Quanto ha incassato lo Stato con la rottamazione delle cartelle

L’ultima polemica tra Ernesto Ruffini (direttore dell’Agenzia dell’entrate) e il ministro Matteo Salvini ha riacceso lo scontro: i condoni servono davvero?

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Nella settimana in cui il ministro Carlo Nordio ha portato avanti un vero e proprio faccia a faccia con l’Associazione Nazionale Magistrati su alcuni punti cardine che costituiscono la sua riforma della Giustizia (che presto approderà in Parlamento, dopo aver ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri e la firma del Capo dello Stato), l’attuale vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini ha cercato di spostare l’attenzione sugli aspetti che riguardano più da vicino il programma economico e finanziario dell’esecutivo.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è tornato a parlare senza mezzi termini della cosiddetta “pace fiscale“, che al momento non trova riscontro in nessun atto legislativo deliberato dal governo, ma che rappresenta da sempre un punto imprescindibile per i militanti e gli eletti del suo gruppo. Un tema che, a differenza di altri, trova concordi tutti i partiti della maggioranza, che infatti – fin dalla campagna elettorale della scorsa estate – hanno voluto inserire questa dicitura nel programma presentato agli elettori.

Condoni e rottamazioni: Matteo Salvini rilancia la pace fiscale, scoppia la polemica con l’Agenzia delle entrate

Il leader del Carroccio, tramite una nota diffusa dal suo ufficio stampa, ha espresso chiaramente il suo pensiero in merito al rapporto tra lo Stato e i contribuenti italiani: “Un fisco equo ed amico è un obiettivo di tutto il centrodestra, tanto da essere citato al punto numero 4 delle proposte su cui siamo stati premiate alle urne. Dobbiamo agire con buonsenso, aiutando milioni di lavoratori che hanno dichiarato i propri redditi ma che non sono riusciti a pagare le tasse. Molti di loro, ad esempio, non sono tornati a lavorare e si sono ritrovati in difficoltà”.

La parte del discorso che ha provocato maggiori polemiche è stata quella in cui Salvini ha chiesto di “liberare milioni di italiani da troppo tempo ostaggio dell’Agenzia delle entrate” attraverso il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali e, per l’appunto, la pace fiscale. “In questo modo – conclude il messaggio del ministro – si consente anche allo Stato di incassare soldi che, altrimenti, non si riuscirebbero più ad ottenere“.

La rottamazione delle cartelle funziona per combattere l’evasione? Come sta andando quella del 2023

Un intervento che (c’era da aspettarselo) non ha fatto piacere ad Ernesto Maria Ruffini, da poco confermato direttore dell’ente. La sua risposta ha messo l’accento sul fatto che “combattere l’evasione fiscale non significa perseguitare i contribuenti, ma rappresenta un atto di giustizia”. Parole che hanno trovato consenso anche in alcune componenti del governo, con i ministri Paolo Zangrillo e Antonio Tajani (da qualche giorno nominato segretario reggente di Forza Italia) che si sono accordati alle sue frasi, aprendo di fatto una frattura con il collega leghista.

Ora però sorge spontanea una domanda: aldilà delle mosse future, quanto ha incassato l’erario pubblico dai precedenti condoni in materia fiscale? I numeri sono sotto gli occhi di tutti e si trovano proprio sul sito dell’Agenzia delle entrate. Partendo dall’ultima rottamazione delle cartelle (quella dell’anno in corso), si scopre come sia stata la più gettonata di sempre, con oltre 3 milioni di adesioni, che però rappresentano appena il 14% del totale complessivo dei debitori. E adesso, con le nuove prospettive delineate da Salvini, c’è da scommettere che in molti attenderanno di capire quali altri accorgimenti metterà in atto l’esecutivo prima di pagare le rate fissate con l’istituto di riscossione (la prima e la seconda sono in programma per i prossimi mesi di ottobre e novembre).

La pace fiscale è davvero possibile? Cosa dicono i numeri sul recupero dell’evasione in Italia

Andando a ritroso nel tempo, occorre fare un primo passo indietro e tornare al 2022, un anno record dal punto di vista del recupero dei crediti degli evasori. Come sottolineato dallo stesso Ruffini solamente poche settimane fa, la somma totale degli introiti statali provenienti dal valore sommerso nello scorso anno ha toccato la soglia dei 20 miliardi di euro. Un risultato che non si era mai raggiunto nel recente passato ma che – come sempre – deve fare i conti con il risvolto della medaglia. Negli stessi dodici mesi infatti, la somma stimata delle evasioni compiute (e non recuperate) sul nostro territorio nazionale si attesterebbe attorno ai 70 miliardi di euro.

Una parte delle perdite provenienti dai piccoli e medi risparmiatori era stata ripresa anche dalle due versioni precedenti del saldo e stralcio, ossia quelle varate nel 2018 e nel 2021. Ad essere aggrediti dall’erario erano stati i singoli crediti, prima quelli fino ad un valore di mille euro, poi sino alla soglia di 5mila euro. Con quelle operazioni erano stati cancellati circa 90 milioni di singoli atti, per un importo complessivo di 63,4 miliardi di euro. Eppure, anche in quel frangente, molte cartelle erano rimaste comunque in piedi, a conferma di quanto sia difficile mettere mano a questo ambito.

I dati dell’Agenzia delle entrate e il valore complessivo dell’evasione in Italia: la pace fiscale è davvero possibile?

Oggi, dunque, ci ritroviamo con una mole spaventosamente grande di soldi che il nostro Paese fatica a trovare, denari che però avrebbero il dovere di stare nelle casse pubbliche. Durante l’ultima seduta serale in Senato di lunedì 17 luglio, il funzionario Sergio Cristallo (comparso al posto di Ruffini, che ha dovuto rinunciare a presentarsi per motivi non noti) ha elencato alcuni dati che hanno fatto rizzare i capelli ai parlamentari presenti. Ad oggi sono circa 172 milioni e mezzo le cartelle esattoriali che aspettano di essere saldate da parte dei loro titolari (identificati in oltre 22 milioni e 800mila cittadini italiani), per un ammontare complessivo stratosferico che si aggira attorno ai 1.153 miliardi di euro.

Il problema è che lo stesso Cristallo ha specificato come solo il 10% di questa cifra – pari a 114 miliardi di euro – venga ritenuta recuperabile da parte dell’Agenzia delle entrate. L’ennesima dimostrazione di quanto sia grave e profondo il problema dell’evasione in Italia. La chiave di volta per risolvere questa intricata questione pare quanto mai lontana dall’essere individuata. Il rischio è che l’annuncio dell’ennesimo condono fiscale – in una fase in cui molte persone attendono di capire come muoversi in merito all’ultima rottamazione – possa sortire un effetto contrario anche rispetto alle intenzioni dello stesso Matteo Salvini.