Direttiva anti-greenwashing: l’Europarlamento rafforza il sistema dei controlli

La nuova direttiva approvata a Strasburgo dispone dei controlli preventivi sulla veridicità delle dichiarazioni ambientali delle imprese per combattere il falso "green"

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Redazione

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L’Europarlamento ha adottato la sua posizione in merito all’istituzione di un sistema di verifica e di pre-approvazione delle dichiarazioni ambientali delle imprese, per contrastare l’uso di annunci ingannevoli. La direttiva, adottata in prima lettura con 467 voti favorevoli, 65 contrari e 74 astensioni, integra una norma europea già vigore che vieta il greenwashing (ambientalismo di facciata).

Il contenuto della direttiva

La direttiva sulle dichiarazioni ecologiche (in inglese green claims) obbligherebbe le aziende a presentare prove a sostengo delle loro dichiarazioni di marketing ambientale prima di poter pubblicizzare i prodotti con definizioni quali “biodegradabili”, “meno inquinanti”, “a risparmio idrico” o “a base di materie prime biologiche”. I Paesi dell’UE sarebbero chiamati dunque ad identificare i responsabili di tali verifiche, per passare al vaglio l’uso di tali “claim” (affermazioni), proteggendo gli acquirenti da pubblicità infondata e ambigua.

Il Parlamento vuole che le dichiarazioni e le relative prove siano valutate entro 30 giorni, ma le dichiarazioni e i prodotti più semplici potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice. Le microimprese non sarebbero coperte dalle nuove norme e le PMI beneficerebbero di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi.

Compensazione e rimozione del carbonio

Le dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente su sistemi di compensazione del carbonio dovrebbero essere vietate. Le imprese potrebbero, tuttavia, menzionare le azioni di rimozione e compensazione delle emissioni di carbonio (in inglese offset) nei loro annunci, solo se hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzano tali sistemi solo per le emissioni residue. I crediti di carbonio dovranno essere certificati, come quelli stabiliti nell’ambito del quadro di certificazione per la rimozione del carbonio.

Il Parlamento ha inoltre proposto che le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose saranno permesse per il momento, e sarà la Commissione a valutare prossimamente se debbano essere vietate del tutto.

Le sanzioni

Le imprese che infrangeranno le regole potranno subire sanzioni, propongono i deputati, come l’esclusione temporanea dalle gare d’appalto pubbliche, la perdita dei propri ricavi e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo.

Oltre il 50% delle etichette green è “falso”

“Gli studi dimostrano che oltre il 50% delle dichiarazioni ambientali sono vaghe, fuorvianti o infondate“, ha ricordato il relatore Andrus Ansip (partito Renew, Estonia), ribadendo “non possiamo parlare di consumatori soddisfatti se ogni altra affermazione verde è falsa. Non possiamo parlare di parità di condizioni per i nostri imprenditori se alcuni attori di mercato stanno barando”.

“Credo che la direttiva adottata oggi sia equilibrata: porterà chiarezza ai nostri consumatori ed è meno onerosa per i professionisti rispetto alla valutazione caso per caso”, ha concluso l’europarlamentare.

L’altro relatore Cyrus Engerer (partito S&D, Malta) ha dichiarato “è giunto il momento di porre fine al greenwashing. La nostra posizione pone fine alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Faremo in modo che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte sostenibili. Tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro dichiarazioni siano verificate scientificamente.”