Società quotate e trasformazione digitale: a che punto siamo? Lo studio

Nonostante la digitalizzazione sia una leva essenziale per la competitività delle imprese, meno del 5% riesce a creare valore sostenibile con il digitale

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Redazione

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Qual è il grado di digitalizzazione delle società quotate in Italia? Le nostre aziende hanno le capacità per canalizzare i fondi in arrivo verso progetti specificamente mirati alla digitalizzazione dell’intero nostro Sistema economico-produttivo? Quesiti ai quali risponde lo studio presentato da Alkemy  a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari, dal titolo “Competenze Digitali nei board delle società quotate: a che punto è la Digital Transformation in Italia?”.

Trasformazione digitale in ritardo

Nel dettaglio, lo  studio ha preso in esame 192 società italiane quotate in Borsa Italiana, suddivise in 8 macro-industry principali (Automotive, Industria, Beni di Consumo, Energia, Servizi finanziari, Healthcare, Media e Servizi) con l’obiettivo di approfondire il grado di competenze digitali presenti nei Consigli di Amministrazione. Il target dello studio condotto da Alkemy è composto da società quotate, ad esclusione degli emittenti inclusi nel mercato Euronext Growth, Global, delle società operanti nell’ambito Tech, telco e native digitali per un totale di circa 200 società in scope. Lo studio è stato effettuato mediante lo screening di cv pubblici dei consiglieri, identificando quelli con un background in Tech Company e/o ruoli digitali in aziende non digitali.

Nonostante la digitalizzazione sia una leva essenziale per la competitività delle imprese, meno del 5% riesce a creare valore sostenibile con il digitale. Dallo studio emerge che il 42% delle società prese in esame non ha alcun consigliere con competenze digitali. Sul totale dei consiglieri, il 90% non ha alcuna esperienza nel settore Digital. In media, la quota digitale all’interno dei Board delle società quotate prese in esame è pari all’11%.

I numeri

 

Le evidenze dello studio sono state illustrate dal CEO di Alkemy Duccio Vitali durante il seminario  organizzato in collaborazione con Borsa Italiana e Assonime, a cui hanno partecipato tra gli altri anche Fabrizio Testa, CEO di Borsa Italiana, Stefano Firpo, Direttore Generale di Assonime e Corrado Passera.

“Interrogarsi sul grado di digitalizzazione delle nostre imprese è un modo per incrementare ulteriormente la consapevolezza su quanto lavoro ci sia ancora da fare. Il primo ostacolo restano le competenze: questo studio dimostra quanto chi ha in mano i processi decisionali sullo sviluppo delle aziende conosca ancora solo marginalmente il mondo del digitale, che invece è necessario  diventi il centro delle agende dei Board. Grazie al PNRR, sono in arrivo € 20 miliardi per la digital transformation, un’occasione unica che non possiamo sprecare. È necessario che queste risorse vengano impiegate in modo strategico e per farlo è importante aumentare le figure digitali nei top management e nei board. Solo in questo modo la digitalizzazione diventa una leva strategica per la creazione di valore”, ha dichiarato Vitali, CEO di Alkemy.

Occorre accelerare

L’evento è stato l’occasione per stimolare una discussione costruttiva sui metodi e sulle strategie necessarie ad accelerare il processo di trasformazione digitale nel nostro Paese, affinché diventi una concreta leva di valore per le imprese in vista di un importante momento storico che ci vede impegnati nella gestione di un ingente numero di risorse per accelerare il processo di digitalizzazione in Italia, purtroppo ancora molto indietro rispetto agli altri paesi membri dell’UE secondo l’indice DESI.