La crisi nel Mar Rosso sta avendo un impatto significativo sull’economia italiana, con conseguenze che vanno ben oltre i confini regionali.
Dell’importanza strategica del Canale di Suez per le esportazioni italiane si è parlato proprio durante la prima riunione del Tavolo Mimit sulle conseguenze della crisi nel Mar Rosso per l’economia italiana, presieduta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani.
Urso: “I valori economici legati alla crisi nel Mar Rosso sono elevatissimi”
Il ministro Urso, durante l’incontro, ha sottolineato come la sicurezza economica sia diventata un aspetto sempre più rilevante per l’Italia e l’Europa, specialmente in un contesto globale caratterizzato da vari fattori di rischio derivanti dal conflitto nel Medio Oriente.
“La sicurezza economica è sempre più l’asset su cui dovrà muoversi la nostra Italia e la nostra Europa, in un contesto globale in cui insistono vari fattori di rischio come conseguenza del conflitto nel Medio Oriente” ha dichiarato il ministro. “I valori economici legati alla crisi nel Mar Rosso sono elevatissimi: basti considerare che la rotta marittima attraverso il Canale di Suez è cruciale per le esportazioni del Made in Italy. Ulteriore preoccupazione riguarda il rischio di una diversione del traffico dall’Asia all’Europa, a scapito del sistema portuale italiano e dell’economia ad esso collegata”.
Quanto costa la crisi del Mar Rosso
Secondo Confartigianato, i danni per il commercio estero italiano generati dalla crisi del Mar Rosso ammontano a 95 milioni di euro al giorno, per un totale di 8,8 miliardi di euro accumulati tra novembre 2023 e gennaio 2024. Di questi, 3,3 miliardi sono dovuti alle mancate esportazioni e 5,5 miliardi al mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri. Tra tutti gli operatori coinvolti, le piccole e medie imprese italiane risultano particolarmente vulnerabili, con una quota significativa di export manifatturiero diretto verso paesi extra-UE.
Settori chiave dell’economia italiana, come quello alimentare, metallico e della moda, hanno subito gravi conseguenze, con una riduzione delle esportazioni e difficoltà di approvvigionamento. Anche settori come la meccanica e gli impianti industriali hanno risentito degli effetti della crisi, con un valore significativo di esportazioni attraverso il Mar Rosso.
Uno degli effetti più evidenti è stato l’aumento dei costi del trasporto marittimo. Basti pensare che, tra la fine di novembre ed il 18 gennaio 2024, i costi dei container da Shanghai a Genova sono aumentati da 1400 a 6300 dollari, rappresentando un aumento del 350%.
Ma non solo. La crisi nel Mar Rosso, innescata dagli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili, ha generato una serie di impatti economici anche a livello globale, con ripercussioni significative sul commercio internazionale e sulle catene di approvvigionamento mondiali. Secondo il Kiel Institute for the World Economy, l’inizio degli attacchi degli Houthi ha causato una diminuzione complessiva del traffico marittimo mondiale dell’1,3%, che ha fatto aumentare i costi del trasporto in molte rotte commerciali. Questo ha influito sulle catene di approvvigionamento globali, portando a una maggiore pressione sui prezzi e a una riduzione della competitività di molte economie.
La regionalità della crisi è stata un elemento importante nel determinare l’impatto globale, ma se si guardano in generale quelle che sono state le conseguenze, anche regioni come l’Europa e il Mediterraneo sono state particolarmente colpite dall’aumento dei costi del trasporto e dalla riduzione dei flussi commerciali. Tuttavia, l’effetto a catena si è esteso ben oltre, influenzando anche le economie asiatiche e americane.
A livello mondiale, si è assistito a una riduzione delle esportazioni e degli approvvigionamenti, con conseguenti ritardi nella consegna di merci e un aumento dei costi di produzione. Questo poi ha avuto un impatto su settori chiave dell’economia mondiale, come l’automotive, l’elettronica, il tessile e il settore alimentare.
A rischio un commercio che vale 148 miliardi per l’Italia
L’analisi dell’impatto economico della crisi nel Mar Rosso non ha fatto altro che sottolineare il ruolo cruciale del Canale di Suez per le esportazioni del Made in Italy.
Basti pensare che, prima dell’attuale crisi, i flussi commerciali dell’Italia attraverso il Canale di Suez rappresentavano il 42,7% del commercio estero via mare del Paese e l’11,9% del totale del commercio estero italiano, con un valore di circa 148 miliardi di euro.
Per questo motivo, durante il Tavolo Mimit, sono state discusse strategie per affrontare le sfide economiche poste dalla crisi, inclusa la necessità di scongiurare il rischio che le conseguenze diventino strutturali e di salvaguardare la centralità dell’Italia nelle rotte logistiche globali.
“Il Governo è al fianco delle imprese che operano all’estero, anche nelle situazioni di crisi che richiedono di essere affrontate con un approccio di sistema” ha spiegato il ministro Tajani. “Ci siamo attivati da subito per il lancio dell’operazione europea Aspides, che sta svolgendo una fondamentale funzione volta a ristabilire la sicurezza e la libertà della navigazione nell’area: faremo di tutto per tutelare il sistema marittimo italiano e il nostro sistema produttivo dalle conseguenze di questa crisi”, ha aggiunto.
Aspides è una missione navale internazionale lanciata per garantire la sicurezza e la libertà di navigazione nel Mar Rosso, soprattutto nello Stretto di Bab el-Mandeb, dove si sono verificati gli attacchi agli Houthi. Questa operazione è stata avviata in risposta alla crisi nel Mar Rosso, con l’obiettivo di proteggere il traffico marittimo e ripristinare la stabilità nella regione.
L’operazione coinvolge diversi paesi europei, tra cui l’Italia, la Francia e la Germania, che collaborano insieme per assicurare la sicurezza delle rotte commerciali e la libera circolazione delle navi mercantili. Rappresenta quindi un impegno dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri nel mantenere la pace e la sicurezza nel Mar Rosso, contribuendo così alla stabilità regionale e al mantenimento degli interessi economici globali.
In questo modo il governo italiano si impegna a mantenere il ruolo del Paese come piattaforma logistica dell’Europa nel Mediterraneo e, anche per questo motivo, è stata annunciata l’intenzione di portare avanti un’azione di sensibilizzazione dei partner internazionali durante la Presidenza italiana del G7. La riunione dei Ministri del Commercio del G7 a Reggio Calabria, presieduta dal Ministro Tajani, sarà un’occasione importante per affrontare la tematica della resilienza delle catene di approvvigionamento e per promuovere una risposta coordinata alle sfide economiche poste.