Banche minori in ritardo su incorporazione rischi climatici e ambientali

Lo rileva una indagine di Bankitalia condotta in parallelo a quella della BCE sugli Istituti maggiori: piani generalmente presenti ma lontani dall'attuazione

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Redazione

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Le banche minori e le società finanziarie non bancarie evidenziano un basso livello di allineamento alle aspettative della vigilanza in tema incorporazione dei rischi climatici ed ambientali e faticano a dare attuazione a gran parte dei progetti in tema di sostenibilità (ESG), anche se nutrono una crescente consapevolezza dell’importanza che la tematica riveste per la sostenibilità prospettica dei modelli di business.

E’ quanto emerge dall’analisi pubblicata dalla Banca d’Italia sui piani di azione sviluppati dalle banche minori (LSI – Less Significant Institutions) e dagli intermediari non bancari (Sim, Sgr, così via), in parallelo alla thematic review che la BCE ha condotto sulle banche significative.

Banche più piccole ancora in alto mare

Bankitalia ha partecipato all’indagine con 21 banche minori, che hanno trasmesso i loro piani d’azione entro la fine di marzo 2023. Ad esito dell’indagine, la Banca d’Italia ha pubblicato una comunicazione al sistema delle LSI e un report, inclusivo di un compendio di “buone prassi”, per riepilogare le principali evidenze dell’indagine.

Nonostante i progressi osservati nell’ultimo anno, le banche minori (LSI) continuano ad esprimere un livello complessivamente basso di allineamento alle Aspettative di Vigilanza in quanto l’attuazione della maggior parte delle progettualità sul tema ESG deve essere ancora avviata o si trova in una fase preliminare.

Il quadro si conferma comunque eterogeneo: un contenuto numero di banche sta proseguendo speditamente il percorso di allineamento, mentre altre hanno soltanto di recente avviato l’execution di alcuni progetti. I piani di azione presentano dunque un diverso grado di maturità e necessitano pertanto di essere meglio dettagliati in prosieguo con l’avanzamento della fase di esecuzione, specie con riferimento alle componenti con maggiore contenuto tecnico.

Il 2023 è generalmente rappresentato come un anno chiave della pianificazione, prevedendosi l’avvio del 70% delle iniziative; a fine anno la percentuale delle attività completate salirebbe dall’attuale 20% al 43%.

L’indagine condotta ha rilevato che la maggiore criticità per le banche minori riguarda la disponibilità di dati e di sistemi informativi evoluti per la loro gestione, che rendono limitati e poco organici gli approcci quantitativi alla misurazione e gestione dei rischi climatici.

Intermediari non bancari limitati da mappatura rischi

L’indagine tematica della banca d’Italia ha preso in considerazione anche 86 intermediari non bancari, in particolare 40 SGR, 10 SIM e 31 intermediari diversi quali Sicaf, Sicav, intermediari di pagamento e così via.

Dall’analisi dei piani d’azione è emerso che gli intermediari non bancari sono generalmente consapevoli della crescente rilevanza strategica ed operativa dei rischi climatici e ambientali per la sostenibilità del modello di business e la quasi totalità delle società ha pianificato per il prossimo triennio iniziative volte ad assicurare un graduale allineamento con le linee guida. Ma la maggioranza dei piani presenta margini di miglioramento.

La quasi totalità degli intermediari non ha fornito alcun tipo di informazione circa le risorse umane e gli investimenti finanziari necessari per la realizzazione del piano. Inoltre, è stato osservato che soltanto un numero limitato di società ha già avviato le attività descritte nei piani. La maggior parte delle iniziative incluse nei piani è stata già completata (31,8%) o sarà avviata entro il 2023 (31%), ma diverse azioni di adeguamento saranno realizzate non prima del 2025. Inoltre, per un numero non irrilevante di iniziative non è stata fornita alcuna indicazione sui tempi di realizzazione.

Dall’analisi dei piani è emerso che il sistema di gestione dei rischi è l’area che presenta maggiori ritardi. Si sono riscontrati ritardi nella mappatura degli eventi di rischio climatico e ambientale. In taluni casi l’attività di adeguamento delle basi dati si sostanzia meramente nella ricerca di un fornitore o nell’avvio di interlocuzioni con il provider già selezionato per valutare gli strumenti e i dati più utili da acquisire.