Addio auto a benzina e diesel dal 2035: cosa succede ai vecchi veicoli

Via libera definitivo dell'Unione europea allo stop della produzione di auto e moto inquinanti a partire dal 2035. Cosa cambia: le nuove regole

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo un lungo tira e molla, è arrivato il via libera definitivo di Bruxelles alla messa al bando delle auto inquinanti a benzina e diesel. Il 14 febbraio il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva i nuovi obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri di nuova produzione.

Con 340 voti favorevoli, 279 voti contrari e 21 astensioni, i deputati hanno approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio sugli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 per nuove auto e nuovi furgoni, in linea con gli obiettivi climatici dell’UE, che sono tanto ambiziosi quanto improrogabili. Dopo il voto finale in Aula, ora la palla passa al Consiglio UE, che dovrà approvare formalmente il testo prima della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Auto, cosa prevede l’accordo Ue

“La normativa incentiva la produzione di veicoli a basse e a zero emissioni. Inoltre, contiene un’ambiziosa revisione degli obiettivi per il 2030 e l’obiettivo emissioni zero per il 2035, cruciale per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050″ spiega il relatore Jan Huitema.

Nelle intenzioni della Ue, questi obiettivi dovrebbero offrire “chiarezza” all’industria automobilistica e stimolare l’innovazione e gli investimenti dei costruttori. Inoltre, acquistare e guidare auto a emissioni zero dovrebbe diventare via via sempre meno oneroso per i consumatori e portare a un rapido sviluppo del mercato di seconda mano. “Guidare in modo sostenibile diventerà accessibile a tutti”.

Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, visto che il trasporto su strada rappresenta un quinto delle emissioni di CO2 dell’UE, Bruxelles sta adottando misure per ridurre le emissioni delle automobili.

Le reazioni del governo italiano

Durissima la reazione del governo italiano guidato da Giorgia Meloni. Il ministro dell’Industria Adolfo Urso avverte: “L’Italia è in ritardo sulla transizione nel settore auto e dobbiamo accelerare sugli investimenti, ma i tempi e i modi che l’Europa ci impone non coincidono con la realtà europea e soprattutto italiana. Non possiamo affrontare la realtà con una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee”.

Questa visione ideologica “mi sembra la stessa di qualche anno fa, quando si guardava alla Russia come unica fonte energetica per l’Europa. Rischiamo ora di passare dalla dipendenza energetica dalla Russia alla dipendenza tecnologica dalla Cina sulla filiera dell’elettrico”. Il ministro si chiede anche perché l’Europa non adotti “la neutralità tecnologica” e una tempistica che risponda più alla realtà e sia graduale, consentendo anche altre fonti come biocombustibili, biometano e idrogeno.

Gli obiettivi climatici dell’Europa da qui al 2050

Ma facciamo un passo indietro, per capire a come si è arrivati alla storica decisione di oggi. Il cosiddetto accordo di Parigi, adottato nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), è entrato in vigore il 4 novembre 2016. Le decisioni prese allora costituiscono un tassello storico per il nostro futuro: i Paesi firmatari hanno stabilito di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli interventi volti a limitare questo aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Questo impegno è stato poi rafforzato con l’adozione, nell’ambito dell’UNFCCC, del patto di Glasgow per il clima il 13 novembre 2021, in cui la conferenza delle parti ha riconosciuto che con un aumento della temperatura di 1,5 °C – invece che di 2 °C – gli effetti dei cambiamenti climatici saranno molto inferiori, e dunque ha deciso di proseguire la sua azione volta a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C.

L’impegno ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente e a conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi è al centro della comunicazione della Commissione dell’11 dicembre 2019 sul Green Deal europeo. Il Parlamento Ue, nella risoluzione del 15 gennaio 2020 sul Green Deal europeo, ha chiesto la necessaria transizione verso una società climaticamente neutra entro il 2050 e, nella sua risoluzione del 28 novembre 2019 sull’emergenza climatica e ambientale, ha dichiarato lo stato di emergenza.

L’obiettivo Ue, ora, è di realizzare l’azzeramento delle emissioni nette al più tardi entro il 2050 e l’obiettivo di conseguire successivamente emissioni negative. Per farlo, l’Unione si è data un altro obiettivo vincolante: ridurre nei suoi Paesi le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.

