Exor vende il gruppo Iveco, a metà tra il colosso indiano Tata Motors e Leonardo. Dopo mesi di indiscrezioni, la holding della famiglia Agnelli-Elkann ha concluso la cessione del ramo militare Iveco Defence Vehicles (Idv) alla società italiana a controllo pubblico del settore aerospaziale e della difesa, in cordata con il partner tedesco Rheinmetall.
Completa il quadro il passaggio del comparto civile al costruttore Tata Motors: l’opa volontaria del valore di circa 3,8 miliardi, escludendo le attività di difesa e i proventi netti derivanti dalle attività di difesa, sarà promossa da una nuova srl di diritto olandese interamente controllata dalla casa automobilistica indiana.
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Parte di Iveco a Leonardo-Rheinmetall
L’operazione è stata oggetto di complesse trattative negli ultimi 18 mesi con diversi attori internazionali in corsa. Per la divisione militare, Exor ha ricevuto offerte preliminari anche da Knds (gruppo franco-tedesco) e dalla ceca Czechoslovak Group (Csg), ma l’esecutivo italiano ha fin dall’inizio indicato come preferibile una soluzione “nazionale”, vista la rilevanza strategica di Idv, che fornisce veicoli blindati e mezzi da combattimento alle forze armate italiane.
Il tandem Leonardo–Rheinmetall ha sottoscritto l’accordo di acquisizione con un’offerta da 1,7 miliardi, debito incluso, risponde alle esigenze di sicurezza nazionale e si integra con i programmi di riarmo già in corso in Italia, tra cui una maxi-commessa da 23 miliardi di euro per la fornitura di blindati e carri armati nei prossimi dieci anni. Idv, con ricavi 2024 pari a 1,13 miliardi (+15% anno su anno), è una pedina preziosa nello schema industriale.
Il resto di Iveco a Tata Motors
Parallelamente, Exor ha lavorato a un accordo separato con Tata Motors per il resto del perimetro Iveco (camion, autobus, veicoli industriali), che occupa oltre 36.000 dipendenti nel mondo, di cui circa 14.000 in Italia, con siti produttivi a Torino, Brescia, Suzzara, Foggia e Bolzano.
La holding, principale azionista di Iveco Group, ha assunto l’impegno irrevocabile a sostenere l’offerta pubblica di acquisto e portare in adesione la propria partecipazione azionaria, di circa il 27,06% del capitale e del 43,11% dei diritti di voto complessivi.
La partnership tra la famiglia Agnelli e il gruppo Tata risale agli Anni ’50 e tramite questa operazione rafforza la presenza del conglomerato indiano nel mercato europeo dei veicoli industriali, consentendogli di acquisire tecnologie, piattaforme e capacità produttive consolidate.
Sul fronte del lavoro il quadro resta tuttavia incerto. Il governo ha convocato un tavolo con i sindacati per il 31 luglio, ma la stessa Iveco non dovrebbe partecipare all’incontro. Le organizzazioni dei lavoratori temono che possano esserci ricadute negative sui 14.000 dipendenti italiani, tra tagli e possibili delocalizzazioni.
A seguito dell’acquisizione, il colosso indiano ha assicurato tramite una nota che non chiuderà alcun impianto o sito produttivo di proprietà o utilizzato da Iveco Group e non ridurrà la forza lavoro, garantendo “la promozione di una cultura di eccellenza, in cui ai dipendenti qualificati verranno offerte opportunità di formazione e sviluppo di carriera”.
Exor accelera l’uscita dall’automotive
Con questa mossa Exor prosegue il progressivo disimpegno dal comparto automobilistico e della mobilità, già avviato con la fusione di Fiat Chrysler in Stellantis e con la cessione di Magneti Marelli nel 2018. La holding di John Elkann ha intrapreso negli ultimi anni una strategia di diversificazione verso settori a più alto potenziale di crescita come il lusso (con l’ingresso in Christian Louboutin e Shang Xia), la sanità (Philips Healthcare) e la tecnologia.
L’operazione Iveco rappresenterebbe dunque l’ultimo passo di un riposizionamento strategico.