L’azienda svedese di batterie al litio per auto elettriche Northvolt sta cercando di sviluppare una partnership per uscire dalla situazione di crisi in cui è caduta da diversi mesi. Dopo una fase di grandi investimenti da parte di molti grandi gruppi automobilistici europei, Northvolt ha subito il contraccolpo del crollo del mercato automotive e ora guarda fuori dall’Europa, alla Cina.
L’obiettivo sarebbe quello di trovare un’azienda in grado di dare a Northvolt la capacità di scalare la propria produzione di batterie e disposta a investire, con l’intenzione di entrare nel mercato europeo. Tra tutti i nomi possibili, sembra stia emergendo quello di Contemporary Amperex Technology Co. Limited, meglio conosciuta come Catl.
Northvolt guarda alla Cina
Dopo aver chiesto l’amministrazione straordinaria negli Stati Uniti, Northvolt sta cercando di uscire dalla crisi che l’ha portata sull’orlo della bancarotta. Per farlo ha iniziato a cercare partner strategici che possano aiutare l’azienda a fare il salto di qualità da startup concentrata sulla ricerca e sviluppo a grande società produttrice di batterie elettriche per il mercato europeo. Con la crisi che sta attanagliando da mesi il mercato automotive europeo ancora in corso, non sembra che l’aiuto necessario possa venire dal Vecchio Continente.
Di conseguenza, Northvolt ha cominciato a guardare all’estero. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Bloomberg, l’ormai ex speranza europea per il mercato delle batterie al litio avrebbe preso contatti con diverse aziende cinesi. La Cina è sede di moltissime società che in questi anni hanno posto le basi per diventare tra i maggiori produttori di batterie al litio al mondo. Producono però principalmente per le stesse case automobilistiche cinesi e, proprio come loro, hanno difficoltà ad accedere al mercato europeo.
Proprio su questa difficoltà si baserebbe la proposta di Northvolt. Utilizzando il suo status e la sua fabbrica in Svezia, la prima in assoluto a produrre una cella per una batteria al litio sul suolo europeo, la società svedese potrebbe permettere a un’azienda cinese di entrare all’interno del mercato Ue tramite i propri prodotti. Nonostante al momento questa possa non sembrare una prospettiva particolarmente appetibile, data la crisi delle case automobilistiche, l’Europa rimane uno dei più grandi mercati al mondo.
Che azienda è Catl
Tra tutti i colloqui tenuti dalla dirigenza di Northvolt con possibili partner cinesi, quelli più positivi sarebbero, sempre secondo Bloomberg, quelli con Contemporary Amperex Technology Co. Limited, più comunemente abbreviata come Catl. Fondata nel 2011 e con sede a Ningde, città della costa del Mar Cinese Orientale, poco più a nord di Taiwan, Catl ha il vantaggio di avere già un avamposto europeo. Uno dei suoi centri di ricerca si trova infatti a Berlino e la sua unica fabbrica europea a Erfurt, in Germania, anche se la società rimane quotata soltanto alla Borsa cinese di Shenzhen e non in occidente.
Catl è tra le più importanti aziende produttrici di batterie elettriche della Cina. Ha un fatturato di 56,6 miliardi di dollari e nel 2023 ha fatto registrare un utile di 6,2 miliardi. Impiega più di 110mila persone nei suoi tre stabilimenti e nei centri di ricerca, e si trova all’avanguardia nell’innovazione per il suo settore. Nel 2019 fu la prima azienda al mondo a dimostrare la possibilità di utilizzare, su un’automobile, una batteria al litio con la tecnologia cell-to-pack che permette di eliminare i moduli, portando l’efficienza dei suoi prodotti a 200Wh/kg.
Grazie a questa spinta, Catl è diventata il più grande produttore di batterie al litio al mondo nel 2021, prendendosi una quota del mercato globale del 32%, derivata principalmente dalla porzione maggioritaria della domanda cinese a cui risponde. Negli ultimi anni questa posizione si è rafforzata grazie anche alla partnership con la più importante casa automobilistica cinese specializzata in veicoli elettrici: Byd.
Spaventata dal peggioramento delle relazioni internazionali della Cina con l’occidente, Catl ha già in programma la costruzione di due stabilimenti su territorio dell’Ue, in particolare in Ungheria. Le cose non vanno però altrettanto bene con gli Usa, soprattutto dopo che Marco Rubio, futuro segretario di Stato di Trump, ha chiesto al segretario alla Difesa Lloyd Austin di impedire che la società potesse ottenere contratti dall’esercito americano, per questioni di sicurezza nazionale. Catl ha uno strettissimo rapporto con lo Stato centrale cinese, ed è dal 2023 l’azienda che riceve in assoluto il maggior numero di sussidi da Pechino.
I prossimi passi di Northvolt
Questa trattativa è la ragione per cui Northvolt ha chiesto l’amministrazione straordinaria del diritto tributario americano (il Chapter 11) e non ha presentato invece una vera e propria istanza di fallimento e liquidazione (Chapter 7). L’obiettivo del Chapter 11 è proprio quello di evitare la liquidazione di un’azienda e viene per questa ragione chiamato anche protezione dalla bancarotta. La società, dopo le dimissioni del suo Ceo Peter Carlsson, non ha più un vero e proprio amministratore delegato ed è guidata da tre altri dirigenti:
- Pia Aaltonen-Forsell, Cfo (Chief Financial Officer);
- Matthias Arleth, che prenderà il ruolo di Coo (Chief Operations Officer);
- Scott Millar, che assumerà il ruolo di Chief Restructuring Officer, la figura predisposta a gestire la fase di ristrutturazione aziendale.
È significativo anche che Northvolt abbia chiesto questo procedimento negli Stati Uniti e non in Svezia, dove ha la sua sede principale. Anche l’ordinamento svedese ha una formula simile al Chapter 11, ma richiede alle aziende che vogliono usufruirne di dimostrare che il loro modello di business è sostenibile. Non è sicuro che Northvolt fosse in grado di rispettare i parametri che il governo svedese, che già si era dimostrato inflessibile quando erano state avanzate ipotesi di salvataggio pubblico della società, avrebbe chiesto di rispettare.
Northvolt ha ora quattro mesi, fino alla fine di marzo 2025, per presentare un piano di ristrutturazione aziendale che possa convincere il tribunale fallimentare. In caso contrario potrebbe richiedere un’estensione di 18 mesi del regime di Chapter 11, dimostrando però che questo tempo è necessario al compimento della ristrutturazione e che il piano presentato sia adeguato. In caso contrario, il tribunale potrebbe costringere la dirigenza a presentare il Chapter 7, che prevede la liquidazione totale dell’azienda, la vera e propria bancarotta, con il solo fine di restituire ai creditori la maggior parte del denaro dovuto loro.