A partire dalle 6 del mattino di sabato 16 novembre Gazprom ha interrotto le consegne di gas all’Austria. L’Austria dipende fortemente dal gas russo, che costituisce oltre l’80% delle sue importazioni. L’interruzione è legata a una disputa finanziaria: la compagnia austriaca Omv ha ridotto i pagamenti a Gazprom per recuperare 230 milioni di euro riconosciuti da un arbitrato internazionale. La multinazionale Gazprom è controllata dal Cremlino.
Gli analisti prevedevano lo stop intorno al 20 novembre, ma Gazprom ha reagito anticipando la decisione. Per molti clienti di Mosca giorno 20 corrisponde alla scadenza per saldare le fatture.
Impennata dei prezzi
L’annuncio di Omv ha fatto impennare i prezzi del gas al Ttf (Title Transfer Facility, il punto di scambio virtuale per il gas naturale nei Paesi Bassi), raggiungendo un record di 47,345 euro/MWh. La stessa Omv, giovedì 14, aveva avvertito di una possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia.
Omv è stata la prima azienda occidentale a firmare un contratto di fornitura con l’Unione Sovietica nel 1968 e oggi è di proprietà per quasi un terzo dello Stato austriaco. Omv ha già avviato contratti per gas dalla Norvegia e Gnl, sfruttando gasdotti dalla Germania e dall’Italia. La strategia di diversificazione è stata avviata dopo lo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina. Ma ancora nel 2023 gli austriaci importavano dalla Russia il 97% del loro gas.
Nei prossimi giorni è previsto un incremento delle importazioni attraverso il gasdotto Tag, che collega l’Italia all’Austria. Non è dunque improbabile che già nei prossimi giorni gas destinato all’Austria transiti sul suolo italiano.
Le conseguenze per l’Italia
Non è ancora chiaro se ci saranno conseguenze dirette sulle forniture italiane, che dipendono anche dal gas russo tramite il punto di ingresso di Tarvisio. Eventuali sostituzioni potrebbero richiedere più Gnl, ma gli stoccaggi italiani sono al 90%, quindi non si prevedono emergenze immediate.
“Il gas come arma”
Il gas russo arrivava in Austria soprattutto tramite gasdotti che passano in Ucraina, nel rispetto di un accordo firmato nel 2019, che scadrà a fine anno e che l’Ucraina ha detto di non voler rinnovare. Anche Ungheria e Slovacchia erano nella medesima situazione fino a pochi mesi. Oggi però l’Ungheria importa la maggior parte del gas russo dal gasdotto che passa per la Turchia e la Slovacchia è ancora dipendente da quelli che attraversano l’Ucraina.
“La Russia usa ancora una volta l’energia come arma“. Così ha affermato su X la ministra austriaca dell’Ambiente e dell’Energia, Leonore Gewessler, dopo l’annuncio di Mosca . “L’Austria si prepara da tempo a questa situazione”, ha aggiunto la ministra, precisando che l’approvvigionamento energetico è comunque “assicurato”, con i serbatoi di stoccaggio “pieni” e la capacità offerta dai gasdotti provenienti dall’Italia e dalla Germania.
Quali possibili sviluppi
In conclusione, è vero che l’Austria affronta una sfida critica con la perdita immediata del gas russo, mentre l’Italia potrebbe subire ripercussioni. Tuttavia, l’attuale livello di stoccaggi e le strategie di diversificazione energetica riducono il rischio di crisi a breve termine. Ma non è tutto: l’interruzione di gas potrebbe avvantaggiare Omv e altre società europee fra le quali anche l’italiana Eni, che potrebbero contestare i contratti di fornitura in caso di violazioni da parte di Gazprom.