La Federal Reserve (Fed), la banca centrale americana, ha annunciato un ulteriore taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, pari allo 0,25%. Si tratta della quarta riduzione consecutiva del costo del denaro consecutiva, che però non smuove ulteriormente la Borsa americana, reduce dai rialzi successivi all’elezione di Donald Trump.
Proprio il futuro presidente degli Stati Uniti è stato uno dei temi centrali della conferenza stampa del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha nettamente escluso la possibilità di dimettersi prima della fine del proprio mandato in caso di richiesta della nuova amministrazione. Il mandato di Powell si concluderà nel 2026 e ci sono già diversi candidati a succederlo tra le file dei funzionari di Trump.
La Federal Reserve taglia i tassi
A pochi giorni dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. Il costo del denaro negli Usa si attesterà quindi tra il 4,75% e il 5%, molto più alto rispetto a quello europeo a fronte anche di una crescita rapidissima dell’economia americana negli ultimi due anni e di un’inflazione che rimane ancora sopra l’obiettivo del 2%.
Il taglio dei tassi era ampiamente atteso dai mercati finanziari, che non sembrano aver reagito in maniera particolare. Il Dow Jones è rimasto praticamente in parità calando di poco più di un millesimo di punto, mentre il Nasdaq è cresciuto dell’1,51%. La Borsa americana era già reduce da due giorni di rialzi, in seguito proprio alla vittoria elettorale di Donald Trump.
“Non siamo su una strada predefinita. Decidiamo riunione per riunione” ha sottolineato il presidente della Fed Jerome Powell nella conferenza stampa che ha annunciato il taglio, sottolineando come il percorso di diminuzione dei tassi dipenda ancora da una progressiva riduzione del tasso di inflazione. A settembre il dato ha raggiunto il 2,4%, molto vicino all’obiettivo del 2% che buona parte degli economisti reputa ottimale per un Paese in crescita.
Scontro tra il presidente della Fed e Trump
Le domande dei giornalisti a Powell sono inevitabilmente ruotate attorno all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti a seguito delle elezioni del 5 novembre. Il futuro inquilino della Casa Bianca ha più volte attaccato Powell e la sua politica monetaria molto restrittiva, accusandolo di “aver fatto più danni all’economia degli Usa del presidente cinese Xi Jinping” in alcuni comizi.
Powell ha però seccamente risposto che, anche se il nuovo presidente degli Usa dovesse chiedergli di dimettersi, lui non lo farà. La Federal Reserve, come buona parte delle Banche centrali degli Stati democratici, è un ente per lo più indipendente dal Governo. Una volta che il nuovo presidente viene nominato, nemmeno un cambio di presidenza può imporgli di dimettersi prima della fine del proprio mandato.
Per Powell quella data è il 2026, alla fine del primo anno della presidenza Trump. La Cnn ha ipotizzato che la nuova amministrazione possa non fare particolari pressioni per evitare uno scontro con Powell e attendere semplicemente che il suo mandato scada. I possibili sostituti sono l’ex membro della Fed Kevin Warsh e l’ex capo economista di Trump Kevin Hassett.