L’Italia sta anche prendendo misure più severe per regolare il mercato degli affitti brevi. Ieri sera, il dipartimento legale del Ministero del Turismo ha trasmesso alle associazioni che hanno partecipato alle discussioni dei mesi precedenti una nuova bozza di provvedimento finalizzato a limitare la crescita degli alloggi destinati agli affitti turistici brevi nelle città e nelle località più popolari. Questa azione segue l’esempio di New York, che ha introdotto restrizioni simili martedì scorso, ed è stata richiesta da diverse amministrazioni italiane, tra cui il sindaco di Milano, Beppe Sala.
Il testo del ddl
La nuova proposta di legge cambia radicalmente il suo scopo rispetto alla bozza iniziale di fine maggio. Mentre inizialmente mirava a contrastare il rischio di un turismo eccessivo rispetto alla capacità di accoglienza locale e a preservare la residenzialità dei centri storici, prevenendo il loro svuotamento, il nuovo testo si concentra sull’istituzione di norme uniformi a livello nazionale e sulla lotta contro l’abusivismo nel settore.
In questo modo, si esclude l’accusa di overtourism (turismo eccessivo) e di spopolamento dei centri storici, basandosi anche su dati che dimostrano la scarsità di immobili destinati a questo tipo di affitto (meno del 2% a livello nazionale) in confronto al vasto numero di immobili vuoti disponibili (circa 9,5 milioni, pari al 27% del totale delle proprietà immobiliari).
Nel nuovo testo, vi sono alcune modifiche significative. Ad esempio, le sanzioni sono state notevolmente aumentate, arrivando fino a 5.000 euro, come esempio per chi affitti una casa per una sola notte. Il codice identificativo nazionale (CIN), che ora sostituisce quello regionale, è ora legato all’immobile anziché al proprietario o al gestore, ma non specifica chi può richiederlo.
La raccolta di informazioni è centralizzata presso il Ministero del Turismo tramite una banca dati istituita nel 2019, che copre una vasta gamma di strutture turistiche. Le regioni continueranno a essere responsabili della concessione dei CIN, ma saranno i comuni a controllare l’adeguata applicazione delle norme su tutte le piattaforme e canali promozionali, inclusi gli annunci sui portoni degli edifici. Per quanto riguarda le sanzioni, chiunque non mostri il CIN in un annuncio potrebbe essere sanzionato con una multa da 500 a 5.000 euro e la rimozione immediata dell’annuncio. Non aver richiesto il CIN sarà punito con sanzioni fino a 8.000 euro.
Inoltre, si ribadisce che il soggiorno minimo non può essere inferiore a due notti nelle zone con valenze storiche, artistiche o ambientali particolari, inclusi gli immediati dintorni che sono considerati parte integrante per queste caratteristiche. Rispetto alla bozza precedente di maggio, non saranno più previste deroghe per famiglie numerose. Il limite di appartamenti in locazione breve, di proprietà della stessa persona, soggetti a tassazione tramite cedolare secca è stato ridotto da 4 a 2 su tutto il territorio nazionale. Infine, il governo ha accettato la richiesta di Federalberghi di applicare norme antincendio e dispositivi di rilevazione del monossido di carbonio alle case singole destinate all’affitto breve, portandole allo stesso livello degli alberghi, anche se questi requisiti non erano obbligatori per le abitazioni comuni secondo le normative regionali.
«Oggi abbiamo dato ai soggetti interessati il testo della nostra proposta normativa al fine di formulare soluzioni efficaci ed efficienti che possano essere altamente condivise’ – ha scritto il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, su Facebook –. Sono molti anni che si aspettava un intervento specifico sugli affitti brevi e mi sembra che nessuno, prima di noi, abbia mai voluto affrontare una questione riguardante un tema così complesso e spinoso. Abbiamo, invece affrontato la situazione degli affitti brevi in tempi non sospetti avviando, già mesi fa, tavoli di confronto con associazioni di categoria e degli inquilini, con le regioni ed i sindaci delle città metropolitane, per arrivare – ha concluso Santanchè – ad una proposta il più possibile condivisa».
Critiche dalle associazioni
Il ddl ha ricevuto plausi e critiche dalle associazioni di categoria. Federalberghi ha ringraziato il ministro per il suo impegno ma ha espresso alcune critiche sul contenuto della normativa, con il presidente Bernabò Bocca che afferma: “chi acquista due appartamenti e li può affittare nei week end non sta facendo un’integrazione del reddito familiare ma una vera attività commerciale, che deve essere tassata come quella di tutti gli altri imprenditori. Per noi è fondamentale che il limite (il cosiddetto minimum stay) salga a tre notti, oppure si deve fare il cambio di destinazione da abitativo a commerciale con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue”.
Estremamente insoddisfatta l’Aigab, l’associazione italiana gestori di affitti brevi: “Sono state accolte richieste del mondo alberghiero volte a introdurre limitazioni attraverso complessi adempimenti relativi agli immobili, incomprensibili restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento o rendere più complicata la vita del proprietario. Ogni proprietario in tutta Italia, che abbia più di due appartamenti messi a reddito con gli affitti brevi, sarà escluso dalla cedolare secca e costretto ad aprire partita Iva con l’obbligo di iscriversi al registro imprese e tenere la contabilità”
“Il pressing dei sindaci e l’iniziativa di Firenze stanno producendo i primi risultati. Nella bozza del ddl sugli affitti brevi che ci è stata inviata c’è a prima vista un primo passo avanti, il limite a due alloggi per il regime fiscale agevolato. Ma da solo serve a poco. Il limite dei due alloggi per essere efficace dovrebbe anzitutto valere in assoluto per ciascun proprietario persona fisica o giuridica sulla piattaforma on line”. Così il sindaco di Firenze, Dario Nardella, sulla bozza aggiornata del ddl sugli affitti brevi della ministra del Turismo, Daniela Santanchè.