Ex-Ilva, stanziati 150 milioni per il salvataggio: ancora cassa integrazione per 1700 persone

Il Ministro Urso ha annunciato l'arrivo di un nuovo decreto per salvare l'Ex-Ilva, con risorse aggiuntive di 150 milioni di euro. I sindacati: "Bisogna accelerare i tempi"

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 4 Maggio 2024 08:58

Un’altra mossa destinata a rianimare le Acciaierie d’Italia: è stato annunciato un nuovo apporto di liquidità che dovrebbe ammontare a non meno di 150 milioni di euro. Questa somma, proveniente dalla gestione straordinaria di Ilva, si aggiungerà agli analoghi 150 milioni stanziati solo poche settimane fa. L’operazione, di cui il governo ha promesso una norma ad hoc la prossima settimana, mira a garantire una continuità operativa imprescindibile per il complesso siderurgico.

La novità principale riguarda l’avvio, nel primo semestre del 2025, della costruzione di due forni elettrici destinati a sostituire altrettanti altiforni. Questi nuovi impianti, previsti operativi entro il 2027, rappresentano una svolta tecnologica fondamentale per il complesso siderurgico.

Ilva, si prevede (si spera) un aumento della produzione entro il 2026

Le notizie sono state divulgate durante un incontro presso Palazzo Chigi, presieduto dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Al summit hanno partecipato rappresentanti sindacali di spicco, tra cui Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm, Ugl e Usb, insieme ai ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone, al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai commissari di Acciaierie d’Italia.

Giovanni Fiori, uno dei commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, ha riferito che attualmente lo stabilimento di Taranto opera a capacità ridotta, con solo l’altoforno 4 attivo, che rimarrà in funzione fino al 2030. Fonti sindacali confermano che gli altiforni 1 e 2 sono fermi per interventi di manutenzione.

Quest’ultima iniezione finanziaria, stimata in 150 milioni di euro, è fondamentale per mantenere l’attività ordinaria delle Acciaierie, in attesa del via libera della Commissione europea per un prestito ponte di 320 milioni. La presentazione del piano industriale, discussa durante la riunione, è un passo cruciale per ottenere tale approvazione.

Secondo le fonti sindacali, il piano industriale delineato prevede un notevole incremento della produzione fino a 6 milioni di tonnellate entro il 2026, mantenendo gli attuali altiforni alimentati a carbone. È stato anche annunciato che entro la prima metà del prossimo anno partirà la costruzione di due forni elettrici, previsti per diventare operativi nel 2027. Questi dovrebbero sostituire due altiforni e garantire una produzione di almeno 4 milioni di tonnellate, oltre a due milioni di tonnellate da altoforno.

La reazione dei sindacati

Le organizzazioni sindacali hanno espresso preoccupazione per il basso livello di produzione nello stabilimento di Taranto, dove è attivo solo l’altoforno 4 e ben 1.700 lavoratori si trovano in cassa integrazione. Parallelamente, il governo ha menzionato l’interesse di diversi gruppi industriali per l’acquisizione di Ilva, tra cui Arvedi in Italia, Steel Mont e Vulcan Green Steel in India, e Metinvest in Ucraina. A tal proposito, sono stati programmati sopralluoghi negli stabilimenti da parte dei potenziali acquirenti già nella seconda metà di maggio.

Per i sindacati, è essenziale accelerare i tempi per garantire il ritorno dei lavoratori in fabbrica. “Abbiamo lottato per un cambio di direzione nella governance della società, ora è urgente riportare i lavoratori in fabbrica”, ha dichiarato Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil, al termine dell’incontro. “Non possiamo più discutere di piani a lungo termine. Vogliamo vedere il piano del 2018, quello che abbiamo firmato. È passato troppo tempo. Devono essere eseguiti i necessari interventi di manutenzione e gli impianti devono ripartire in condizioni di sicurezza”.