A distanza di oltre 3 anni da quando la crisi pandemica da Covid-19 ha stravolto (e strappato) la vita di milioni di cittadini in tutto il mondo, il virus – e, come vedremo, le sue molteplici implicazioni a livello sociale ed economico – non smette di condizionare l’agenda politica dei Paesi più colpiti, in particolare quelli appartenenti al cosiddetto “Blocco occidentale”.
Governanti e istituzioni sono infatti ancora alle prese con la definizione degli incentivi da destinare alle categorie di cittadini più colpite dall’ondata epidemiologica, senza dimenticare che in Europa proprio l’emergenza sanitaria ha portato alla definizione del più grande piano di incentivi destinato agli Stati nazionale, quello che tutti noi oggi chiamiamo comunemente Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Come funzionano le truffe sugli Aiuti Covid e quali stratagemmi vengono applicati dai malviventi
Venendo all’analisi degli aiuti che i nostri esecutivi – prima quello giallorosso guidato da Giuseppe Conte, poi quello “dei migliori” presieduto da Mario Draghi, fino alla compagine di centrodestra capitanata da Giorgia Meloni – hanno destinato a famiglie e lavoratori nel corso di questo triennio, non vi è alcun dubbio che la mole più importante di finanziamenti sia stata stanziata attraverso due provvedimenti cardine degli ultimi mesi, prima tramite il cosiddetto decreto Ristori, poi con il conseguente e più strutturato decreto Aiuti (nelle sue diverse varianti bis, ter e quater).
Ebbene, solo nei primi mesi del 2023, sono state ben 3 le maxitruffe scoperte in altrettante località italiane che riguardano l’intestazione indebita dei soldi forniti dallo Stato per sopperire alle difficoltà che ancora oggi interessano imprenditori, commercianti e partite iva dopo il lunghissimo periodo di lockdown. Stiamo parlando di vere e proprie frodi messe in atto da malviventi e organizzazioni criminali nel tentativo di appropriarsi del denaro inviato dal governo pur non possedendo i requisiti necessari per beneficiarne. Questo lo scenario più frequente verificatosi nelle situazioni scoperte, anche se in alcuni casi i finti percettori riuscivano a risultare idonei tramite una rete di prestanome e profili fittizi.
Nuova frode sugli Aiuti Covid: l’ombra della mafia per ricevere i fondi dei ristori
L’ultimo caso in ordine cronologico è proprio delle ultime ore. Siamo a Modena, dove la Guardia di Finanza ha messo sotto sequestro l’intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) di un celebre bar e ristorante del centro cittadino. Sono 4 gli indagati finiti nel mirino della Direzione distrettuale antimafia (in quanto sembrano esserci possibili implicazioni con una cosca ‘ndranghetista calabrese insediatasi in Emilia) e nel registro degli indagati del Tribunale di Bologna.
L’accusa è quella di aver intascato una cifra attorno ai 50mila euro di ristori aziendali tramite una serie di intestazioni ingannevoli dell’attività. Ma c’è di più: il principale indagato – un uomo di 64 anni, originario di Gioia Tauro (in provincia di Reggio Calabria), ritenuto uno stretto collaboratore della cosca Piromalli, da sempre attiva nella cittadina calabrese – avrebbe utilizzato parte dei fondi ricevuti per l’acquisto e il noleggio di auto di lusso (tra cui due Maserati Ghibli) con canoni da 1.500 euro al mese. Dallo scorso 1° gennaio, due scenari simili erano stati scoperti anche a Padova e in alcune località della Brianza.