Allarme povertà assoluta: le regioni messe meglio e peggio

L’ultimo report diffuso dalla Caritas evidenzia un grande squilibrio tra le diverse aree del Paese: confronto impietoso tra il Sud e il resto d’Italia

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

A distanza di otto mesi dall’insediamento del governo di centrodestra alla guida del Paese, sembra ancora molto difficile fare un primo bilancio sull’impatto che avranno le misure della squadra di Giorgia Meloni sulla vita dei cittadini. In particolare, le incognite maggiori riguardano il tema più scottante, ossia quello del lavoro: molte sono le modifiche apportate dal nuovo esecutivo alle leggi già esistenti, ma i risultati di questa fase di cambiamento non sono ancora pienamente riscontrabili a livello di numeri e dati.

Le poche certezze arrivano sul fronte dell’occupazione, che mai come in questi giorni sta facendo registrare un trend assai positivo rispetto all’andamento degli ultimi anni. In particolare, secondo l’ultimo report diffuso dall’Istat, nel mese di maggio il tasso di coloro che risultano attualmente attivi è salito al 61,1%, mentre le persone in cerca di lavoro sono diminuite dello 0,7% rispetto ad aprile 2023. In generale, il livello di disoccupazione è sceso al 7,8% (-0,1% se confrontato con quello di aprile) e quello giovanile al 20,4% (-1,4% rispetto al mese precedente).

Crescono gli occupati, ma aumentano le incertezze per il futuro del Paese: come cambia la povertà nelle varie zone d’Italia

Il risvolto della medaglia riguarda invece la situazione dei cittadini che si trovano in una condizione di povertà assoluta. Anche in questo caso a parlare sono le statistiche, che delineano un quadro poco rassicurante e lasciano intravedere un futuro assai incerto per moltissime famiglie del nostro Paese. Per inquadrare al meglio il tema ci viene in aiuto l’ultimo studio pubblicato dalla Caritas, che ha ricostruito la suddivisione degli individui in forte difficoltà economica tra le varie aree d’Italia.

Se, da una parte, non ci sono ancora dati aggregati ufficiali per fare un paragone con gli anni passati, dall’altra la mappa divulgata dall’ente certifica in maniera incontrastabile l’aggravarsi dello status patrimoniale della popolazione, con un accento particolarmente negativo sul Mezzogiorno. Infatti, se ancora nel 2022 la percentuale delle famiglie povere al Sud si aggirava attorno al 10%, oggi quel dato è salito a quota 13,2% (nel calcolo sono escluse la Sardegna e la Sicilia – che si fermano ad un 9,9% – e vengono considerate la Campania, la Calabria, il Molise, la Puglia e la Basilicata).

Da Nord a Sud, ecco i tassi di povertà assoluta nelle varie regioni italiane

La situazione migliora sensibilmente risalendo la penisola. Al Centro infatti – che nel report comprende i territori della Toscana, delle Marche, dell’Umbria, dell’Abruzzo e del Lazio – la povertà assoluta tra i contribuenti italiani è presente per un incoraggiante 7,3%. È questo (di gran lunga) il dato migliore della nazione, ancora migliore di quello riscontrato nelle aree produttive del Nord Italia.

Qui infatti la Caritas suddivide il settentrione tra Est e Ovest, ma in entrambi i casi la percentuale risulta maggiore rispetto al Centro. Infatti, nella zona che comprende il Veneto, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, i numeri parlano di un 8,6% di famiglie in situazione di povertà assoluta, mentre nelle restanti regioni più occidentali (che comprendono anche la virtuosissima via Emilia e il triangolo industriale tra Genova, Milano e Torino) si scende ad un 8% tondo.