Ponte sullo Stretto, l’annuncio di Salvini sui posti di lavoro

Il ministro delle Infrastrutture ha annunciato che il Ponte sullo Stretto porterà 100mila posti di lavoro. Come sarà, e quali criticità deve superare

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Salvini l’instancabile “apri-cantiere”. Il ministro delle Infrastrutture non va in vacanza e si adopera per assicurarci quella che senz’altro è la più grande opera italiana, tanto acclamata e mai vista. Almeno fino ad oggi. Il vicepremier, che sta “lavorando giorno e notte anche ad agosto per aprire cantieri”, ha annunciato alla Versiliana, fiero, che il Ponte sullo Stretto porterà 100mila posti di lavoro.

Da sempre Salvini sostiene che il Ponte sullo Stretto di Messina sarà “un ponte che permetterà alle infrastrutture, alle imprese e alle aziende e alla portualità italiana di avere uno sviluppo senza precedenti”, che si inserisce in un contesto di investimenti pari a 11 miliardi per il potenziamento ferroviario tra Palermo e Messina. “L’importante è che il mare unisca, come il ponte unirà” aveva dichiarato mesi fa al Summit nazionale dell’Economia del Mare Blue Forum di Gaeta.

Il leader leghista parlando oggi non risparmia una stoccata a chi difende ancora il Reddito di cittadinanza, che il governo Meloni ha avuto il coraggio di abolire, con tanto di nota che alimenta il dibattito attorno al salario minimo che sta infuocando l’estate italiana.

“Siamo al livello minimo di disoccupazione da 14 anni a questa parte, quindi conto che non ci siano salari minimi, ma stipendi buoni e lavori buoni per milioni di italiani. Il fatto che si andrà a esaurire il Reddito di cittadinanza per chi può lavorare sarà un aiuto” dice Salvini, che rassicura i critici del Ponte garantendo che “ovviamente bisogna combattere i contratti pirata”. “Ma più apro i cantieri e più ci sono salari dignitosi per i lavoratori italiani”.

Il capo delle Infrastrutture si dice “incuriosito” che Pd e 5S, che parlano di salario minimo, dicano no a opere pubbliche come il Ponte di Messina. “Un governo deve ascoltare: noi stiamo ascoltando tassisti, balneari, sindacati, ieri ho incontrato tutti i sindaci della Versilia. A differenza di altri governi che decidevano senza ascoltare nessuno. È giusto ascoltare. Poi, è chiaro che se Pd e M5S difendono il Reddito di cittadinanza, così com’è e non cambiano idea su nulla, noi abbiamo il dovere di tirare dritto”.

Rischio infiltrazioni mafiose per il Ponte

Insomma, nelle attese del ministro il Ponte creerà ben 100mila posti di lavoro. Nessuno spazio per le mafie, afferma limpido. Tanto da aver polemizzato a luglio con quanto pronunciato dal fondatore e presidente di Libera don Luigi Ciotti. Ciotti, con la sua Libera che combatte la mafia da sempre, è stato netto sul progetto: ha parlato di una “politica smemorata”, di “segnali che diventano inquietanti” in relazione a “pilastri” dell’antimafia che “oggi vengono messi fortemente in discussione”, spiegando che il Ponte “non unirà solo due coste, ma certamente due cosche (quella della Sicilia e della Calabria, ndr)”. Non a caso, il Ponte è già costato 300 milioni di euro.

“Vedo che in questo momento c’è in atto, con le dichiarazioni e anche con alcuni fatti, il depotenziamento di quei pilastri che sono stati creati nell’arco degli anni per avere maggiore forza al contrasto ai giochi criminali” aveva detto don Ciotti, riferendosi al reato di abuso dato d’ufficio “che viene impoverito, eliminato”, ma anche alle intercettazioni “che ne vengono penalizzate, anche se alcune piccole modifiche erano necessarie”, al concorso esterno in associazione mafiosa “che viene messo in discussione e c’è la volontà di eliminarlo”, al codice degli appalti “che invece di stringere per controllare questa marea di denaro che sta arrivando, si favorisce su tutti i subappalti”.

Salvini aveva replicato secco, bollando come una “vergogna” le frasi sentenziate con la consueta fermezza e consapevolezza da don Ciotti. Una “mancanza di rispetto nei confronti di milioni di persone perbene che meritano di lavorare e di studiare e di fare i pendolari, di andare a farsi curare come tutti gli altri” aveva replicato il ministro: “Mi fa schifo che qualcuno pensi che Sicilia e Calabria rappresentino le cosche”, anche perché poi “c’è qualcuno all’estero che dipinge l’Italia come mafia, pizza e mandolino”.

Perché i cittadini non vogliono il Ponte sullo Stretto

Eppure il malcontento per questa opera titanica è diffuso. Ieri a Messina sono scese in piazza migliaia di persone per manifestare contro la realizzazione di quest’opera che, dicono, “devasterà la città facendola diventare un enorme cantiere. Interi quartieri saranno sventrati e molti dovranno lasciare le proprie abitazioni”. Assicurano che continueremo le manifestazioni anche quando apriranno questi cantieri, forse a luglio 2024, “e non permetteremo a nessuno di devastare Messina. Ormai la maggior parte delle persone sono dalla nostra parte perché hanno capito quali disagi dovrebbe sopportare la città” attacca Gino Sturniolo, storico rappresentante delle Rete No Ponte.

