Elezioni Regno Unito, quali conseguenze per economia e mercati?

L'analisi a cura di Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, e Graham Ashby, Fund Manager, UK All Cap, Schroders

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Redazione

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Pubblicato: 28 Maggio 2024 15:11

Altro appuntamento caldo dell’anno sono, senza dubbio, le elezioni nel Regno Unito che si terranno il 4 luglio, come annunciato  dal primo ministro Rishi Sunak che ha ufficialmente dato il via alla corsa per la formazione del prossimo governo. Se i sondaggi saranno corretti, porteranno a un risultato difficile per l’attuale governo. Qual è la situazione dell’economia e dei mercati del Regno Unito in vista delle elezioni?

Regno Unito, al voto il 4 luglio

A questo interrogativo risponde Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders spiegando che ci sono, in particolare, “tre domande principali che ci si pone in merito alle prossime elezioni nel Regno Unito. La prima riguarda la tempistica. A prima vista sembra singolare, ma forse non così tanto se si considera un probabile rallentamento della crescita, dopo un primo trimestre sorprendentemente forte, in combinazione con un’inflazione più rigida del previsto. Un’inflazione più sostenuta sembrerebbe in grado di allontanare i tagli dei tassi d’interesse e con essi la prospettiva di una riduzione dei costi dei mutui nell’immediato futuro”

La decisione di indire le elezioni in estate “è un po’ sorprendente, dato che molti si aspettavano elezioni in autunno. Le elezioni in prossimità delle vacanze rischiano di far registrare una scarsa affluenza alle urne. Questa tempistica, inoltre, non si concilia con il messaggio dei conservatori secondo cui l’economia si sta rafforzando e l’inflazione è “tornata alla normalità”. Quest’ultimo dato implica che i tagli ai tassi d’interesse seguiranno a breve, il che dovrebbe sicuramente rafforzare il sostegno per il partito in carica.

Quali conseguenze per economia e mercati?

Sunak ha affermato che “l’economia sta crescendo più velocemente di quanto chiunque avesse previsto”, riferendosi alle stime di crescita del Pil del primo trimestre, sorprendentemente forti, che hanno segnato la fine della recessione nel Regno Unito. Sebbene il calo dell’inflazione sia stato consistente, è dovuto principalmente a una riduzione delle bollette energetiche domestiche e agli effetti base. L’inflazione CPI di aprile è stata infatti deludente, poiché le stime di consenso prevedevano un calo al 2,1%. Di conseguenza, le aspettative per il primo taglio dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra (BoE) si sono spostate da giugno a settembre, con un conseguente aumento dei costi dei mutui per coloro che effettueranno un rifinanziamento nel prossimo futuro. Inoltre, il nostro modello suggerisce che l’inflazione dovrebbe aumentare a partire da luglio, allontanandosi dall’obiettivo della BoE del 2%. Questo potrebbe mettere in discussione le affermazioni del governo secondo cui l’inflazione sarebbe tornata alla normalità.

Chi vincerà le elezioni?

La seconda domanda è: chi vincerà queste elezioni? I sondaggi vanno presi con le pinze ma, a campagna elettorale appena iniziata, il partito laburista all’opposizione ha un enorme vantaggio, apparentemente inattaccabile, di 21 punti percentuali sui conservatori, rimasto abbastanza costante.

Questo – prosegue l’esperta – “porta naturalmente alla terza domanda: cosa potrebbe significare un governo laburista per il Regno Unito? Al momento non ci sono molte informazioni concrete su cui lavorare. Alla luce di questo vantaggio nei sondaggi, il partito laburista non ha sentito la pressione di dover annunciare il proprio programma. Il discorso del Cancelliere ombra Rachel Reeves per la Mais Lecture del 19 marzo ha offerto alcuni spunti. Il messaggio di: “costruire la crescita su basi forti e sicure, con un governo attivo guidato da tre imperativi. In primo luogo, garantire la stabilità; in secondo luogo, stimolare gli investimenti attraverso una partnership con le imprese; in terzo luogo, riformare per sbloccare il contributo dei lavoratori e il potenziale non sfruttato in tutta la nostra economia”.

