Pirelli, i cinesi di Silk Road escono dall’azionariato e Tronchetti Provera compra

Il nocciolo di imprenditori italiani che fanno riferimento al vicepresidente di Pirelli ha rafforzato la presenza nel capitale del colosso degli pneumatici, dopo l'uscita del fondo cinese

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

La quota italiana all’interno del Gruppo Pirelli si rafforza dopo l’uscita di Silk Road. La Camfin Alternative Assets ha acquistato il 2,2% del 9% del capitale collocato sul mercato con una procedura lampo dal fondo cinese, permettendo così a Camfin di fare salire la quota che fa capo a Marco Tronchetti Provera & C. Spa al 22,78%. I soci italiani che fanno riferimento al vicepresidente di Pirelli consolidano in questo modo la loro presenza nel colosso degli pneumatici.

L’acquisizione

L’operazione, riferisce una nota, è stata realizzata “a completamento di quanto autorizzato dalla delibera del Cda di Camfin comunicata al mercato lo scorso 19 settembre 2023″.

Tramite la delibera l’azienda di Marco Tronchetti Provera aveva annunciato l’intenzione di rafforzarsi nel capitale di Pirelli fino a un massimo del 5%, messa in atto in parte già a gennaio di quest’anno con l’acquisto di un altro 2,8% di azioni e completata con l’ultimo investimento, “rinsaldando così – si legge – il ruolo di Camfin e MTP Spa quali azionisti stabili e ribadendo la fiducia e l’impegno nel sostenere i progetti industriali di Pirelli”.

Con l’addio a sorpresa del fondo Silk Road, la presenza cinese nella multinazionale è rappresentata dal 37% di Sinochem-ChemChina, che da adesso non avranno più il controllo dell’assemblea ordinaria visto che l’affluenza media dei soci è intorno all’80% del capitale.

Come riportato da Repubblica, il collocamento di 90,2 milioni di azioni, pari appunto al 9% circa del capitale corrispondente alla partecipazione totale detenuta dal gruppo della Bicocca, è avvenuto con uno sconto di circa il 7% sugli ultimi valori di Borsa, ad un prezzo pari a 5,76 euro per azione, che ha permesso a Silk Road di incassare circa 520 milioni.

Nella giornata di mercoledì 29 maggio, il titolo di Pirelli ha chiuso a 6,19 euro ad azione, il massimo dal febbraio 2022, grazie a un’offerta che ha superato la domanda.

Durante l’assemblea, inoltre, con oltre il 99,8% del capitale a favore, è stato approvato il bilancio dell’esercizio 2023 e la distribuzione di un dividendo di 0,198 euro per azione ordinaria pari a un monte dividendi di 198 milioni di euro. L’assise ha inoltre nominato, con il sistema del voto di lista, per gli esercizi 2024-2025-2026 il nuovo collegio sindacale con Riccardo Foglia Taverna, nominato presidente, in rappresentanza delle cosiddette minoranze, ovvero nella lista presentata dai gestori.

L’azionariato di Pirelli

Nel 2023, il provvedimento Golden Power attivato dal Governo Meloni per tutelare i sensori cyber impiantabili negli pneumatici, considerati asset strategico, aveva portato allo scioglimento del patto parasociale con China National Tire Rubber Corporation (Cnrc), società del gruppo Sinochem-ChemChina.

L’accordo di Silk Road con il primo azionista di Pirelli (attraverso il veicolo Marco Polo) aveva prodotto fino a quel punto il controllo del 46% del Gruppo, ora tornato sotto l’influenza della compagine che fa capo a Mtp.

A margine di questo nucleo c’è poi un altro investitore italiano, la Brembo della famiglia Bombassei, eccellenza mondiale degli impianti frenanti, che nel corso del tempo ha acquistato un 6% di Pirelli con l’idea prima o poi di realizzare un matrimonio con il colosso degli pneumatici. Con l’ultima operazione il fronte italiano vincola Pirelli grazie alla quota del 22,78% del Gruppo: 14% di Camfin con il 3,6% di Longmarch Holding dell’imprenditore cinese Niu e il 2,8% di Camfin Alternative Asset, con la Nuova Four B di Alberto Bombassei che possiede il 5,58% di Brembo e lo 0,42% di Next Investment.