Consumatori: flop trimestre anti-inflazione. Ma Istat certifica frenata prezzi

L'inflazione a novembre registra un calo dello 0,5% su base mensile e un incremento dello 0,7% su base annua. L’inflazione acquisita per il 2023 si conferma a +5,7%

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Calo dello 0,5% su base mensile e incremento dello 0,7% su base annua (da +1,7% del mese precedente) per l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (al lordo dei tabacchi); dove la stima preliminare era del +0,8%. È quanto emerge dal Report Istat, relativo al mese di novembre 2023.

Gioca a favore calo energia

La decelerazione del tasso di inflazione – si legge nella nota Istat – si deve prevalentemente ai prezzi degli Energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -34,9%), e, in misura minore, al rallentamento degli Alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%). Questi effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,6%).

Frenano anche  prezzi alimentari e prodotti casa e persona

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici continuano a registrare un ulteriore calo (entrambe da +4,2%, registrato a ottobre, a +3,6%). Dopo essersi annullata a ottobre, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (-1,4%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre).

Si registrano ulteriori rallentamenti anche per i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,4%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,6%). La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,8%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3%), dei Servizi relativi ai trasporti e degli Energetici regolamentati (-0,7% entrambi); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+0,8%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,6% su base mensile e aumenta di 0,6% su base annua, in ulteriore decelerazione da +1,8% di ottobre (la stima preliminare era +0,7%). A novembre l’inflazione – commenta l’Istat – scende a 0,7%, tornando a livelli prossimi a quelli del febbraio 2021 (+0,6%).

Codacons: Bene frenata prezzi, ma calo dovuto a energia

“Il forte calo dell’inflazione a novembre è senza dubbio un buon segnale per l’economia nazionale, ma la frenata non si trasferisce totalmente sulle tasche dei consumatori, a causa dei ritmi di crescita ancora sostenuti per i listini di alimentari e carrello della spesa”. Lo afferma il Codacons, commentando i dati definitivi dell’Istat. “La forte riduzione dei prezzi dei beni energetici continua a influire sul tasso di inflazione, portandolo ai livelli più bassi degli ultimi due anni, senza contare che il confronto è con un novembre 2022 disastroso sul fronte del caro-prezzi “, spiega l’associazione consumatori. “La frenata dell’inflazione solo in parte si riflette in benefici reali per i consumatori, considerando che alimentari e carrello della spesa crescono ancora a ritmi sostenuti, rispettivamente +5,8% e +5,4% su base annua. Addirittura su base mensile i prezzi degli alimentari salgono a novembre dello 0,4% rispetto ad ottobre, mese in cui è partito il paniere salva-spesa varato dal governo e che, evidentemente, non sta producendo gli effetti sperati sul fronte del contenimento dei listini al dettaglio”, conclude il Codacons.
“I dati confermano il fallimento delle ricette messe in campo dal governo – dichiara il presidente Carlo Rienzi – Altro che prezzi controllati: il trimestre anti-inflazione non ha prodotto effetti tangibili e i consumatori ne pagano il prezzo a pochi giorni dal Natale”.

UNC: Istat conferma il flop Trimestre anti inflazione

“L’Istat conferma il flop del Trimestre anti inflazione. I prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche ossia dei beni più interessati dall’iniziativa del Governo, invece di scendere di prezzo salgono, +0,4% rispetto a ottobre. Alla faccia degli sconti annunciati!”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Per il resto la discesa su base annua è in gran parte un effetto ottico dovuto alla matematica e al fatto che a novembre del 2022 si era raggiunto il record dell’11,8%, un rialzo da primato che non si aveva dal marzo del 1984. Positivo, comunque, che su base congiunturale l’indice scenda dello 0,5%, anche se non certo per merito del Governo e del Carrello tricolore visto che i cali maggiori si registrano per le divisioni dei Servizi ricettivi e di ristorazione (-1,8%), dei Trasporti (-1,7%) e delle Comunicazioni (-1,5%)” conclude Dona.

Assoutenti: listini alimentari ancora troppo alti

Positivo per Assoutenti il deciso calo dell’inflazione registrato a novembre, ma preoccupa il rialzo della voce alimentari i cui prezzi crescono in un solo mese dello 0,4%, un trend che potrebbe incidere non poco sulle spese degli italiani legate a pranzi e cene di Natale.
“La forte riduzione dei costi dell’energia rispetto allo scorso anno contribuisce ad attenuare l’inflazione, ma per i generi primari come gli alimentari l’inflazione rimane ancora troppo alta e porta una famiglia con due figli a spendere in media oggi 474 euro in più su base annua solo per mangiare – spiega il presidente Gabriele Melluso – Preoccupa in particolare il rialzo dei prezzi dello 0,4% in un solo mese per il comparto alimentari, un campanello d’allarme in vista delle festività natalizie, perché il trend in salita potrebbe accentuarsi in occasione delle festività e aggravare la spesa dei consumatori per pranzi e cenoni delle feste. Proprio per sostenere le famiglie alle prese con gli acquisti di Natale e alleggerire le uscite economiche dei consumatori, chiediamo a gran voce a Governo e Regioni di anticipare i saldi di fine stagione”, conclude il presidente.