Giorgetti dice no alle pretese dei partiti su Irpef e rottamazione, serve ridurre il debito pubblico 

Il ministro Giancarlo Giorgetti frena le richieste dei partiti su Irpef e un nuova rottamazione invocando la prudenza per centrare l’obiettivo di ridurre il debito pubblico. 

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 31 Dicembre 2024 09:38

A soli pochi giorni dall’approvazione non facile della Manovra 2025, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti si trova, di nuovo, a dover far fronte alle molte richieste dei partiti della maggioranza, compreso il suo, la Lega, che avanzano pretese di spesa per le Casse dello Stato. Gli interventi richiesti vanno dagli sgravi Irpef per il ceto medio all’Ires premiale per le imprese, passando per il taglio dell’Irap e una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali. Per il titolare del Mef si tratta di misure che, benché utili per i cittadini, andrebbero in controtendenza rispetto “atteggiamento di prudenza” adottato dal governo. Le richieste dei partiti potrebbero dunque essere relegate a meri slogan elettorali di difficile realizzazione per il ministro.

L’obiettivo è ridurre il debito

La resistenza di Giorgetti alle richieste dei partiti è in linea con l’obiettivo che il Mef e il governo tutto si sono dati con la Manovra 2025, ovvero ottenere una riduzione del debito pubblico. È questo il messaggio che, come riporta il Corriere, il ministro dell’Economia ha dato ai propri collaboratori, sottolineando che gli sforzi fatti fin qui si sono dimostrati vincenti: “Lo spread a 110-115 punti base – ha detto Giorgetti – già significa, e lo certifica l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, un risparmio di 17 miliardi in tre anni, risorse che si liberano e che potranno essere destinate alla crescita dell’economia”.

I limiti di spesa

La prudenza chiesta e mostrata dal Mef trova la sua giustificazione nelle non molte risorse a disposizione per la Legge di Bilancio e nei nuovi parametri europei sui conti pubblici. Secondo quest’ultimi, si ricorda, per non far salire la spesa primaria netta oltre l’1,5% annuo è necessario che ogni misura venga prima pienamente compensata.

A nulla, o a poco, sono valsi dunque i tentativi di aumentare le entrate per lo Stato con il concordato fiscale per gli autonomi che, almeno secondo i piani, avrebbe dovuto garantire il taglio dell’Irpef per il ceto medio. Giorgetti, da par sua, non ha mai rivendicato questa misura che ha visto circa 600mila autonomi accettare il patto con il fisco e versare, in totale 1,6 miliardi di euro. La somma è lontana dai 2 miliardi che sarebbero necessari per ridurre l’aliquota Irpef dal 35 al 33% e alzare lo scaglione di reddito da 50 a 55/60mila euro. Inoltre, per comprendere quanto di quei 1,6 miliardi di euro potrà essere utilizzato per finanziare una riduzione strutturale dell’Irpef sarà necessario attendere ottobre 2025, mese in cui arriveranno i dati sulle dichiarazioni dei redditi 2024 di chi ha aderito al concordato.

Tutto rinviato dunque al prossimo anno e alla successiva Legge di Bilancio, a quando cioè, come dice Giorgetti “si saranno stabilizzati i conti pubblici“.

No alla rottamazione quinquies

Giorgetti, oltre a essere ministro dell’Economia, è anche un rappresentante di spicco della Lega di Matteo Salvini, lo stesso partito che fa pressione sul Mef affinché possa essere sposata la possibilità di una rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali.

La richiesta verrebbe giudicata dal dicastero come poco utile alla causa, soprattutto considerando che il gettito che ne deriverebbe non sarebbe immediatamente utilizzabile. A quanto detto va aggiunto che fin qui, ogni rottamazione, ha portato a esiti molto lontani dalle attese.