Il settore del lusso ha subito “duri colpi” in Borsa e solo di recente ha accennato un movimento di ripresa, riavvicinando la performance migliore del mercato. L’indice S&P Global Luxury Index evidenzia un ritorno da inizio anno poco sopra l’8%, una performance più modesta rispetto al benchmark di riferimento del mercato azionario S&P500 che fa segnare un +12,5%. Una dinamica che sconta una vera e propria crisi sistemica per i grandi gruppi, con alcune eccezioni, come Brunello Cucinelli, che evidenzia fondamentali “interessanti”. L’attenzione si sposta dunque sui fondamentali, ossia sui fatturati e sulla condizione macroeconomica generale, che al momento risulta particolarmente caotica, a causa dei dazi commerciali, del dollaro debole e di una dinamica inflattiva che presenta forti incertezze.
E’ quanto emerge da una analisi del settore lusso realizzata da David Pascucci, Market Analyst di XTB, realizzata in occasione della Milano Fashion Week, che prende in considerazione big del settore come LVMH e Kering e la maison italiana Brunello Cucinelli, oggetto in questi ultimi giorni di un presunto “attacco speculativo”. Naturalmente l’analisi non esaurisce l’intero settore del lusso, che comprende anche società come Ferrari (automotive), L’Oreal (cosmetica) e Royal Caribbean (Viaggi) e Hilton Holdings (Hotel e hospitality).
Il fatturato di LVMH non brilla
LVMH è reduce da alcuni report semestrali che non hanno brillato – sottolinea l’analista – soprattutto considerando che l’ultimo fatturato annuo ni crescita è stato quello del 2023, con 86,15 miliardi di euro, mentre quello del 2024 è risultato in calo a 84,68 miliardi di euro. L’ultima semestrale ha mostrato un risultato al di sotto della media: il fatturato si è attestato a 39,81 miliardi di euro, che in proiezione porterebbe ad un fatturato 2025 in calo per il secondo anno consecutivo, costringendo la big francese a dover performare bene entro il prossimo rilascio semestrale del 22 gennaio 2026.
In Borsa, la situazione tecnica sembra voler tentare una svolta, con un recupero dai minimi visti a giugno (+18%), ma con una performance pesantemente negativa dai massimi del 2023 (-50%). Parlare di una ripresa del titolo risulta quindi prematuro, in quanto le conferme tecniche arriverebbero solo al consolidamento dei livelli attuali come minimi di un trend ribassista che dura oramai da due anni.
E Kering fa anche peggio
Dal punto di vista fondamentale Kering risulta pessima soprattutto considerando i risultati annuali che vedono una discesa continua dal 2022: partiamo da un fatturato di 20,35 miliardi di euro del 2022 ai 19,57 del 2023, fino ai 17,19 miliardi di euro del 2024, pari ad una contrazione di oltre il 10% in due anni. Male anche l’ultimo report semestrale che presenta il proseguimento di questa discesa con un fatturato della prima metà dell’anno a 7,59 miliardi di euro, che potrebbe fare del 2025 l’anno peggiore in assoluto.
Dal punto di vista tecnico, il titolo sembra volersi riprendere con un +17,8% di rialzo da inizio anno, un’ottima ed un +80% rispetto ai minimi annuali visti ad aprile. Osservando la dinamica a lungo termine, il titolo ha perso il -80% dai massimi del 2021. Il titolo si sta avvicinando alla soglia dei 300 euro per azione, livello che potrebbe essere una vera e propria barriera tecnica dalla quale si potrebbe testare la bontà di questa ripresa.
Brunello Cucinelli è la migliore
Brunello Cucinelli presenta la situazione fondamentale migliore rispetto alle due big del settore, avvantaggiato da una capitalizzazione minore e da un brand unico, a differenza delle due holding francesi. Il fatturato risulta in crescita costante del 10% annuale a partire dal 2022 con margini medi del 9% negli ultimi 3 anni. In crescita costante anche il fatturato su base semestrale, segno del fatto che il titolo risulta effettivamente solido e senza criticità strutturali, ma al momento é sotto stretta osservazione per via di alcune voci che sostengono l’inosservanza circa le sanzioni alla Russia.
Se dal lato fondamentale abbiamo ottime performance, dal punto di vista borsistico la situazione è diametralmente opposta. Dai massimi annuali il titolo ha perso oltre il 40% andando a testare i minimi del 2024. Su base settimanale la situazione risulta pessima, con una forte accelerazione al ribasso dovuta ad un ribasso del 17,3% in un solo giorno dovuta alle voci sul commercio con la Russia. Questa dinamica tecnica non é buona e potrebbe aprire le porte ad un ribasso ancor più duraturo qualora non dovessimo vedere reazioni tra area 70-80 euro per azione, livelli tecnicamente validi per un supporto di lungo periodo.