Bancarotta per Silicon Valley: si sapeva tutto da un anno?

La banca centrale americana aveva inviato l'anno scorso un team di esperti alla Silicon Valley Bank, ed erano emersi segnali di una cattiva gestione dei rischi

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il crollo della Silicon Valley Bank sta minacciando un’intera generazione di start up del campo della tecnologia e mettendo a repentaglio i risparmi di chi ha deciso di investire nel futuro. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, però, il disastro sarebbe potuto essere evitato. O almeno era stato ampiamente previsto dalla Federal Reserve Bank, la banca centrale degli Stati Uniti. Più di un anno prima degli eventi che hanno fatto dichiarare bancarotta alla SVB, infatti, la Fed aveva inviato una squadra di ispettori di alto calibro per valutarne i bilanci. Il team di esperti evidenziò in quell’occasione un problema dietro l’altro.

La mala gestione rilevata dagli esperti della Fed

Al loro arrivo, i tecnici evidenziarono subito una serie di gravi problemi nelle operazioni e nei sistemi della banca della “Valle del Silicio” – come è stata rinominata per la presenta delle sedi delle Big Tech, tra cui Apple e Google, e per aver dato i natali ad alcune delle più promettenti aziende del futuro. E inviarono ai dirigenti una serie di avvertimenti formali per invitarli a risolvere le importanti questioni aperte.

In particolare la Silicon Valley Bank avrebbe dovuto iniziare a migliorare il modo in cui monitorava i rischi legati ai tassi di interesse, tra i principali problemi legati al suo improvviso tracollo di questo mese. La Fed promise all’epoca di supervisionare il modo in cui il gruppo finanziario SVB gestiva i conti e gli investimenti.

E dopo più di un anno, e il secondo più grande crac bancario nella storia degli Stati Uniti, sono in tanti a chiedersi se la Federal Reserve sia stata diligente nell’attuare i dovuti controlli, che avrebbero potuto mettere in salvo migliaia di posti di lavoro. Entro il 1° maggio, comunque, la banca centrale dovrebbe pubblicare i risultati del suo monitoraggio, e spiegare perché non sia intervenuta prima.

L’annuncio di Joe Biden sulla Silicon Valley Bank

Il presidente americano Joe Biden, in conferenza stampa alla Casa Bianca, ha dichiarato di essere fermamente impegnato a chiamare alla responsabilità chi ha permesso questo disastro perché “nessuno è al di sopra della legge”. Ha anche parlato dell’intervento del Congresso per legiferare in favore di una maggiore libertà da parte del governo federale statunitense per punire i colpevoli dei crac finanziari.

“Quando una banca fallisce a causa di cattiva gestione e l’assunzione di rischi eccessivi, dovrebbe essere più facile per le agenzie di controllo recuperare i compensi dei manager, imporre sanzioni civili e vietare nuovi incarichi nel sistema bancario”, ha sottolineato, annunciando dunque una linea dura contro gli ex dirigenti della Silicon Valley Bank e lamentando l’assenza di norme che permettano questa libertà di movimento all’amministrazione federale.

Spetterà dunque al Parlamento di Capitol Hill prevedere “punizioni più severe” per gli alti vertici bancari la cui “cattiva gestione ha contribuito al fallimento delle istituzioni finanziarie” che controllavano. Ha poi sottolineato che sarà fatto il possibile da Washington per garantire che il sistema bancario diventi più resiliente e per mettere in moto una macchina di stabilizzazione della situazione che non metta a rischio i soldi dei contribuenti americani.

Il crac della Silicon Valley Bank potrebbe portare l’Italia a rinegoziare il Meccanismo europeo di stabilità, come spiegato qua. In molti si attendono uno tsunami finanziario, come quello che innescò la crisi del 2008 e di cui abbiamo ripercorso le tappe qua. E in tanti si chiedono effettivamente cosa rischiamo in Italia per la bancarotta della SVB. Qua alcuni scenari.