Tutti i settori dell’economia devono necessariamente contribuire a conseguire queste riduzioni delle emissioni, compreso il settore del trasporto su strada. Quello dei trasporti è l’unico settore in cui le emissioni sono in aumento dal 1990. Solo per dare un dato, le emissioni di C02 del trasporto su strada con veicoli leggeri e pesanti rappresentano oltre il 70 % del totale delle emissioni dei trasporti. Per conseguire la neutralità climatica occorre ridurre le emissioni prodotte dai trasporti del 90% entro il 2050.

Auto inquinanti, cosa succederà dopo il 2035

Il 14 luglio 2021, nell’ambito del pacchetto “Pronti per il 55%”, la Commissione Ue aveva presentato una proposta legislativa per il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle auto nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi.

Ma cosa prevede la nuova legge europea? Una grande rivoluzione: l’obbligo per le nuove auto di non produrre alcuna emissione di CO2 a partire dal 2035. L’obiettivo è la riduzione 100% delle emissioni di questi tipi di veicoli rispetto al 2021. Sono comunque stati fissati degli obiettivi intermedi: per il 2030 al 55% per le auto e al 50% per i furgoni.

Tradotto, significa che a partire dal 2035 tutte le nuove auto in arrivo sul mercato europeo devono essere a emissioni zero e non possono più emettere CO2. In questo modo si potrà garantire che entro il 2050 il settore dei trasporti possa diventare a emissioni zero.

Cosa succederà alle nostre auto a benzina o con motore a combustione che stiamo utilizzando oggi? Dovremo sostituirle o potranno continuare a essere guidate anche dopo il 2035? La risposta regala un po’ di serenità a tutti i cittadini, perché, se è vero che dobbiamo tutti fare il possibile per contrastare anche nel nostro piccolo il cambiamento climatico e vivere più green, è anche vero che questa straordinaria novità nel nostro stile di vita deve essere anche socialmente ed economicamente sostenibile.

Dopo il 2035 sarà possibile continuare a guidare una delle auto attualmente in circolazione. Le nuove regole non impongono che entro il 2035 tutte le auto in circolazione siano a emissioni zero: queste regole non riguardano le auto in circolazione.

E se acquistiamo una nuova auto adesso o tra qualche anno, ma comunque prima del 2035, potremo comunque continuare a guidarla fino alla fine del suo ciclo di vita. Tuttavia, considerato che la vita media di un’auto è di 15 anni, l’Europa ha ritenuto di fissare proprio al 2035 lo stop alle auto inquinanti per consentire che entro il 2050 tutte le auto diventino “pulite”, cioè neutrali dal punto di vista climatico.

A fronte di un anno passato nero per il mercato auto, anche elettrico, l’altra buona notizia è che sarà ancora possibile acquistare e vendere auto usate d’occasione a benzina o diesel e rifornirle di carburante dopo il 2035. Tuttavia, anticipa i funzionari Ue, il costo totale di proprietà – costo di carburante, manutenzione, acquisto e assicurazione – potrebbe aumentare.

Quali auto dovremo avere dopo il 2035: pro e contro

Ad oggi, nonostante diverse critiche, possiamo dire che probabilmente dovremo acquistare e guidare tutti auto elettriche a batterie, perché il costo di proprietà totale è inferiore rispetto alle attuali alternative presenti sul mercato.

È più redditizio utilizzare veicoli elettrici, poiché i prezzi dell’elettricità sono attualmente inferiori a quelli della benzina e richiedono meno manutenzione. Quindi, una volta acquistata, il costo totale di proprietà di un’auto a batteria è uguale o inferiore a quello di un’auto a benzina o diesel.

Tuttavia, al giorno d’oggi le auto elettriche sono costose. Le nuove normative dovrebbero incoraggiare una maggiore concorrenza e incoraggiare i produttori a investire nella ricerca e nell’innovazione dei veicoli elettrici, il che dovrebbe abbassare il prezzo di acquisto.

Un nodo da sciogliere sarà senz’altro quello relativo all mercato delle auto usate per i veicoli elettrici, che almeno per ora non si è ancora sviluppato.

Altra questione sul tavolo è quella relativa ai rifiuti prodotti delle batterie elettriche. “Questo problema sarà affrontato da altre normative, come la direttiva sulle energie rinnovabili e il nuovo regolamento sulle batterie, che garantiscono un processo di produzione delle batterie neutro sotto il profilo di CO2, ovvero senza effetti negativi sull’ambiente e che ricicliamo le batterie” spiega Bruxelles.

