La settimana dei mercati azionari su entrambe le sponde dell’Oceano è stata caratterizzata dall’attenzione al dato dell’inflazione statunitense, risultata migliore delle attese e, più in generale dalle banche centrali. Un dato che, unito all’aumento del tasso di disoccupazione, potrebbe dare ai policymaker una valida ragione per procedere con il tanto sospirato taglio dei tassi, anche se verosimilmente dovremo aspettare la riunione di settembre. “In uno scenario di soft landing, con tagli dei tassi graduali, inflazione e crescita economica più moderate, spiega Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel, c’è ancora un limitato margine di ribasso per i rendimenti dei Treasury nel corso del prossimo anno, mentre le prospettive per gli asset di rischio restano favorevoli e il dollaro dovrebbe indebolirsi”.
In chiusura di settimana è stata inaugurata la stagione delle trimestrali – prime le grandi banche USA – in attesa della quale i mercati sono apparsi più prudenti questa settimana, pur con spunti positivi sul fronte macroeconomico e monetario.
Lo scenario macroeconomico
L’appuntamento clou della settimana è stato dunque con l’inflazione americana che ha mostrato un rallentamento a sorpresa. La crescita dei prezzi a giugno si è attestata al 3%, in decelerazione rispetto al 3,3% registrato a maggio ed al di sotto delle stime di consensus, che indicavano una crescita del 3,1%. Su base mensile, i prezzi al consumo hanno riportato una variazione pari a -0,1%, a fronte del +0,1% stimato dagli analisti. Anche l’indice core, al netto di energia e alimentari, più osservato dalla Fed, ha segnato una crescita tendenziale più lenta pari al 3,3% rispetto al 3,4% precedente ed atteso.
Il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, in un’audizione al Congresso aveva sottolineato le minori pressioni sui prezzi dal mercato del lavoro.
In Europa, confermata dalle rilevazioni finali l’inflazione in Germania al 2,2% in giugno, mentre in Regno Unito, il dato del PIL è apparso più robusto delle attese segnando a maggio una crescita dello 0,4% e dell’1,9% su base annuale. “Questi dati cominciano a dimostrare che il Regno Unito sta iniziando un nuovo capitolo, allontanandosi dalla minaccia di una recessione prolungata paventata da molti all’inizio dell’anno per passare a un periodo di crescita sostenuta. I laburisti, saliti al potere con la promessa di fare della crescita un elemento centrale della “missione nazionale” del Governo, sperano che questa traiettoria ascendente continui e che l’introduzione di misure politiche, tra cui la riforma della pianificazione, contribuisca a risollevare ulteriormente l’economia”, spiega Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm.
Spread, valute e commodities
Crolla il dollaro dopo i dati sull’inflazione americana di giugno e, sulla sua scia, l’euro torna sopra la soglia psicologica di 1,09 dollari, ai massimi da oltre un mese a questa parte. A deprezzare il biglietto verde hanno contribuito le audizioni semestrali del presidente della Federal Reserve Jerome Powell al Congresso, fra martedì e mercoledì. La valuta ha iniziato a indebolirsi e poi ha segnato ulteriori cali dopo i dati sull’inflazione di giugno, calata più del previsto al 3%. Sviluppi a seguito dei quali i mercati hanno riorientato le loro aspettative, riflesse sui contratti futures, verso un taglio dei tassi di interesse al direttorio Fed (Fomc) del 17-18 settembre. La coppia valutaria GBP/USD è passata da 1,2870 a 1,2930. Il movimento più rilevante è stato quello del dollaro/yen sceso di quasi 2 punti percentuali passando da 161,50 a 158,45 sulla scia delle operazioni di vendita di grandi fondi che avevano tante posizioni long aperte sul cambio.
L’Oro si avvia a chiudere questa settimana in rialzo di oltre 2 punti percentuali a circa 2.350 dollari l’oncia. Il petrolio americano WTI chiude l’ottava in ribasso di oltre l’1% dopo essere sceso fino a 82,55 dollari al barile.
Andamento positivo per lo spread tra i BTP e i Bund. Sul secondario telematico Mts, lo spread con i Bund è in calo a 133 punti base rispetto ai 134 del closing della vigilia. Sul fronte americano il rendimento decennale dei T-bond è in rialzo al 4,204% dal 4,192% della vigilia. Il rendimento del titolo a tre mesi è in lieve calo al 5,341%.
La performance settimanale delle borse
La performance settimanale delle principali borse europee è positiva seppur senza grandi scossoni. Il Cac-40 di Parigi porta a casa un +0,37% dopo il rialzo superiore al 3%, dell’ottava precedente, Più marcato il guadagno di Milano, con l’indice FTSE MIB in vantaggio di oltre l’1,3%. Avanza il Dax di Francoforte +1,61%, seguito da Madrid +1,67%. Timida salita per Londra +0,14%.
Anche gli indici americani si avviano a chiudere la settimana in territorio positivo: il Nasdaq 100 guadagna l’1,30%, l’S&P 500 l’1,58% e il Dow Jones Industrial dell’1,9% che nella seduta di venerdì ha superato per la prima volta la soglia psicologica dei 40.000 punti.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
Fra i migliori titoli della settimana si segnala Prysmian, che guadagna più di 7 punti percentuali trovando un assist dagli analisti. Seguono a ruota Inwit, Buzzi e Snam in rialzo di oltre il 4%.
In coda al principale paniere FTSE MIB si colloca Amplifon che porta a casa una perdita del 6% dopo aver incassato giudizi cauti dagli analisti in attesa di conoscere i risultati del secondo trimestre dell’anno.