A casa Meloni la Manovra 2026 si discute a cena, letteralmente: attorno al tavolo, nell’abitazione romana della premier, c’erano Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo. Sul menu ci sono le varie richieste dei partiti di maggioranza, ma anche due convitati di pietra: le banche e le assicurazioni, chiamate a contribuire alle coperture necessarie per garantire bonus e misure.
La Manovra vale 16 miliardi
La legge di Bilancio in arrivo è da 16 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di minori spese e 6 di nuove entrate. Ma le risorse effettive non bastano.
Ogni forza politica di maggioranza difende le proprie bandiere (taglio dell’Irpef, rottamazione quinquies, detta anche pace fiscale o condono, blocco parziale dell’età pensionabile, bonus per famiglie e imprese) e il risultato è un mosaico difficilissimo da comporre.
È soprattutto la Lega a rilanciare l’idea di un contributo extra con gli extraprofitti di banche e assicurazioni, del valore di 5 miliardi di euro. Secondo Matteo Salvini, questa cifra servirebbe a evitare i tagli e a sostenere alcune delle misure simbolo del Carroccio.
Il braccio di ferro è, in primis, fra Salvini e Tajani. Il primo preme per l’impegno dei banchieri, il secondo difende gli interessi della famiglia Berlusconi, legata a Banca Mediolanum.
La trattativa con le banche
Già domenica scorsa, secondo i retroscena, ci sarebbero stati nuovi contatti con i vertici bancari. L’Esecutivo avrebbe sondato la disponibilità degli istituti a fornire un contributo volontario al bilancio dello Stato, magari attraverso anticipazioni fiscali o il posticipo di alcune agevolazioni.
L’obiettivo è duplice:
- fare cassa senza varare una nuova tassa;
- preservare i rapporti con il settore finanziario, che il Governo considera strategico per la stabilità economica.
Non a caso, il vicepremier Antonio Tajani ha tenuto a precisare che:
ha prevalso la linea di Forza Italia – nessuna tassa sugli extraprofitti, ma dialogo costruttivo.
Una delle ipotesi più concrete riguarda la revisione della tassa sulla riserva speciale delle banche, istituita due anni fa.
All’epoca il Governo aveva consentito agli istituti di accantonare utili in una riserva non distribuibile, evitando così la tassa sugli extraprofitti, ma con la clausola di dover versare un’imposta del 40% qualora avessero deciso di distribuirla in futuro.
Ora l’idea è di abbassare l’aliquota per invogliare le banche ad aprire i forzieri, distribuire dividendi e generare gettito.
L’operazione non sarebbe una tassa, ma un incentivo fiscale bilanciato, che permetterebbe allo Stato di incassare risorse senza compromettere la fiducia dei mercati e senza sollevare eccessivamente le ostilità dei banchieri.
Ipotesi assicurazioni e tassa sulle polizze
Parallelamente, si discute di un contributo analogo per le compagnie assicurative.
La proposta, sempre sostenuta dalla Lega, riguarda una tassa sulle polizze obbligatorie contro le catastrofi naturali, introdotte di recente per fronteggiare gli eventi climatici estremi. Ma, per ora, dal Ministero dell’Economia non arrivano conferme.
Le misure della Manovra da finanziare
Secondo l’ipotesi, i fondi raccolti tramite il contributo di banche e assicurazioni sarebbero destinati a coprire le misure più costose della Manovra:
- il blocco parziale dell’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027 per evitare un innalzamento di tre mesi per tutti;
- la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali su cui Lega e Forza Italia sono ancora divise con la prima che vorrebbe rate uniformi e la seconda che chiede una rata iniziale più pesante;
- il pacchetto famiglia fatto da Bonus mamme, congedi parentali e detrazioni fiscali;
- Il taglio dell’Irpef per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, che da solo vale 2,5 miliardi.