Con l’obiettivo dichiarato di “proteggere le industrie strategiche americane” e contrastare i sussidi “sleali” di Pechino, gli Stati Uniti hanno annunciato un innalzamento dei dazi su specifici prodotti provenienti dalla Cina, per un valore di 18 miliardi di dollari (stime USA). Interessati dall’intervento della Casa Bianca sono soprattutto le auto elettriche (tariffa quadruplicata che arriva al 100 per cento), i pannelli solari e i semiconduttori (50 per cento), le batterie elettriche e i minerali critici che servono a produrle (crescita del 25 per cento), cosi come pure alcune importazioni di acciaio e alluminio.
Dazi degli Stati Uniti alla Cina
“I nuovi dazi proteggeranno i nostri lavoratori da pratiche commerciali sleali”, ha detto Joe Biden commentando le restrizioni varate il 14 maggio che dovrebbero entrare in vigore tra la fine del 2024 e il 2026. “Voglio una competizione equa, non voglio lo scontro”, ha aggiunto il presidente americano che, nel corso della sua amministrazione, ha investito miliardi di dollari in sussidi alla produzione delle auto elettriche che, tuttavia, accusa l’export cinese. Nel 2023, nei soli Stati Uniti, è stato pari a 427 miliardi di dollari.
Quadruplicati i dazi sulle auto elettriche cinesi
Come detto, i dazi statunitensi sulle auto elettriche cinesi sono stati quadruplicati, passando dall’attuale 27,5 per cento al 102,5 per cento. Stando ai dati della China Passenger Car Association, nel primo trimestre del 2024 la casa automobilistica cinese Geely ha esportato negli Stati Uniti 2.217 veicoli riportanti il proprio marchio, ma altre 60mila vetture prodotte in Cina sono state vendute negli Stati Uniti sotto il nome di un brand locale, specie nel caso Buick (General Motors). I nuovi dazi varati dal Joe Biden interessano anche le batterie agli ioni di litio necessarie per i veicoli elettrici. Queste, così come i loro componenti, saranno ora soggette a dazi del 25 per cento, contro il 7,5 per cento attuale. Lo stesso trattamento è previsto per le batterie al litio delle auto elettriche dal 2026.
Gli altri dazi degli Stati Uniti alla Cina
La nuova politica sui dazi degli Stati Uniti alla Cina interessa anche le celle per pannelli solari, che passano quest’anno dal 25 al 50 per cento, così come i semiconduttori che, dal prossimo anno, vedranno i dazi raddoppiarsi, dal 25 al 50 per cento. L’obiettivo delle misure protezionistiche di Joe Biden, in questo caso, è fermare la Cina nella corsa ai chip legacy, componenti di vecchia generazione che risultano però ancora essenziali per molti settori, dall’auto alla difesa passando per l’aerospazio. E ancora, quest’anno siringhe e aghi subiranno un dazio del 50 per cento, le mascherine e respiratori del 25 per cento (7,5 per cento attuale), mentre la stessa crescita per guanti medici e chirurgici in gomma è prevista nel 2026. I costi alla dogana per alcuni tipi di acciaio e alluminio cinesi saliranno, già nel 2024, al 25 per cento, così come quelli per alcuni minerali critici. Per la grafite naturale e i magneti, invece, l’aumento al 25 per cento è previsto dal 2026.
La reazione della Cina ai dazi
I nuovi dazi degli Stati Uniti alla Cina hanno generato la reazioni di Pechino che, in un comunicato del ministero del Commercio, afferma che le decisioni di Joe Biden “influenzeranno gravemente i rapporti bilaterali”. La Cina, inoltre, si impegna a “misure risolute per difendere i diritti e gli interessi del Paese”.