Cresce l’ingresso di operatori innovativi nel panorama bancario italiano, anche se questo incide ancora in modo limitato sulla struttura del mercato. Tuttavia, un aumento dei potenziali nuovi entranti deriverà anche dagli sviluppi normativi, che hanno disciplinato nuovi comparti di attività riservandoli ad intermediari autorizzati. È quanto emerge da un report che descrive l’attività autorizzativa svolta da Banca d’Italia nell’ultimo triennio, ma che guarda anche alle tendenze e ai modelli innovativi del settore.
Prima di passare all’analisi dei numeri, è importante sottolineare che l’affermarsi di nuovi servizi e modelli operativi è di norma coinciso con l’ingresso di nuovi soggetti sul mercato; “sebbene infatti in molti casi anche gli intermediari esistenti possano svolgere le nuove attività oggetto di disciplina dedicata, è frequente la costituzione di soggetti specializzati, spesso di piccole dimensioni, dotati di strutture di costo flessibili, grazie anche al frequente ricorso all’outsourcing e ad accordi di partenariato”, si legge nel rapporto.
Le banche
Solo 2 nuove banche sono state autorizzate nel periodo considerato: un progetto aveva alla base l’esigenza del gruppo promotore di espandere il proprio business, posizionandosi nel settore bancario italiano attraverso l’acquisto di un ramo di azienda e ampliando così l’offerta alla propria clientela con una gamma di prodotti e servizi diversificati; l’altro, fortemente innovativo, ha portato alla creazione di una banca fintech italiana, che offre i propri servizi alla clientela solo tramite canali digitali, senza il ricorso a sportelli o altre strutture fisiche.
Gli intermediari non bancari
Il comparto non bancario ha continuato a mostrare elevato dinamismo. È elevato il numero di autorizzazioni rilasciate, in particolare, nel settore del risparmio gestito. Nel triennio 2021-2023 hanno fatto ingresso nel mercato 21 società di gestione del risparmio (SGR) e 27 società di investimento a capitale fisso (SICAF). Il ruolo del private capital a supporto dello sviluppo dell’economia reale è stato favorito anche dalle iniziative del legislatore nazionale ed europeo, che hanno ampliato la gamma di strumenti a disposizione degli operatori.
“Le iniziative autorizzate riguardano in prevalenza i settori del venture capital e del private equity e rispondono all’esigenza dei promotori di valorizzare l’esperienza acquisita nei medesimi campi per ampliare la propria operatività e raccogliere fondi anche da altri investitori”, si legge nel rapporto.
Nel segmento del credito non bancario sono stati autorizzati nello scorso triennio 8 intermediari finanziari ex art. 106 TUB, tutti parte di gruppi societari già vigilati o di matrice industriale.
Numerose sono state anche le iniziative nel settore dei pagamenti (16 tra istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica), quasi tutte caratterizzate da un significativo contenuto tecnologico.
Sono anche stati rilasciati pareri alla Consob nell’ambito del processo autorizzativo delle SIM, in prevalenza per l’esercizio delle attività di negoziazione in conto proprio, esecuzione di ordini per conto dei clienti e consulenza in materia di investimenti. Più della metà delle iniziative si inscrive nel processo di riposizionamento di operatoridel Regno Unito a seguito della Brexit.
Nel 2023 sono stati autorizzati i primi fornitori specializzati nell’offerta di servizi di crowdfunding alle imprese.
Gli intermediari esteri hanno continuato a manifestare un significativo interesse verso il mercato italiano. La Banca d’Italia ha ricevuto complessivamente 293 notifiche da parte delle Autorità dei paesi di origine per consentire ad intermediari comunitari di operare in Italia con stabilimento e/o in libera prestazione di servizi.
Gli operatori innovativi
Nella grande maggioranza dei casi gli operatori innovativi autorizzati sono istituti di pagamento. Nel triennio 2021-2023 sono stati autorizzati 11 istituti di pagamento. Con un’unica eccezione, tutti hanno ottenuto l’autorizzazione a prestare i servizi di informazione sui conti (account information service, AIS) e/o di disposizione di ordini di pagamento (payment initiation service, PIS) introdotti dalla PSD2.
I nuovi prestatori di servizi di pagamento (definiti anche third party providers, TPP) accedono tramite API ai dati dei conti di pagamento che i clienti detengono presso altri intermediari, per offrire in primo luogo ai clienti stessi servizi di tipo informativo (AIS) e – più raramente – dispositivo (PIS). Un’ulteriore innovazione osservata nel settore dei pagamenti è l’ingresso sul mercato di IP che operano come payment facilitator (talvolta in breve PayFac), interponendosi tra grandi acquirers – attivi a livello internazionale nell’accettazione dei pagamenti – e gli esercenti da convenzionare.
Tra gli sviluppi di rilievo, anche per effetto dell’ingresso nel mercato domestico di operatori esteri, va sottolineata la crescente diffusione del cd. banking-as-a-service (BaaS). Si tratta di una nuova modalità di fornitura di servizi bancari e finanziari basata sulla collaborazione tra un intermediario vigilato e un’impresa partner, che può essere essa stessa un soggetto vigilato o un’impresa non finanziaria (es. imprese industriali, commerciali, fintech non autorizzate alla prestazione di servizi finanziari). L’impresa partner (es. piattaforma di e-commerce) distribuisce alla propria clientela il servizio finanziario offerto da un intermediario autorizzato (es. credito al consumo offerto da una banca) e gestisce il rapporto con il cliente finale, senza dover richiedere un’autorizzazione in proprio per l’esercizio di attività riservate.
L’ingresso di fintech estere
Tra le tendenze che interessano il mercato italiano e modificano gli scenari competitivi, Bankitalia registra l’interesse di primarie società fintech dell’Unione europea a espandere la propria presenza nel nostro Paese. Nell’ultimo triennio almeno cinque operatori esteri fortemente innovativi – quattro banche e un istituto di moneta elettronica – hanno notificato l’intenzione di stabilire succursali in Italia, dove alcuni di essi erano già attivi in regime di libera prestazione di servizi. Dal dialogo con gli operatori sono emerse le diverse ragioni di queste scelte, accomunate dall’intenzione di accrescere più rapidamente la base di clienti in Italia.
Nella maggior parte dei casi i modelli di servizio proposti si collocano in segmenti di mercato in crescita (es. buy now pay later; light banks digitali che si rivolgono in prevalenza a clienti al dettaglio e PMI; fornitori di servizi banking as a service).