Gli italiani stanno cambiando il loro modo di fare acquisti? I saldi estivi del 2024 sembrano rispondere a questa domanda. Secondo l’analisi di Federmoda, il consumismo sfrenato cede il passo a una maggiore consapevolezza: i consumatori cercano autenticità, sostenibilità e un legame più forte con il territorio. Ne emerge che i negozi locali, fin troppo trascurati nell’era digitale, stanno invece ritrovando una loro centralità locale grazie a un rinnovato desiderio di qualità e di relazioni con il territorio.
Acquisti: gli italiani stanno cambiando?
Stanno cambiando le abitudini dei consumatori italiani. Tra un eccesso di uso digitale durante la pandemia e un minor potere di acquisto, i consumatori sembrano mostrare un approccio più riflessivo e meno consumistico. L’analisi è emersa, in particolare, nel settore della moda dopo il periodo dei saldi estivi.
Il cambiamento si sta riflettendo non solo nelle preferenze di acquisto, ma anche nella scelta di dove fare shopping, anche in supporto a un numero sempre maggiore di negozi che chiudono. Inoltre la sostenibilità sembra essere diventata una priorità, con una crescente attenzione verso i materiali e i prodotti che rispettano l’ambiente e le comunità locali.
Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, ha osservato come il ruolo dei negozi locali stia riacquistando importanza. “Il ruolo del negozio locale sta riacquistando centralità. Non si tratta solo di un luogo di acquisto, ma di uno spazio di incontro, di scambio culturale e di supporto reciproco,” afferma Felloni.
La rinascita è legata non solo alla funzione economica dei negozi, ma anche al loro ruolo sociale e culturale, che li rende veri e propri custodi delle tradizioni locali.
Valore dei negozi di prossimità: i risultati dell’indagine
Lo conferma anche un’indagine condotta da Confcommercio in collaborazione con Swg, che ha rivelato quanto i cittadini italiani considerino preziosa la presenza di negozi di prossimità nei loro quartieri. Per l’88% degli intervistati, la presenza di esercizi commerciali è determinante nella scelta del quartiere in cui vivere, superando persino l’importanza di spazi verdi e servizi pubblici.
I negozi di prossimità non sono visti solo come luoghi di acquisto, ma come elementi fondamentali che rafforzano le comunità, aumentano il senso di sicurezza e contribuiscono a mantenere o incrementare il valore delle abitazioni fino al +26%.
La chiusura dei negozi (1 su 4 nelle periferie in 11 anni), percepita come una forma di “desertificazione commerciale”, suscita quindi preoccupazione tra gli italiani, soprattutto nelle città del Nord e nei centri urbani di medie dimensioni. I cittadini infatti temono che la scomparsa dei negozi possa portare a un aumento del degrado urbano, una riduzione della qualità della vita e un peggioramento della sicurezza. In effetti, secondo i dati raccolti dall’indagine, il 74% degli intervistati ritiene che la chiusura dei negozi influisca negativamente sulla qualità della vita e 1 italiano su 5 ha persino ipotizzato di cambiare abitazione se il fenomeno dovesse peggiorare.
L’indagine evidenzia anche che i negozi di prossimità sono considerati cruciali per il tessuto sociale:
- il 64% li vede come spazi che rafforzano l’appartenenza alla comunità
- il 57% li considera presidi di sicurezza
La desertificazione commerciale, in ogni caso, avanza, con il 46% degli intervistati che segnala una diminuzione dei negozi specializzati, come quelli di abbigliamento ed elettronica, nelle loro aree di residenza. Per questo i dati emersi dall’ultima stagione di saldi hanno un segno positivo.
La sostenibilità al centro: i dati del cambiamento
Il trend attuale dimostra che l’autenticità e la sostenibilità stanno prevalendo sull’acquisto sfrenato e spesso superficiale. I consumatori italiani, sempre più consapevoli dell‘impatto ambientale e sociale delle loro scelte, stanno orientando i loro acquisti verso prodotti che non solo soddisfano i loro bisogni estetici, ma che riflettono anche valori di rispetto per l’ambiente e per la comunità.
Una consapevolezza che si traduce in una crescente preferenza per i capi di abbigliamento realizzati con materiali sostenibili, per i prodotti artigianali e per quelli che supportano l’economia locale.
Al contrario del passato, dove i saldi erano sinonimo di “caccia all’affare” con i consumatori pronti ad accaparrarsi quanti più capi possibile, oggi si preferisce la formula “pochi ma buoni”.