Il nuovo capitolo della Legge di Bilancio accende i riflettori su una stretta al turnover che rischia di rivoluzionare gli equilibri nelle università italiane. Il 2025 sarà l’anno del taglio netto: la spesa per il personale di ruolo uscito l’anno precedente verrà ricalcolata al 75%. Un colpo di forbici che coinvolgerà accademie, conservatori e altre istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale.
Turnover ridotto: chi paga il prezzo più alto?
Per gli atenei statali, il limite di spesa destinato alle assunzioni passa dal 100% al 75%, riducendo drasticamente la possibilità di stabilizzare il personale. I ricercatori universitari, invece, vedranno applicare questa stretta solo nel 2026. Una stretta che invece, purtroppo, lascia fin troppo spazio a interrogativi sul futuro del reclutamento e sulla capacità delle università di rispondere alle loro esigenze strutturali.
Riforme nelle spese del personale
Gli enti pubblici di ricerca, dal canto loro, si trovano a fronteggiare un nuovo metodo di calcolo per le spese di personale. La revisione si basa ora su una proiezione annua, mantenendo però invariato il rapporto massimo dell’80% tra spese ed entrate. Il via libera alle assunzioni a tempo indeterminato arriverà solo nel 2026, con un’ulteriore riduzione del 25% rispetto alla spesa per il personale cessato nel 2025. Una logica che non manca di suscitare perplessità tra gli addetti ai lavori.
Specializzandi: borse più ricche per pochi
C’è però una luce nel quadro generale: le borse di studio per gli specializzandi in Medicina. A partire dall’anno accademico 2025/26, la componente fissa verrà incrementata del 5%, mentre per alcune specializzazioni, tra cui Anestesia, Terapia Intensiva e Chirurgia Generale, la parte variabile lieviterà del 50%. L’investimento stimato è di 120 milioni di euro a partire dal 2026.
Non vengono dimenticati neanche i professionisti non medici: veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi potranno contare su borse di studio da 4.773 euro lordi annui. Per questa misura, la legge stanzia 30 milioni di euro a partire dal 2025.
L’abilitazione scientifica si allunga
Infine, un’altra novità riguarda l’abilitazione scientifica nazionale (Asn), che estende la sua validità da nove a dodici anni. Questo “patentino” è indispensabile per partecipare ai concorsi per professori ordinari o associati. Intanto, il tavolo guidato dalla ministra Anna Maria Bernini e dal presidente del Cnvr, Marco Mancini, sta lavorando a una revisione strutturale della normativa del 2010, per ridefinire regole e obiettivi del sistema accademico.
Manovra 2025: fondi freschi e nuove opportunità per gli atenei
La Legge di Bilancio non si ferma al turnover e introduce una serie di misure pensate per rafforzare l’università e la ricerca. Il Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) supera i 9,2 miliardi di euro, segnando un aumento rispetto agli anni precedenti. Una boccata d’ossigeno che punta a sostenere le necessità degli atenei.
Il Fondo affitti per studenti fuori sede guadagna cinque milioni di euro aggiuntivi nel triennio 2025-2027, con un incremento di un milione nel 2025 e due milioni per ciascuno dei due anni successivi.
Per il personale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (Afam), viene prorogata fino al 28 febbraio 2025 l’opzione donna, consentendo di presentare domanda di cessazione del servizio secondo criteri specifici.
Gli studenti Afam con disabilità o Dsa potranno beneficiare di un aumento di 500mila euro per servizi dedicati, mentre i policlinici universitari vedranno dieci milioni destinati all’acquisto di apparecchiature biomediche nel periodo 2025-2027.
Infine, 300 milioni di euro saranno stanziati per finanziare progetti di ricerca innovativa post-Pnrr, con l’introduzione di indicatori di performance per garantire trasparenza e coerenza con gli standard europei.