Manovra, il Governo pensa al taglio degli sgravi fiscali per i redditi più alti: le detrazioni a rischio

Il governo valuta di tagliare gli sgravi fiscali più importanti, così da risparmiare miliardi di euro. Nel mirino i redditi più alti

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Finite le vacanze, per il Governo è tempo di mettere mano alla Manovra e cercare le risorse per finanziarla. Tagliare le piccole agevolazioni fiscali, quelle che costano al massimo 10 milioni di euro ciascuna, si otterrebbe ben poco, circa 400 milioni di euro in totale. Per questo, il governo sta considerando di ridurre anche gli sgravi fiscali più significativi per i redditi più alti.

L’esperienza del 2020 e del 2023

Un’operazione simile era già stata tentata nel 2020, con la riduzione progressiva di alcune detrazioni fiscali a partire da un reddito di 120 mila euro, fino a scomparire a 240 mila euro, e nel 2023 con una franchigia di 260 euro sulle detrazioni per i redditi superiori a 50 mila euro, che di fatto annullava l’effetto della riduzione delle aliquote.

Solo che dalle due operazioni, anche per via dei molti paletti imposti, è uscito fuori ben poco: solo 31 milioni di euro dalla manovra del 2020 e 220 milioni da quella del 2023, somme che non hanno comunque contribuito a incrementare significativamente le entrate, a fronte di un totale di detrazioni che sfiora gli 80 miliardi di euro.

Le possibili detrazioni da tagliare

Tra le ipotesi in esame al Ministero dell’Economia, che mantiene il massimo riserbo sui lavori in corso, c’è quella di un intervento più incisivo, con un impatto di un paio di miliardi di euro.

Attualmente, le detrazioni fiscali, che riducono l’imposta da pagare, hanno un impatto maggiore sui redditi bassi rispetto a quelli alti: si passa dal 33% per chi dichiara fino a 7.500 euro a poco più dell’1% per chi supera i 120 mila euro di reddito. Tuttavia, nonostante la riduzione introdotta nel 2020, i redditi più elevati continuano a beneficiare di importanti detrazioni, per un totale di oltre 1,6 miliardi di euro. La maggior parte di queste detrazioni ancora accessibili ai più ricchi riguarda interventi edilizi, come bonus e superbonus, settori in cui il governo ha ormai poco margine per ulteriori tagli.

Per chi guadagna oltre 120 mila euro, le detrazioni per ristrutturazioni edilizie ammontano a 923 milioni di euro, mentre quelle per l’efficienza energetica raggiungono i 348 milioni di euro. Ci sono poi le detrazioni per spese sanitarie (205 milioni di euro), per gli interessi dei mutui sulla prima casa (102 milioni di euro), per i premi delle assicurazioni sulla vita e la previdenza integrativa (70 milioni di euro complessivi) e per le spese di istruzione (60 milioni di euro).

Si può intervenire anche sulle deduzioni?

Intervenire sulle deduzioni, che riducono l’imponibile, risulterebbe invece più complesso e meno efficace in termini di risparmi per la finanza pubblica. Le deduzioni fiscali, nel complesso, valgono 36 miliardi di euro e riducono il reddito imponibile complessivo da 950 a 914 miliardi di euro. Tuttavia, un taglio delle deduzioni, sebbene possa avere un impatto redistributivo significativo, comporterebbe un aumento dell’imposta netta meno rilevante.

In ogni caso, le deduzioni fiscali non contribuiscono a rafforzare la progressività dell’imposta. Il loro peso sul reddito lordo è del 9,3% per chi guadagna fino a 7.500 euro, ma scende progressivamente fino a rappresentare solo il 2,79% per i redditi compresi tra 15 e 26 mila euro. Tuttavia, con l’aumento del reddito, l’incidenza delle deduzioni torna a crescere, raggiungendo il 6,17% per la fascia di reddito tra 80 e 120 mila euro, dove le deduzioni ammontano in media a 5.900 euro. Per chi dichiara oltre 120 mila euro, le deduzioni arrivano a 10.600 euro.