Dopo mesi di trattative e rinvii, l’Unione Europea potrebbe finalmente essere vicina ad un accordo fra i paesi per il tetto al prezzo del gas, ipotesi spinta a suo tempo dal governo Draghi e oggi parimenti sostenuta da Giorgia Meloni. Il presidente francese Emmanuel Macron ha spiegato giovedì notte che nell’ultimo Consiglio straordinario del 13 dicembre i ministri hanno trovato “un accordo al 90%” e che si sono “determinate le condizioni politiche affinché il 19 dicembre si possano fissare i grandi assi della politica energetica”, della quale fa parte integrante il price cap.
Problema 2023
Un accordo è fondamentale per contribuire ad evitare che nella prossima primavera, stagione in cui si dovranno riempire le scorte per l’inverno con “zero gas russo”, a differenza della primavera scorsa, i prezzi del metano tornino fuori controllo come nell’agosto scorso.
L’ostacolo degli interessi nazionali
Come spesso accade in seno all’Unione, a fare da ostacolo sono gli interessi nazionali. Germania e Olanda si sono fin qui opposte perché hanno la liquidità necessaria ad affrontare un rialzo dei prezzi, mentre un price cap potrebbe portare alla chiusura delle forniture da parte russa. Le differenze tra i Paesi dell’Ue nella politica energetica rimangono, com’è naturale per 27 Stati che hanno mix diversi, ma trattando si è arrivati a creare le “condizioni politiche” per un compromesso. Un accordo è probabile perché ormai una maggioranza qualificata sul price cap esiste. E anche se i leader in ottobre si erano accordati per procedere all’unanimità, un intesa tra i capi di Stato e di governo non cancella il diritto Ue. Pertanto, è sul tavolo la possibilità di arrivare ad un voto, che metterebbe Germania e Olanda in minoranza. Non capita spesso, ma capita.
La soglia del prezzo
Una fonte Ue dà per sicuro che lunedì si arriverà ad un’intesa. Sul tavolo resta tuttavia una questione non trascurabile, la soglia di prezzo oltre la quale non potrà salire il prezzo del derivato sul gas: al Consiglio Energia straordinario del 13 dicembre è rimasto tra parentesi quadre, con una forchetta piuttosto ampia, tra 160 e 220 euro. La linea di mezzo sarebbe 190 euro: si vedrà su quale quota convergeranno i ministri. I meccanismi in discussione, come il tetto al prezzo del gas, ha chiarito Macron al termine del Consiglio Europeo giovedì scorso, “non servono ad abbassare il prezzo medio del gas, ma a ridurre la volatilità dei prezzi”.
Strategia
Il tetto al prezzo non è la panacea che riporterà le bollette a livelli ragionevoli, ma fa parte di una strategia complessiva che ha come obiettivo ricondurre i prezzi dell’energia su una traiettoria discendente, dato che sono quelli che hanno fatto esplodere un’inflazione a due cifre nell’area euro, per combattere la quale la Bce sta alzando i tassi di interesse, a costo di mandare l’Eurozona in recessione. A delineare la strategia che verrà perseguita a livello Ue nei prossimi mesi è stato Macron, che l’ha spiegata con chiarezza e lucidità. E’ un processo in più tappe, del quale fa parte il price cap, che però da solo non risolverà tutto. A breve termine, ha detto, sono indispensabili “misure scudo”, in cui lo Stato “si assume una parte degli oneri”, come accade dall’inizio della guerra in Ucraina.
La seconda cosa è “acquistare sul mercato a prezzi meno cari”. E, per arrivarci, “il modo più sicuro è avere acquisti in comune e contratti a lungo termine”. Per gli acquisti congiunti, ha detto ancora, “abbiamo ottenuto l’accordo dei grandi acquirenti di gas”, che sono imprese e non Stati, che “saranno attorno al tavolo la settimana prossima a Bruxelles. Italia, Germania, Francia, Olanda e Belgio si sono messi d’accordo”. Poi bisognerà “trattare” con i fornitori, cioè “Norvegia, Qatar e Usa: noi faremo degli acquisti in gruppo, con dei contratti a medio-lungo termine. E non era l’uso fino a oggi”. Macron ha ricordato che la politica energetica degli ultimi decenni è stata ispirata da una logica liberista, basata principalmente su acquisti a breve.
Il piano B
L’obiettivo, ha continuato il presidente francese, è “tirare i prezzi del gas nel 2023 verso livelli più ragionevoli. Non ai prezzi di prima della crisi, questo non è possibile. Se il prezzo del gas calerà, anche quello dell’elettricità andrà verso il basso”. Se questa strategia dovesse fallire, c’è un piano B: “Prepariamo il meccanismo iberico“, vale a dire un tetto al prezzo del gas usato per produrre l’elettricità, come quello attuato da Spagna e Portogallo, “se dovesse servire, per evitare che i prezzi dell’elettricità tornino a salire”. Meccanismo iberico che non entusiasma diversi Paesi, tra cui l’Italia, ma che “è un ponte verso la riforma del mercato dell’elettricità”. Andrà fatto “prima di avere la riforma del mercato dell’elettricità, perché una volta che l’avremo fatta non avremo più bisogno del meccanismo iberico”.