destinata a diventare la prima donna premier in Italia, ha spiegato che spingerà l’Europa a fissare un tetto al gas importato dalla Russia (cosa che già Mario Draghi ha cercato invano di fare per mesi) e che taglierà anche le tasse con la promessa di essere “cauta” con le finanze pubbliche. Il manifesto di Fratelli d’Italia, come quelli di tutti i principali partiti italiani, offre però pochi dettagli su come saranno finanziate queste scelte politiche. Non è affatto chiaro, per esempio, se l’Italia sarà disposta a sottoporsi a un programma di aggiustamento imposto dall’esterno come contropartita per gli acquisti di obbligazioni della BCE. Per questo gli occhi dell’Europa sono tutti puntati sul BelPaese.

Perché l’Italia preoccupa l’Europa

Se nel 2010 una crisi del debito sovrano greco ha provocato onde d’urto nell’economia mondiale, quanto più lo farebbe oggi una crisi del debito sovrano italiano?

L’importanza dell’Italia nel quadro europeo è sistemica: non solo l’economia italiana da 2.000 miliardi di euro è dieci volte quella della Grecia, ma il suo mercato del debito sovrano di quasi 3.000 miliardi di euro è il terzo più grande al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone.

Fino a poco tempo fa i mercati non avevano sollevato seri dubbi sulla sostenibilità del debito italiano. Con tassi di interesse a livelli ultra bassi, i costi del servizio del debito dell’Italia non erano particolarmente elevati. Tuttavia, le principali vulnerabilità economiche emerse oggi preoccupano (circa il 150%, il rapporto debito pubblico/PIL è ora il più alto nella storia del paese e il secondo più alto nella zona euro, dopo la Grecia, mente il reddito pro capite è appena superiore a quello del 1999, quando è entrata nell’euro). Per questo motivo ora i mercati iniziano a mettere in discussione la sostenibilità. Lo spread tra i titoli di Stato a 10 anni emessi da Italia e Germania si è ampliato ai livelli più alti dall’inizio della pandemia.

Come se non bastasse, gli ultimi avvertimenti di Putin (qui per approfondire) non stanno migliorando la situazione. Il Presidente russo, dopo aver minacciato di ricorrere al nucleare, ha di nuovo discusso del taglio di tutte le forniture di energia all’Europa. E la decisione di chiudere le esportazioni russe di gas naturale, di fatto, potrebbe avviare l’Italia insieme al resto d’Europa davvero verso una preoccupante recessione.

Italia a rischio recessione, dalle pensioni alle tasse: i nodi da sciogliere dopo le elezioni

L’Italia dovrebbe inviare il progetto di bilancio a Bruxelles per l’approvazione entro metà ottobre, ma il ​​tempo necessario per formare un nuovo governo potrebbe comportare dei ritardi. Meloni, in testa per diventare il prossimo primo ministro italiano, prevede tagli fiscali multimiliardari nel bilancio 2023 per stimolare la crescita, ma saranno sostenibili? 

In un’intervista rilasciata a Reuters il 25 agosto, la leader Fdi ha affermato che rispetterà le regole di bilancio dell’Unione europea e non farà un buco nelle finanze del Paese. Tuttavia, con l’inflazione alle stelle e la conseguente crisi, la BCE ha effettuato due rialzi dei tassi di interesse già a luglio e settembre, promettendo ulteriori azioni e complicando gli sforzi dell’Italia di scongiurare una possibile recessione e ridurre il debito pubblico.

Le riforma delle pensioni è una delle principali questioni che il nuovo governo deve affrontare nel suo primo bilancio. Per evitare ritorno alla legge Fornero (qui le proposte dei partiti al voto) bisogna trovare una soluzione che permetta ai contribuenti di andare in pensione a 64 anni e, allo stesso tempo, adeguare gli assegni pensionistici alla varia dei prezzi al consumo (quest’anno anticipata a novembre). Gli interventi in agenda del prossimo governo si apriranno quindi con una probabile voce di spesa, che se sostenibile o meno scopriremo solo dopo.

In più, c’è la promessa di ridurre le tasse tramite uno scostamento di bilancio, per dare maggiore liquidità alle imprese e garantire la ripresa. A tal proposito, va ricordato che l’UE ha per ora sospeso le norme fiscali che impongono ai paesi membri di mantenere i disavanzi di bilancio al di sotto del 3% del PIL, sospensione che potrebbe essere estesa a causa dell’attuale crisi energetica. Di conseguenza, il prossimo governo non dovrà tagliare la spesa o aumentare le tasse immediatamente per far fronte a nuove spese (questo però vorrebbe dire creare un maggiore buco in bilancio e ulteriori debiti, che comunque andranno pagati).

Il problema è che il debito pubblico italiano, con il Fondo Monetario Internazionale, che prevede di chiudere l’anno al 148% del reddito nazionale, è vicino all’insostenibilità. E nessuno vuole che l’Italia vada in tilt e trascini al ribasso paesi come Francia e Spagna, che hanno anche alti livelli di debito sovrano.

In sostanza, se la Bce poi rifiutasse di acquistare il debito italiano e se il prossimo esecutivo non godrà più del sostegno di Bruxelles ci potrebbe scoppiare una crisi senza precedenti. C’è da dire che, anche con la destra al governo (vista la svolta moderata dei partiti nei confronti dell’UE) è molto più probabile che l’Italia scenda a compromessi per evitarlo. Ma se la crescita rimane bassa e i tassi di interesse aumentano, gli investitori saranno di nuovo nervosi.