Lo spread risale a 70 punti, conviene ancora investire in Titoli di Stato?

Spread in leggero rialzo a 70 punti, cosa significa per i risparmiatori e se conviene investire oggi nei titoli di Stato italiani

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Apertura in leggero rialzo dello spread tra Btp e Bund. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi di pari durata ha avviato le contrattazioni a quota 70 punti base, due in più rispetto alla chiusura precedente a 68. Contestualmente, il rendimento del Btp decennale si è attestato intorno al 3,60%, in aumento rispetto al 3,54% registrato prima delle festività natalizie. Si tratta di valori che confermano una fase di relativa stabilità per il mercato dei titoli di Stato italiani, in un contesto europeo ancora segnato da incertezza.

Spread e conti pubblici, perché il calo è positivo

La riduzione dello spread ha un impatto diretto sul costo del debito pubblico. Un differenziale più contenuto significa che lo Stato riesce a finanziarsi a condizioni più favorevoli, pagando interessi più bassi sulle nuove emissioni di titoli. Questo meccanismo si riflette nel medio periodo su una minore spesa per interessi, con effetti positivi sui saldi di bilancio.

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, una fase prolungata di spread contenuto potrebbe tradursi in un risparmio superiore ai 17 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Risorse che, almeno in teoria, potrebbero essere destinate ad altre voci di spesa o alla riduzione del debito.

Spread e rendimento, la differenza

Per i risparmiatori, però, lo spread non è l’unico parametro da considerare. Chi investe in obbligazioni guarda soprattutto al rendimento assoluto del titolo, cioè alla cedola e al prezzo di acquisto, più che al confronto con altri Paesi.

Nel corso dell’ultimo anno i rendimenti dei Btp decennali hanno mostrato oscillazioni significative. Si è passati da circa il 3,2% di inizio gennaio a picchi prossimi al 3,9% in primavera, complice la volatilità legata alle tensioni sui mercati internazionali, per poi tornare su livelli intorno al 3,4-3,6% nelle ultime settimane.

Il calo dello spread non implica automaticamente un calo dei rendimenti dei titoli italiani. Questo accade perché lo spread misura la differenza rispetto al Bund tedesco, il cui rendimento, nello stesso periodo, è aumentato sensibilmente, passando da circa il 2,1% a oltre il 2,7%. Se il differenziale fosse rimasto invariato, oggi i Btp renderebbero ancora di più.

Cosa cambia per chi investe in Btp

Un Btp decennale che offre un rendimento intorno al 3,60% rappresenta, per molti profili di risparmio, un livello ancora interessante. Soprattutto se confrontato con i tassi di deposito bancari, che nella maggior parte dei casi restano più bassi, e con un mercato azionario caratterizzato da forti oscillazioni.

Dal punto di vista del rischio, la combinazione di spread contenuto e rendimenti relativamente elevati crea un equilibrio che molti investitori considerano favorevole. Il flusso cedolare è prevedibile e regolare, mentre la probabilità di forti scossoni legati a tensioni sul debito appare, al momento, ridotta rispetto agli anni passati.

Esiste inoltre la possibilità, per chi acquista oggi e decide di rivendere in futuro, di beneficiare di un aumento del prezzo del titolo qualora i rendimenti dovessero scendere ulteriormente. È un aspetto da valutare soprattutto per chi non intende portare il Btp fino a scadenza.

Conviene investire oggi nei titoli di Stato italiani?

La convenienza dipende dall’orizzonte temporale e dagli obiettivi del risparmiatore. Per chi cerca stabilità e una rendita periodica, i Btp a medio-lungo termine offrono ancora rendimenti superiori all’inflazione attesa e un profilo di rischio considerato gestibile. In un contesto di tassi in graduale discesa da parte della Banca Centrale Europea, bloccare oggi un rendimento intorno al 3,5-3,6% può risultare interessante.

Per chi, invece, ha un approccio più orientato al breve periodo, resta il rischio di oscillazioni di prezzo legate all’andamento dei tassi e alle condizioni macroeconomiche globali. In questo senso, i titoli di Stato italiani continuano a essere uno strumento da inserire in una strategia diversificata, più che una soluzione unica.