Per l’industria italiana è il 23imo mese consecutivo negativo (-3,5%), cala il settore auto

Gli unici settori in crescita sono l'attività estrattiva (+17,4%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+5,0%). Un intero anno col segno meno per l'industria

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 12 Febbraio 2025 12:42

Nel 2024, la produzione industriale in Italia ha registrato una diminuzione del 3,5% rispetto all’anno precedente, secondo i dati forniti dall’Istat. Solo i settori dell’energia (+1,1%) e dell’alimentare, bevande e tabacco (+1,8%) hanno ottenuto risultati positivi. Al contrario, la produzione è diminuita significativamente nei settori del tessile (-10,5%) e nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-11,3%).

I dati di dicembre

I dati Istat di dicembre mettono in evidenza una flessione complessiva, con un calo del 7,1% su base annua (solo durante il periodo del Covid si era registrato un dato peggiore) e una riduzione del 3,1% rispetto al mese precedente. Con questo scenario, la produzione industriale segna 23 mesi consecutivi di declino tendenziale, un periodo di quasi due anni di difficoltà culminato nel bilancio di dicembre. Il risultato per il 2024 è tutt’altro che positivo, con una perdita stimata di 42 miliardi di euro per la manifattura e una contrazione media del 3,5% nella produzione, che segna il secondo arretramento annuale consecutivo dopo il -2% del 2023.

La produzione industriale è un indicatore cruciale, poiché rappresenta circa un quinto del Pil italiano, che misura la dimensione dell’economia nazionale. Tuttavia, da tempo si trova in forte crisi.

Cosa si salva e cosa no

A dicembre, gli unici settori che segnano un incremento tendenziale sono l’attività estrattiva, con un aumento del 17,4%, e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria, che cresce del 5,0%.

A pesare sulla media sono da tempo due settori in particolare: auto e moda, che si confermano i più negativi. Per quanto riguarda il comparto automobilistico, la produzione è quasi dimezzata (-43%), un risultato prevedibile visto l’ampio ricorso alla Cassa integrazione da parte del gruppo Stellantis. Nel settore tessile-abbigliamento, la flessione supera il 18%, mentre la metallurgia registra un calo a doppia cifra, con una riduzione anche per macchinari e legno-carta, che arretrano di oltre il 9%.

Nel panorama della manifattura, non emerge alcun dato positivo su base annua: solo il settore dell’energia elettrica e quello delle attività estrattive hanno visto una crescita della produzione a dicembre. Guardando all’intero 2024, l’unico comparto che evidenzia una tendenza positiva è quello alimentare.

Codacons: “2024 anno nero per l’industria”

Il 2024 sarà ricordato come l’anno nero dell’industria italiana, con la produzione industriale che registra consistenti cali in tutti i settori registrando una performance particolarmente negativa. Lo afferma il Codacons, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.

Al netto del settore energia, tutti i principali raggruppamenti industriali hanno registrato una marcata riduzione nel 2024, confermando il cattivo stato di salute dell’industria italiana – spiega il Codacons – A destare particolare preoccupazione è l’andamento dei beni di consumo che, nonostante l’effetto Natale, crollano in modo pesante a dicembre, e registrano nel corso dell’anno una contrazione media del -3,3% con punte del -4,8% per i beni durevoli.

“A pesare su tali numeri la crisi dei consumi che si registra in Italia, aggravata da un andamento dei prezzi al dettaglio ancora in crescita dopo la forte inflazione registrata nel biennio 2022-2023 e che ha inciso sulla capacità di spesa degli italiani – afferma il presidente Carlo Rienzi – Il governo, per adesso, resta a guardare, mentre servirebbero interventi davvero efficaci per far scendere i prezzi al dettaglio, calmierare le bollette energetiche e sostenere redditi e capacità di acquisto delle famiglie”.