I possibili scenari

Il primo “imperativo” è una chiara frecciata all’instabilità politica dell’ultimo governo, in particolare dell’era Liz Truss. Il secondo imperativo sembra essere un ramoscello d’ulivo per le imprese, che hanno avuto buone ragioni per temere la passata leadership del Partito Laburista. Dimostrare che un governo laburista è in grado di lavorare con successo con le imprese è importante non solo per attrarre investimenti diretti esteri, ma anche per consolidare la sua reputazione agli occhi dei mercati finanziari. Infine, concentrarsi sulle riforme per aumentare la produttività e la prosperità è un’azione ovvia, anche se in questa fase le iniziative politiche sono molto scarse. C’era anche una sezione significativa su ciò che Reeves definisce “securonomics”, che sembra segnalare un approccio più ponderato al commercio internazionale e alla globalizzazione, il che potrebbe significare, in ultima analisi, politiche protezionistiche contro la Cina. In termini di politica fiscale, è evidente il desiderio di migliorare i servizi pubblici, il che comporterà senza dubbio un aumento degli investimenti pubblici. È probabile che le nuove regole fiscali escludano gli investimenti pubblici e si concentrino solo sulla spesa quotidiana, nota come “bilancio corrente”.

L’obiettivo “sarà probabilmente quello di equilibrare il bilancio corrente utilizzando le entrate fiscali, ma di consentire l’indebitamento per pagare i maggiori investimenti pubblici. Ciò al fine di ridurre il debito complessivo nel medio termine. Mentre i laburisti evitano di parlare di aumenti delle tasse, la campagna elettorale costringerà inevitabilmente il partito a offrire maggiori dettagli. È probabile che siano necessari alcuni aumenti delle tasse, cosa difficile visto il “fiscal drag” che si sta verificando come risultato del congelamento delle soglie dell’imposta sul reddito negli ultimi sette anni.

Trovare soluzioni per le sfide strutturali a lungo termine dell’economia britannica “sarà fondamentale per aumentare la crescita e il tenore di vita. Queste sfide includono l’invecchiamento demografico, l’adattamento al cambiamento climatico, un ambiente commerciale esterno più ostile e una scarsa crescita della produttività. Si spera che ciò significhi anche un miglioramento dei rendimenti per gli investitori, che da tempo evitano in larga misura i mercati pubblici del Regno Unito”, conclude l’esperta.

Azioni del Regno Unito

Quanto all’investimento azionario – spiega Graham Ashby, Gestore del Fondo, UK All Cap, Schroders – “comporta sempre dei rischi e il tentativo di prevedere i cambiamenti dei mercati è lungi dall’essere una scienza esatta, proprio come la politica. Detto questo, il sentiment nei confronti delle azioni britanniche è molto basso e ci chiediamo se un cambio di governo nel Regno Unito possa coincidere con un’inversione di tendenza del sentiment”.

Con un sentiment così basso nei confronti delle azioni britanniche, gli investitori contrarian “potrebbero sostenere che le cose possono solo migliorare. Il leggendario Warren Buffett una volta ha osservato che è saggio per gli investitori “essere timorosi quando gli altri sono avidi e avidi quando gli altri sono timorosi”.

E’ il momento di essere avidi?

“Certamente alcuni indicatori contrarian suggeriscono di sì. E un nuovo governo potrebbe migliorare alcune condizioni per le azioni britanniche. Basti pensare ai livelli molto bassi delle allocazioni azionarie nazionali dei fondi pensione, specialmente rispetto ad altri Paesi”, spiega Ashby sottolineando che “nessuno ha la sfera di cristallo per quanto riguarda i tempi esatti, ma è difficile che i fondi pensione domestici possano ridurre ulteriormente e in modo significativo la loro esposizione alle azioni del Regno Unito”.