Il Monte Bianco chiude per lavori per 18 anni: effetti pesanti sull’economia

Gli interventi sul tunnel che collega Italia e Francia saranno ripetuti nello stesso periodo ogni anno fino al 2040 con ripercussioni sul sistema produttivo

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il traforo del Monte Bianco sarà chiuso al traffico per circa quattro mesi, da lunedì 4 settembre al 18 dicembre, per lavori di rifacimento del tunnel. Una chiusura che da progetto si ripeterà nello stesso periodo ogni anno fino al 2040 e che preoccupa per le ripercussioni economiche che potrebbe provocare non solo in Valle d’Aosta, ma in tutto il sistema produttivo del Nord Ovest.

I lavori

I lavori sull’infrastruttura inaugurata nel 1965 riguarderanno inizialmente il rifacimento di due parti della volta di 300 metri ciascuna, con l’installazione di un nuovo sistema di drenaggio delle acque e di elementi prefabbricati resistenti al fuoco, oltre alla sostituzione dell’illuminazione e dei ventilatori appesi in galleria.

La durata dei lavori

I cantieri del 2023 e del 2024, quando saranno ristrutturati altri 600 metri di volta, serviranno per valutare l’efficacia delle tecnologie impiegate per i lavori di rifacimento dell’opera, che saranno ripetuti nello stesso periodo fino al 2040.

Per il risanamento del tunnel su tutti i suoi 11.600 metri di lunghezza si prevede infatti una durata di interventi spalmati almeno per almeno i prossimi 18 anni.

L’allarme di Confindustria

Una prospettiva che preoccupa i rappresentanti della Confindustria della Valle d’Aosta per il rischio di pesanti ricadute sull’economia locale e non soltanto: “Stiamo parlando di 72 mesi complessivi: l’equivalente di 6 anni di chiusura spalmati su 18” spiegano dall’associazione degli imprenditori.

Secondo le stime del rapporto dell’Osservatorio territoriale delle infrastrutture, riportate da ‘Repubblica’, lo stop al traffico andrebbe a incidere negativamente sul Pil della regione, che calerebbe del 9,8%.

A pagarne le conseguenze degli effetti economici sarebbe però tutto il Nord Ovest, con un conseguenze sul sistema logistico e sul turismo del peso di 11 miliardi di euro in meno di Pil.

I timori per le ripercussioni sull’economia sono condivise non solo da altri attori economici locali, ma anche nazionali, come Federalberghi e Confcommercio.

“Tutte le attività da Aosta a Courmayeur sono direttamente colpite – spiega Luigi Fosson, presidente di Federalberghi – parliamo del 30-40% del sistema ricettivo valdostano. Qui in molti hanno deciso di chiudere in questo periodo, perché senza il traforo tenere aperto vorrebbe dire non pagarsi le spese”.

A lanciare l’allarme è anche Conftrasporti che tramite le parole del presidente Paolo Uggè, secondo il quale chiede alle istituzioni “come mai in questi anni non si è affrontato il tema in sede europea, comprendendo che se blocchiamo l’uscita delle merci dall’Italia non mettiamo in crisi solo l’autotrasporto ma tutto il sistema produttivo. Chiediamo che questo diventi un tema che Palazzo Chigi deve affrontare sia a livello nazionale che europeo, nel consiglio dei ministri Ue”.

Il presidente della Valle d’Aosta, Renzo Testolin, ha coinvolto l’Università, l’Arpa e l’omologa francese per valutare le ricadute economiche, socio-culturali e ambientali della chiusura. “Monitoriamo gli effetti di questo primo periodo per avere elementi utili ad orientare le scelte future”, ha garantito (qui avevamo parlato dell’app per calcolare gli itinerari più sostenibili sul Monte Bianco).