La politica di tassi elevati della BCE sta avendo impatti devastanti sull’economia reale e mietendo vittime fra le imprese e le famiglie, che in molti casi non riescono più neanche a ripagare le rate del mutuo. L’ultimo rapporto Bankitalia sui prestiti è la cartina tornasole delle difficoltà in essere e preoccupano molto le associazioni delle imprese e dei consumatori, che auspicano un veloce cambio di passo da parte dell’Eurotower.
Prestiti ancora in caduta
Secondo l’ultimo rapporto Bankitalia, i prestiti al settore privato sono crollati del 3,2% ad ottobre dopo il -3,6 registrato il mese precedente. In particolare, i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,1% (-0,9 il mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 5,5% (-6,7% il mese precedente).
La stretta creditizia ha fatto reco ad un ulteriore aumento dei tassi d’interesse: i tassi comprensivi di spese accessorie (Taeg) sono saliti al 4,72% dal 4,65% di settembre. La quota di prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 35% (20% nel mese precedente). I tassi praticati sulle nuove erogazioni di credito al consumo si sono attestati al 10,46% (10,52% il mese precedente). I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono saliti al 5,46% (5,35% il mese precedente): quelli di importi fino a 1 milione di euro al 5,95% e quelli sui prestiti di importo superiore a tale soglia al 5,17%
L’allarme dei consumatori
Per l’Unione Nazionale Consumatori si tratta di un “record” e “bisogna arrivare al gennaio del 2009, in piena crisi, per trovare un Taeg maggiore”. “Considerando l’importo e la durata media di un mutuo – si sottolinea – un balzo dei tassi così consistente significa che la rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, cresce, rispetto a un anno fa, da 671 a 784 euro, con un rincaro pari a 113 euro al mese. Una stangata annua pari a 1.356 euro. Rispetto a due anni fa la rata passa da 571 a 784, con un incremento di 213 euro al mese, pari a 2.556 euro all’anno“.
Preoccupata anche Codacons, secondo cui gli aumenti delle rate mensili scattati negli ultimi due anni pesano fino a quasi +4.400 euro all’anno su chi ha acceso un mutuo a tasso variabile. “Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni” – spiega Codacons – “la rata mensile è salita complessivamente negli ultimi due anni tra i +270 e i +365 euro per effetto di tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea a partire dal 2022. Questo significa che una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile si ritrova a spendere oggi in media tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021”
La piaga dei mancati rimborsi delle rate
L’aumento del costo della rata sta avendo ripercussioni pesanti sulle famiglie e si calcola che quasi 200mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile non siano riuscite a rimborsare una o più rate nell’ultimo anno. E’ quanto emerge da una indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, secondo cui, considerando un finanziamento medio di 126mila euro in 25 anni, le rate sono cresciute fino al 65% da gennaio 2022 ad oggi, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro.
Le prossime mosse della Bce saranno quindi determinanti per migliaia di famiglie poiché la platea di italiani in difficoltà potrebbe crescere ulteriormente; sempre secondo l’indagine, tra chi ha un mutuo a tasso variabile, quasi 1 su 2 ha dichiarato che potrebbe avere seri problemi con i pagamenti se le rate rimarranno a lungo su questi livelli. Addirittura, più di 90mila famiglie di sicuro non riuscirebbero a rimborsare le rate.
Molte famiglie hanno comunque messo in atto strategie per ridurre l’impatto: il 21% ha dichiarato di aver rinegoziato le condizioni con la propria banca, mentre poco meno del 7% ha optato per una surroga. Non manca chi, per alleggerire il peso delle rate, ha deciso di estinguere parzialmente il mutuo (6,4%) e chi, invece, ha allungato la durata del finanziamento (4%). Non tutti però, sono riusciti a trovare una soluzione; il 27,9% dei mutuatari con un finanziamento variabile ha dichiarato di aver provato a rinegoziare le condizioni con la propria banca ma di non esserci riuscito, mentre quasi 1 su 4 (24,3%) ha provato a surrogare il mutuo senza successo.