Ci sono abbastanza infrastruttura per le auto a zero emissioni di CO2? Sono solo per le persone che vivono in città? Domande che moltissimi italiani si fanno. Jan Huitema ha rassicurato che i produttori sono al lavoro per ottenere auto con un’autonomia in grado di andare oltre i 600 km. “L’efficienza sta migliorando, quindi le auto non devono essere ricaricate così spesso o possono essere ricaricate con una spina o una presa convenzionale a casa”.

Per quanto riguarda altre alternative sul mercato, spiegano i funzionari Ue, la produzione di idrogeno e combustibili verdi, a partire da elettricità e idrogeno e convertiti in benzina sintetica, è più costosa, perché richiede molta elettricità. Tuttavia, le batterie sono pesanti e questo significa che alcuni mezzi di trasporto non possono essere facilmente alimentati dalle batterie, quindi l’idrogeno o i combustibili verdi possono essere una buona soluzione alternativa per navi, aerei o veicoli pesanti.

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Come funzionerà il monitoraggio Ue

Ma le novità non finiscono qui. Entro il 2025, la Commissione Ue presenterà una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato dell’UE. A questa, se servirà, corrisponderanno nuove leggi.

A partire dalla fine del 2025, Bruxelles pubblicherà una relazione per valutare i progressi compiuti nell’ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.

Entro dicembre 2026, poi, la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia. Inoltre, presenterà una metodologia per l’adeguamento delle emissioni di CO2 specifiche per i costruttori.

Incentivi Ue per le auto green: quali sono

Dati gli obiettivi più rigorosi per l’intero parco auto dell’UE che saranno in vigore dal 2030 in poi, i costruttori dovranno immettere sul mercato dell’Unione un numero significativamente maggiore di veicoli a emissioni zero. Il meccanismo di incentivazione per i veicoli a basse e a zero emissioni dovrebbe quindi essere abrogato a partire dal 1° gennaio 2030.

Prima di questa data, invece, e per tutto il decennio in corso, il meccanismo di incentivazione per i veicoli a basse e a zero
emissioni continuerà a sostenere la diffusione di veicoli con emissioni da zero fino a 50 g CO2/km, compresi i veicoli elettrici a batteria, i veicoli elettrici a celle a combustibile che utilizzano l’idrogeno e i veicoli elettrici ibridi ricaricabili efficienti.

Per agevolare questa enorme rivoluzione, l’Ue ha previsto un’esenzione totale per chi produce meno di 1.000 nuovi veicoli l’anno.

I costruttori con un volume annuo di produzione limitato – da 1.000 a 10mila nuove auto o da 1.000 a 22mila nuovi furgoni – possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035.

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L’attuale meccanismo di incentivazione di veicoli a zero e a basse emissioni, cosiddetto ZLEV, sarà adattato per rispondere all’andamento previsto delle vendite: ci saranno obiettivi più bassi di riduzione per quei costruttori che vendono un maggior numero di veicoli con emissioni da zero a 50g CO2/km, come auto elettriche e veicoli elettrici ibridi efficienti.

Dal 2025 al 2029, il fattore di riferimento ZLEV è stato fissato al 25% per le vendite di nuove auto e al 17% per i nuovi furgoni. A partire dal 2030, come detto, questo incentivo sarà rimosso.

Innovazione tecnologica e sostenibile per l’automotive

Come chiarisce il Parlamento europeo, l’innovazione tecnologica è un prerequisito per la decarbonizzazione della mobilità nell’Unione e dovrebbe quindi essere sostenuta.

Ad oggi, a dire il vero, sono già disponibili importanti finanziamenti per l’innovazione nell’ecosistema della mobilità attraverso vari strumenti dell’Unione, in particolare il programma di ricerca e innovazione Orizzonte Europa, InvestEU, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, il Fondo per l’innovazione e il PNRR.

“L’Unione e gli Stati membri dovrebbero proseguire gli sforzi per sostenere gli investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innovazione nel settore automobilistico in Europa, anche attraverso iniziative che promuovano sinergie nel settore automobilistico, come l’Alleanza europea delle batterie”.

Ovvio che uno dei temi centrali è il mantenimento dei livelli occupazionali del settore automobilistico nell’Unione. Bruxelles dovrà necessariamente valutare l’impatto che questa transizione avrà sulle micro, piccole e medie imprese lungo la catena di approvvigionamento del settore automobilistico, e sulle regioni e comunità colpite con particolare durezza, che potrebbero
essere più vulnerabili a causa della presenza di un’industria automobilistica intensiva.