“Patrimoniale? Non saremmo d’accordo ad alzare le tasse sul ceto medio, ma penso che faccia bene Lula a chiedere ai governi una tassa internazionale sui super ricchi. Questa discussione si può fare.” Con queste parole, Elly Schlein, segretaria del Pd, a Live In Sky Tg24, ha mostrato il suo sostegno alla proposta avanzata anche dal presidente brasiliano.
Schlein ha ribadito che “bene una tassazione progressiva, ma non alzando le tasse al ceto medio”, puntando sulla necessità di affrontare il tema a livello “europeo, internazionale, concertato”. Ha inoltre ricordato come “si è raggiunto un accordo della tassazione minima delle imprese” e ha lodato Lula per aver portato il tema all’attenzione dei governi.
L’esempio del Brasile
Lula ha fatto il botto. Durante il G20 a Rio de Janeiro lo scorso luglio, il presidente brasiliano ha lanciato una proposta che si sa, non ha poi raccolto molti adepti: tassare i super ricchi a livello internazionale. Non una mezza misura, ma un’azione che punta direttamente ai patrimoni enormi, cercando di bilanciare le disuguaglianze.
Nella dichiarazione finale del summit, i leader hanno accettato di discutere una tassazione cooperativa, pur rispettando la sovranità fiscale dei singoli paesi.
In Italia si parla di tassa sui super ricchi (si è anche inutilmente parlato di tassare gli extraprofitti delle banche), e se ne parla anche a livello europeo, anche se per ora rimane solo una nebulosa proposta. Elly Schlein, segretaria del Pd, però ci crede e ha detto chiaro e tondo che è favorevole a questa tassa globale, purché non tocchi la classe media. Anche perché se si parla di “tassa sui ricchi”, la classe media, logicamente parlando, dovrebbe essere esclusa a priori. Se dovessimo considerare ricca una classe media con un reddito medio reale (non dati Ocse) che va sempre più al ribasso, allora ci troveremmo di fronte a una distorsione della percezione e anche del significato di benessere economico.
Il quadro politico è ingarbugliato e in Italia si assiste anche all’enorme paradosso che consiste nel fatto che, in proporzione, i ricchi pagano meno tasse. Si tratterebbe, quindi, solo di rendere le proporzioni identiche e più eque.
Il Partito Socialista Europeo, nel congresso di Malaga nel novembre scorso, ha fatto la sua mossa, proponendo una patrimoniale europea sui grandi patrimoni. Adesso, spetta a Nicola Zingaretti, leader della delegazione Pd nel gruppo S&D, portare avanti la partita a Bruxelles. Schlein, con il sostegno di Avs, sembra decisa a non mollare il colpo, puntando a fare leva su questo sostegno europeo per rilanciare la proposta.
L’annuncio di Barnier: una mossa inattesa in Francia
Anche la Francia si sta allineando su questa strada. Michel Barnier, il primo ministro francese, ha deciso di intervenire in modo pesante. Davanti all’Assemblea Nazionale, lo scorso 1 ottobre ha annunciato un “contributo eccezionale” per i più ricchi, giustificando la misura con la necessità di risanare il debito francese, che ha definito colossale.
Ma Barnier non si è fermato lì: ha chiesto anche alle grandi aziende che generano enormi profitti di contribuire al risanamento collettivo.
Ue: la strada in salita per Schlein
La vera sfida per Schlein, però, sarà superare i numeri dell’attuale Commissione Europea, fortemente orientata nella direzione opposta. Con solo quattro commissari socialisti su ventisette, non sarà facile far passare una patrimoniale a livello comunitario.
C’è un precedente, come ci ricorda il Sole24Ore: Paolo Gentiloni è riuscito a ottenere l’adozione di una tassa minima del 15% per le multinazionali nell’Ue. Cosa riuscirà a fare questa volta Schlein con il suo obiettivo di tassare i grandi patrimoni a livello internazionale? Le aspettative non sono delle più rosee, se consideriamo che solo di recente qualsiasi intervento che avrebbe potuto dare respiro alla classe media, come il salario minimo, è stato bocciato.