“Il Ponte sullo Stretto – spiega Sturniolo – non è un modellino che verrà calato tra Sicilia e Calabria, ma un esercito di ruspe e camion che prenderanno possesso dei nostri territori e condizioneranno le vite di centinaia di migliaia di abitanti delle due sponde”.

“Molto strano inoltre – prosegue Sturniolo – che quando si parla di Ponte salta ogni tipo di regola, come quella per il tetto ai compensi dei manager, una vergogna in un momento dove si toglie il Reddito di cittadinanza e molte persone non riescono nemmeno a mangiare. Restiamo contro sempre per le stesse problematiche della sismicità del territorio, all’ambiente e ai disagi realizzativi, saremo vigili e ci batteremo affinché il governo desista dai suoi propositi”.

Niente tetto ai compensi per i manager

Quella del tetto ai compensi è stata una mossa fortemente voluta da Salvini e entrata nell’ultimo “decreto asset” del governo prima della pausa estiva. Nel testo approvato si è deciso lo stop al tetto sugli stipendi nella Società per il Ponte sullo Stretto, con una deroga – che ha fatto insorgere le opposizioni – alle norme del 2016 che fissano un limite di 240mila euro ai compensi annuali. Una norma fortemente voluta dal Mit targato Salvini, “per garantire il coinvolgimento dei migliori professionisti” sostiene lui.

Questa la logica di Palazzo Chigi, dunque: per permettere l’assunzione di tecnici dall’alta professionalità per il Ponte sullo Stretto si prevede una deroga al tetto dei compensi previsti per amministratori e dipendenti pubblici in linea con quanto già fatto per il Giubileo o Anas 2.0 , spiegando che la norma riguarda la necessità di reperire super esperti massimamente competenti, provenienti anche da aziende come Anas e da Rfi.Rete ferroviaria italiana, per le quali non è previsto il limite.

Salvini in conferenza stampa aveva precisato che “esclude” che la deroga al tetto dei compensi riguardi il Cda della società Ponte sullo Stretto. “Questo provvedimento è limitato ai dirigenti, architetti, ingegneri” che lavoreranno sul progetto. Abbiamo approvato delle misure che adeguano i compensi per coloro che ci lavoreranno ad altre società, penso alla società del Giubileo. Se dobbiamo prendere un ingegnere che adesso lavora in Anas o Rfi non può guadagnare meno. Non è destinato agli amministratori ma ai dirigenti. Quindi, zero polemiche, l’obiettivo è di coinvolgere anche giovani laureati”, ha sentenziato al termine del Consiglio dei ministri.

Come sarà il Ponte sullo Stretto

Ma come sarà il Ponte? Il progetto definitivo prevede 3.666 metri di lunghezza complessiva, 399 metri di altezza dei pilastri, 60,4 metri di larghezza. “Un’opera visionaria e avanguardista che deve essere valorizzata anche commercialmente e turisticamente oltre che a livello infrastrutturale” aveva acclamato Salvini. “Le navi ci passano sotto, lo garantisco”. Sono previste 6 corsie stradali, 6mila veicoli l’ora, 2 binari ferroviari, 200 treni al giorno.

Il bando dovrebbe essere pronto entro fine agosto, aveva annunciato il ministro durante l’incontro su progetti e grandi opere a Roma il 25 luglio scorso. “L’apertura del cantiere è prevista per l’anno prossimo, mentre la chiusura del cantiere nel 2032. La legge di bilancio del prossimo autunno sarà quella che stanzierà le cifre più importanti”.

Il costo massimo per il Ponte dovrebbe essere di 13,5 miliardi, che, aveva detto ancora Salvini, “ricordo è meno della metà di quello che fino a oggi sta costando il Reddito di cittadinanza, che non lascia traccia sul futuro del Paese”.

Riguardo alla sostenibilità dell’opera, Salvini ha evidenziato che “il Ponte toglierà 140mila tonnellate di CO2 emessa nell’aria. Quindi è una grande opera green”. E ancora: “Le aziende italiane sono all’avanguardia sulla sostenibilità” aveva sottolineato il ministro, specificando come la transizione ecologica abbia “bisogno dei suoi tempi” e che non bisogna accelerarla “a colpi di tasse”. “Io penso che alla fine di questi 5 anni l’Italia possa vivere una rivoluzione economica, infrastrutturale, culturale e sociale che forse dobbiamo tornare al secondo dopoguerra per avere uno sviluppo simile”.

Dimentichiamo per un momento la gaffe del ministro, che orgoglioso, in diretta su Facebook, ha mostrato la copertina di un Topolino del 1982 che raffigurava proprio il Ponte. Il numero 1401, uscito il 3 ottobre del 1982; un anno prima era nata la società Ponte sullo Stretto e si era svolto il primo sopralluogo per la fattibilità.

Si vede un’immagine del Ponte di Messina, sorretto da Paperon de’ Paperoni: “Celebrava i cantieri, i lavori per il Ponte sullo stretto. Sono passati 41 anni, non c’è traccia del Ponte, anche se i progetti agli italiani sono già costati dei quattrini. Però è un diritto alla continuità territoriale per milioni di siciliani, senza dover aspettare i traghetti. Vogliamo dare una risposta, dopo 50 anni di chiacchiere” spiega Salvini. Peccato che alla fine della storia il Ponte crollasse.