Il pagamento a rate è la nuova normalità. I boomer avevano il terrore di contrarre debiti, la Gen X lo ha fatto unicamente per ciò che riteneva molto importante, casa e auto, i Millennial e la Gen Z se ne ritrovano sommersi fino al collo.
Come? Attraverso sistemi come Klarna e PayPal, tra gli altri, che offrono la possibilità di rateizzare anche cifre minime. Tutto è a portata di mano, anzi di click, a un costo minimo al mese, che va a incidere ben poco sullo stipendio (a patto che si proceda con un singolo acquisto per volta).
Il trend è ormai irrefrenabile, così come quello che vede tantissimi giovani vantarsi di ignorare il debito cumulato. Una realtà tanto italiana quanto estera. Ma cosa accade se non si paga Klarna e simili?
Cos’è Klarna
Klarna è un sistema di rateizzazione, digitale e fisico, tra i più famosi e utilizzati. Al netto di un nome un po’ insolito e intuitivo, è ormai celebre tra i giovanissimi e non solo. In pochi click è possibile approfittare di:
- pagamento rateizzato;
- pagamento posticipato.
Ciò che maggiormente attira l’attenzione è il concetto di “zero interessi”, proposto anche da PayPal. Se si opta per il posticipo del pagamento, si ottiene un servizio carta di credito, per intenderci, con rinvio del saldo di 30 giorni. In caso di rateizzo, invece, si paga la prima rata immediatamente, per poi provvedere alla risoluzione del debito nei due mesi successivi.
Pagare a rate conviene?
La grande semplicità d’accesso al pagamento a rate, soprattutto tra i più giovani (in un Paese che ignora l’educazione economica in classe e a casa), genera purtroppo un meccanismo malsano. È difficile trattenere la foga di spesa quando al prezzo di un prodotto se ne possono ottenere tre immediatamente.
Il benessere mentale garantito dal pacco scartato, come al mattino del Natale, svanisce però nei due mesi successivi (e oltre, se non si ferma la ruota). Le quote si sommano a eventuali spese extra impreviste o previste, riducendo sempre più l’ammontare del proprio stipendio.
Conviene pagare a rate quando si ha autocontrollo. Conviene quando si acquista ciò che serve, sfruttando un servizio utile. Differente il discorso quando l’acquisto è generato dall’accesso al servizio. In parole povere si compra qualcosa di superfluo perché allettati dal fatto di poterlo avere a un prezzo ridotto.
È tutta una questione di corretta gestione delle proprie finanze. Qualcosa di assolutamente complesso quando si è giovani e alle prime armi nella tutela dei propri guadagni e risparmi.
Cosa succede se non pago Klarna
I debiti non pagati su Klarna, PayPayl, Cofidis, Scalapay e simili hanno le stesse conseguenze di un finanziamento non saldato. Sono varie le situazioni potenziali. C’è chi tenta di aggirare il sistema, rinviando il problema e correndo enormi rischi. Di fatto basta svuotare il conto bancario o postale di riferimento, trasferendo o ritirando il denaro presente. Il sistema tenterà di prelevare, fallendo, dando poi inizio a un percorso di avvisi (per allora, però, il pagamento sarà stato anticipato all’azienda produttrice e il pacco consegnato).
Altri invece possono ritrovarsi in situazioni economiche difficile, dopo spese impreviste. Altri ancora, invece, possono aver dimenticato un limite impostato sul proprio conto. In tutti i casi è possibile saldare il dovuto con un click.
Se però si decide di non pagare, il proprio nominativo verrà segnalato al Crif. Ciò vuol dire che il Sistema di Informazioni Creditizie ci vedrà registrati come cattivi pagatori: “La segnalazione viene resa visibile solo in caso di mancato pagamento per due mesi consecutivi, in caso di primo ritardo di un finanziamento”.
Essere cattivi pagatori: cos’è il Crif
Una segnalazione al Crif può rendere la vita molto complessa, in un sistema economico come il nostro. Ottenere un prestito di qualsiasi sorta, così come un mutuo, sarà un’impresa titanica (più di quanto non lo sia già).
Ogni istituto vedrà infatti il vostro nominativo segnalato. Ancor prima di effettuare un check sulle garanzie economiche, come ad esempio un contratto a tempo indeterminato, verrà posto in evidenza lo status di cattivo pagatore.
Se anche ciò non dovesse spaventare i recidivi del mancato saldo del prestito, è bene sapere come si potrà andare incontro a un’azione legale da parte dell’azienda nei confronti dell’utente. Va da sé che tale comportamento abbia come conseguenza diretta una sospensione della possibilità di rateizzare ulteriori acquisti. Sotto questo aspetto, però, i periodi di “punizione” variano a seconda dell’azienda:
- PayPal – Ottenuto l’intero saldo, il conto segnalato non potrà procedere alla divisione in tre rate a interessi zero per alcuni mesi;
- Klarna – Saldato l’importo dovuto, il titolare del conto dovrà dare prova della propria disponibilità economica. Ciò vuol dire pagare tramite Klarna, saldando l’intera somma, per poi tornare nelle grazie del sistema dopo alcuni mesi;
- Cofidis – Il sistema proposto da Amazon per i pagamenti rateizzati è più rigido. La segnalazione al Crif impedisce l’autorizzazione di ulteriori finanziamenti, per 12 mesi in caso di ritardo di 1 o 2 rate, 24 mesi in caso di ritardo di 3 o più rate, 36 mesi in caso di prestiti non rimborsati o morosità gravi.