Continua a crescere a novembre il prezzo di riferimento del gas in Italia per la famiglia tipo. Secondo Arera, il costo del metano è salito di 122,15 centesimi di euro al metro cubo, con una crescita del 4,6% rispetto a quanto fatto registrare a ottobre. Una variazione che è dovuta principalmente al prezzo all’ingrosso, che pesa sul costo della materia prima e si traduce negli aumenti in bolletta.
I prezzi dell’energia sono tornati a salire dopo un lungo calo durato per quasi tutto il 2024. Questo ha comportato un aumento dell’inflazione, che negli ultimi mesi è tornata sopra all’1%.
Aumentano i prezzi del gas per le famiglie
Secondo la rilevazione mensile di Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, il prezzo del gas è tornato ad aumentare in Italia. Secondo quanto raccolto, il prezzo medio per una cosiddetta famiglia tipo, che consuma 1.100 metri cubi di gas all’anno, è stato di 122,15 centesimi di euro al metro cubo a novembre. Si tratta di un aumento del 4,6% su ottobre, mese che già aveva visto una crescita dei prezzi del 5,3% a livello congiunturale.
Questa variazione è dovuta all’aumento dei prezzi all’ingrosso. Non si tratta quindi di spese accessorie, ma proprio di quelle legate alla materia prima, che è infatti cresciuta anche per i clienti del servizio di tutela per la vulnerabilità, raggiungendo i 45,13 euro al megawattora. Sul mercato libero, il gas naturale è arrivato a costare 51,20 centesimi di euro al metro cubo, e rappresenta il 42% circa del costo della bolletta. Il resto è suddiviso in:
- attività connesse all’approvvigionamento: 5%;
- spesa per il trasporto e la gestione del contatore: 23%;
- oneri di sistema, 2%;
- imposte: 28%.
Torna a crescere l’inflazione
Da gennaio il prezzo del gas è salito del 28% sui mercati internazionali. Solo nell’ultimo mese, il costo del metano è cresciuto dell’8%. La ragione degli aumenti più recenti è legata soprattutto all’arrivo anticipato della stagione fredda. In molti Paesi europei, a differenza degli anni scorsi, il gelo ha cominciato a farsi sentire fin dal mese di ottobre, proseguendo per tutto novembre. Le scorte si stanno consumando velocemente e molti speculatori stanno scommettendo sul fatto che, prima della primavera, molti Stati dovranno correre ai ripari.
Il problema è anche nello stoccaggio stesso del gas. Quando i serbatoi di stoccaggio sono pieni, estrarre il gas è molto semplice. Man mano che si svuotano, l’energia richiesta per pomparlo nella rete nazionale è sempre maggiore. Questo aumenta il prezzo di trasporto e quindi il costo finale in bolletta per le famiglie. Questo causa un aumento dell’inflazione, che nel nostro Paese è tornata sopra all’1,4%.
L’Italia è relativamente al riparo da questi problemi. I suoi siti di stoccaggio sono ancora pieni per oltre il 90% e sono tra i più capienti d’Europa. Situazione simile quella della Germania. Altri Stati europei stanno però svuotando a ritmi mai visti le proprie riserve. Il risultato è che in media, in soli due mesi, il livello di riempimento dei depositi è sceso all’85%.